In italia l'ipnosi è vista con un occhio di poco conto rispetto alla considerazione che invece gode in altri paesi, soprattutto anglofoni. La ragione di questo scetticismo può risiedere, tra le molte possibilità, anche in quelle che sono le radici culturali di un paese di recente unificazione che ancora stenta a riconoscere i confini della propria identità. Rivisitando rapidamente l'approccio di uno studio antropologico della cultura sotto l'ottica del passaggio da società orale a società scritta, si passa in rassegna il ventaglio dei pregiudizi di cui è investita l'ipnosi scientifica tenendo conto che ancora nel 1950 l'analfabetismo in italia fluttuava in una stima compresa tra l'80 e l'85% della popolazione. Ne consegue una riflessione in virtù di quella che può essere la considerazione di un'intellettualità forgiata da un fresco passaggio alla scrittura. Certo non si può dire che l'italiano non esistesse in forma scritta prima dell'unificazione italiana: non si può non considerare la letteratura esistente già dai Romani, ma è anche vero che l'analisi dell'organizzazione mentale rispecchia per analogia, i riscontri annotati da certi antropologi sulle sovrastrutture mentali di popolazioni ancora viventi in società orali. Questo, associato con l'ormai riconosciuto fenomeno dell'oralità di ritorno, dovuta all'utilizzo di modalità comunicative virtuali, riconduce il pensiero alla domanda fondamentale di quale sia la ragione di un così grande scetticismo rispetto all'ipnosi tale da ignorare dimostrazioni scientifiche e far permanere nella considerazione metafisica. La risposta ipotizzata è che vi sia un'esigenza atavica di fare dell'ipnosi e di ciò che essa rappresenta, un contenitore delle fobie collettive tale da esorcizzare gli spettri di una minaccia alla sopravvivenza di un'impostazione sociale, quella italiana, che mantiene un'organizzazione mentale ancora figlia delle sovrastrutture determinate da un'impostazione di stampo orale. In una raccolta di articoli tratti da La Stampa di Torino si tenta quindi di rivedere le parole dell'opinione pubblica alla luce di questa riflessione.

L'immagine dell'ipnosi nella stampa periodica

BURRUANO, CHRISTIAN
2014/2015

Abstract

In italia l'ipnosi è vista con un occhio di poco conto rispetto alla considerazione che invece gode in altri paesi, soprattutto anglofoni. La ragione di questo scetticismo può risiedere, tra le molte possibilità, anche in quelle che sono le radici culturali di un paese di recente unificazione che ancora stenta a riconoscere i confini della propria identità. Rivisitando rapidamente l'approccio di uno studio antropologico della cultura sotto l'ottica del passaggio da società orale a società scritta, si passa in rassegna il ventaglio dei pregiudizi di cui è investita l'ipnosi scientifica tenendo conto che ancora nel 1950 l'analfabetismo in italia fluttuava in una stima compresa tra l'80 e l'85% della popolazione. Ne consegue una riflessione in virtù di quella che può essere la considerazione di un'intellettualità forgiata da un fresco passaggio alla scrittura. Certo non si può dire che l'italiano non esistesse in forma scritta prima dell'unificazione italiana: non si può non considerare la letteratura esistente già dai Romani, ma è anche vero che l'analisi dell'organizzazione mentale rispecchia per analogia, i riscontri annotati da certi antropologi sulle sovrastrutture mentali di popolazioni ancora viventi in società orali. Questo, associato con l'ormai riconosciuto fenomeno dell'oralità di ritorno, dovuta all'utilizzo di modalità comunicative virtuali, riconduce il pensiero alla domanda fondamentale di quale sia la ragione di un così grande scetticismo rispetto all'ipnosi tale da ignorare dimostrazioni scientifiche e far permanere nella considerazione metafisica. La risposta ipotizzata è che vi sia un'esigenza atavica di fare dell'ipnosi e di ciò che essa rappresenta, un contenitore delle fobie collettive tale da esorcizzare gli spettri di una minaccia alla sopravvivenza di un'impostazione sociale, quella italiana, che mantiene un'organizzazione mentale ancora figlia delle sovrastrutture determinate da un'impostazione di stampo orale. In una raccolta di articoli tratti da La Stampa di Torino si tenta quindi di rivedere le parole dell'opinione pubblica alla luce di questa riflessione.
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