La mia tesi si intitola Dietro l'ordine delle parole: forme della ripetizione e dell'ossimoro nella scrittura narrativa di Primo Levi. In questo lavoro ho trattato il tema dello stile narrativo di Primo Levi, a partire dall'analisi testuale delle sue due opere di carattere testimoniale: Se questo è un uomo e La tregua. Nel primo capitolo ho analizzato i motivi della scrittura in Primo Levi e in particolare la sua urgenza di testimoniare un'esperienza tragica come quella del Lager. Scrittura come salvezza personale, con una funzione quasi terapeutica ma anche come dovere etico, morale, per dare voce a chi dal Lager non è tornato, per mantenerne vivo il ricordo. In questo senso la scrittura di Levi presenta dagli esordi alcuni caratteri che manterrà costanti nel corso di tutta la sua produzione letteraria: il classicismo da una parte (l'«italiano marmoreo buono per le lapidi») e la continua tensione verso un'ideale di chiarezza e trasparenza della lingua, il cui compito fondamentale è, prima di tutto, quello di comunicare un messaggio al lettore. Successivamente ho analizzato due figure stilistiche particolarmente rilevanti all'interno delle due opere leviane: la ripetizione, nelle sue varie forme, e l'ossimoro. La ripetizione leviana risponde a diverse esigenze: in primo luogo essa ha il compito di ordinare la materia del racconto, garantendo quell'ordine e quella precisione che l'autore considera elementi fondamentali della sua scrittura. Con l'uso della ripetizione, infatti, Levi può articolare e concatenare con chiarezza i successivi segmenti del discorso, mantenendo allo stesso tempo la struttura paratattica del discorso. In secondo luogo le varie figure della ripetizione, modificando il ritmo della narrazione, imprimono al racconto tonalità espressive particolari, sottolineando di volta in volta i momenti solenni ed epici, lirici, o drammatici. Infine, la ripetizione è strettamente legata al carattere di oralità delle due opere testimoniali di Levi; come in un discorso orale ripetere serve a ricordare, e a ricordare meglio, così anche nei due romanzi analizzati la continua iterazione degli elementi del discorso serve al lettore come continuo ripasso della memoria, un procedere ¿a gradini¿ che riprende ciò che già è stato detto. L'ossimoro, è un'altra figura stilistica molto presente, nella scrittura narrativa di Levi. Nelle due opere in questione ho analizzato le diverse forme in cui esso ricorre, da quelle più semplici, a struttura binaria, in cui vi è una contrapposizione di due termini antitetici, agli ossimori ternari, tipici di Primo Levi, in cui due elementi si correlano per sinonimia o affinità e il terzo di solito si oppone in maniera chiara ed evidente a uno dei due, ma in pratica sempre ad entrambi. Non tutti gli ossimori leviani si svolgono necessariamente attraverso moduli lineari: molto frequente è la tendenza di Levi a esplicitare e distendere l'ossimoro, attraverso forme di scioglimento e razionalizzazione svariatissime. In particolare, troviamo spesso ossimori tra i cui membri sono collocati legamenti che indicano correctio (ma, neppure, e, tuttavia, ecc.), o compresenza (ma/ed, insieme, ad un tempo, ecc.); particolarmente significativi sono, infine, gli ossimori che si sviluppano attraverso paragoni. L'importanza dell'ossimoro nella scrittura di Levi è sottolineata dal fatto che proprio attraverso questa figura stilistica Primo Levi descrive le esperienze fondamentali della sua vita, prima fra tutte quella del
Dietro l'ordine delle parole: forme della ripetizione e dell'ossimoro nella scrittura narrativa di Primo Levi.
GRASSO, FABIO
2011/2012
Abstract
La mia tesi si intitola Dietro l'ordine delle parole: forme della ripetizione e dell'ossimoro nella scrittura narrativa di Primo Levi. In questo lavoro ho trattato il tema dello stile narrativo di Primo Levi, a partire dall'analisi testuale delle sue due opere di carattere testimoniale: Se questo è un uomo e La tregua. Nel primo capitolo ho analizzato i motivi della scrittura in Primo Levi e in particolare la sua urgenza di testimoniare un'esperienza tragica come quella del Lager. Scrittura come salvezza personale, con una funzione quasi terapeutica ma anche come dovere etico, morale, per dare voce a chi dal Lager non è tornato, per mantenerne vivo il ricordo. In questo senso la scrittura di Levi presenta dagli esordi alcuni caratteri che manterrà costanti nel corso di tutta la sua produzione letteraria: il classicismo da una parte (l'«italiano marmoreo buono per le lapidi») e la continua tensione verso un'ideale di chiarezza e trasparenza della lingua, il cui compito fondamentale è, prima di tutto, quello di comunicare un messaggio al lettore. Successivamente ho analizzato due figure stilistiche particolarmente rilevanti all'interno delle due opere leviane: la ripetizione, nelle sue varie forme, e l'ossimoro. La ripetizione leviana risponde a diverse esigenze: in primo luogo essa ha il compito di ordinare la materia del racconto, garantendo quell'ordine e quella precisione che l'autore considera elementi fondamentali della sua scrittura. Con l'uso della ripetizione, infatti, Levi può articolare e concatenare con chiarezza i successivi segmenti del discorso, mantenendo allo stesso tempo la struttura paratattica del discorso. In secondo luogo le varie figure della ripetizione, modificando il ritmo della narrazione, imprimono al racconto tonalità espressive particolari, sottolineando di volta in volta i momenti solenni ed epici, lirici, o drammatici. Infine, la ripetizione è strettamente legata al carattere di oralità delle due opere testimoniali di Levi; come in un discorso orale ripetere serve a ricordare, e a ricordare meglio, così anche nei due romanzi analizzati la continua iterazione degli elementi del discorso serve al lettore come continuo ripasso della memoria, un procedere ¿a gradini¿ che riprende ciò che già è stato detto. L'ossimoro, è un'altra figura stilistica molto presente, nella scrittura narrativa di Levi. Nelle due opere in questione ho analizzato le diverse forme in cui esso ricorre, da quelle più semplici, a struttura binaria, in cui vi è una contrapposizione di due termini antitetici, agli ossimori ternari, tipici di Primo Levi, in cui due elementi si correlano per sinonimia o affinità e il terzo di solito si oppone in maniera chiara ed evidente a uno dei due, ma in pratica sempre ad entrambi. Non tutti gli ossimori leviani si svolgono necessariamente attraverso moduli lineari: molto frequente è la tendenza di Levi a esplicitare e distendere l'ossimoro, attraverso forme di scioglimento e razionalizzazione svariatissime. In particolare, troviamo spesso ossimori tra i cui membri sono collocati legamenti che indicano correctio (ma, neppure, e, tuttavia, ecc.), o compresenza (ma/ed, insieme, ad un tempo, ecc.); particolarmente significativi sono, infine, gli ossimori che si sviluppano attraverso paragoni. L'importanza dell'ossimoro nella scrittura di Levi è sottolineata dal fatto che proprio attraverso questa figura stilistica Primo Levi descrive le esperienze fondamentali della sua vita, prima fra tutte quella delFile | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/135307