Peaches and nectarines are commonly stored in cold rooms to preserve fruit quality and to extend storage. However, storage at low temperature may cause alterations to the fruit known as chilling injury. The main symptoms of chilling injury in peach fruit are wooliness, internal browning and flesh bleeding. Chilling injury is triggered by a combination of storage temperature and storage period. The studies reviewed showed that the susceptibility to chilling injury is genetically influenced and vary greatly between peaches and nectarines. Objective of the report is to describe some techniques that can be adopted in post-harvest to prevent chilling injury during storage of these fruits. Since the sensitivity to cold damage is influenced by numerous factors, it's extremely difficult to define a strategy to limit the development of this physiological disorder. Moreover, the different response to treatment is strictly linked to the cultivar considered. For these reasons, there are various techniques that are used to prevent this physiological disorder. The techniques currently most used to try to control the woolliness of the fruit are intermittent warming and controlled delayed cooling, both strategies aimed at allowing some ethylene action. The conservation of peaches can be carried out under controlled atmosphere. The studies examined have shown that the concentration of carbon dioxide, suitable to contain the physiological disorder, is specific to the individual cultivar. In many cases, inhibitors of ethylene as the 1-methylcyclopropene (1-MCP) are used to extend the conservation of fruits. Treatment with 1-MCP provided contrasting results and high concentrations can lead to a high wooliness and high flesh bleeding. For cultivars in which the production of ethylene is insufficient is possible to operate by exposing the fruit to exogenous ethylene. Recent studies have demonstrated the possibility of using ultraviolet radiation to try to contain the chilling injury. Yet the result of treatment is not always positive as expected; in fact, excessive extended treatments may cause a reduction in the shelf-life of the product. Another technique used to reduce the chilling injury involves the use of methyl jasmonate, a natural plant regulator compound. It has been shown to be effective in reducing chilling injury, but the product is not currently registered in Italy. About selection methods finalized to prevent the introduction into the commercial chain of a injured product, it has been taken into consideration the time-resolved reflectance spectroscopy (TRS). Given the high degree of penetration into the pulp, this technique results effective for detecting the internal characteristics of the fruit and any defects. It's a non-destructive technique already successfully used for other fruits such as apples, pears, kiwi fruit, melon and for some vegetables. The use of the technique TRS, combined with an effective method for the containment of chilling injury during storage of the product, may lead to an improvement of the entire commercial chain of this fruit
Per prolungare il periodo di conservazione post-raccolta e per preservare le caratteristiche qualitative, pesche e nettarine vengono conservate in celle refrigerate. Tuttavia, lo stoccaggio a basse temperature può provocare delle alterazioni ai frutti note come danni da freddo. I danni da freddo sono rappresentati principalmente dalla pastosità, dall'imbrunimento del tessuto e dall'arrossamento della polpa del frutto. La loro comparsa è influenzata dalla temperatura e dalla durata del periodo di conservazione. Dagli studi esaminati è emerso che la sensibilità ai danni da freddo è determinata dal genotipo e presenta forti differenze tra pesche e nettarine. Obiettivo della relazione è quello di descrivere alcune tecniche, adottabili in post-raccolta, per prevenire i danni da freddo durante la conservazione di questi frutti. Dato che la sensibilità ai danni da freddo è influenzata da molteplici fattori, risulta estremamente difficile definire una strategia in grado di limitare l'insorgere di questa fisiopatia. Inoltre, la diversa risposta ai trattamenti è strettamente legata alla cultivar in esame. Per questi motivi, esistono varie tecniche che vengono impiegate per prevenire la fisiopatia. Tra queste, il riscaldamento intermittente e la conservazione ritardata del prodotto sono quelle che vengono maggiormente utilizzate per cercare di controllare la pastosità del frutto. La conservazione delle pesche può essere effettuata in atmosfera controllata; questa tecnica evidenzia come la concentrazione di anidride carbonica, adatta al contenimento della fisiopatia, sia specifica per le singole cultivar. In molti casi, per prolungare la conservazione dei frutti, si ricorre all'impiego di inibitori dell'etilene come l'1-metilciclopropene (1-MCP). Trattamenti alle pesche hanno fornito risultati contrastanti che indicano che l'uso dell'1-MCP non rappresenta un mezzo sicuro di controllo. Per le cultivar in cui la produzione di etilene risulta insufficiente è possibile intervenire esponendo i frutti ad etilene esogeno. Recenti studi hanno dimostrato la possibilità di utilizzare le radiazioni ultraviolette per cercare di contenere i danni da freddo. Non sempre il trattamento è risultato conveniente in quanto, in alcuni casi, trattamenti eccessivamente prolungati determinano una riduzione della shelf-life del prodotto. Un'altra tecnica utilizzabile per ridurre i danni da freddo prevede l'utilizzo dello jasmonato di metile, un fitormone naturale risultato in grado di ridurre con efficacia i danni da freddo, ma il prodotto non è attualmente registrato in Italia. Circa i metodi di selezione finalizzati ad evitare l'introduzione nella filiera commerciale di un prodotto colpito dalla fisiopatia, è stata presa in esame la spettroscopia di riflettanza risolta nel tempo (TRS). Visto l'alto grado di penetrazione nella polpa, questa tecnica risulta efficace per rilevare le caratteristiche interne dei frutti ed eventuali difetti. E' una tecnica non distruttiva già impiegata con successo su alcuni frutti quali mele, pere, kiwi e melone e su alcuni ortaggi. L'utilizzo della tecnica TRS, abbinata ad un'efficace metodo di contenimento dei danni da freddo durante la conservazione, potrebbe portare ad un miglioramento nell'intera filiera commerciale di questo prodotto frutticolo.
Gestione post-raccolta delle pesche per prevenire i danni da freddo durante la conservazione
CANDIAN, VALENTINA
2011/2012
Abstract
Per prolungare il periodo di conservazione post-raccolta e per preservare le caratteristiche qualitative, pesche e nettarine vengono conservate in celle refrigerate. Tuttavia, lo stoccaggio a basse temperature può provocare delle alterazioni ai frutti note come danni da freddo. I danni da freddo sono rappresentati principalmente dalla pastosità, dall'imbrunimento del tessuto e dall'arrossamento della polpa del frutto. La loro comparsa è influenzata dalla temperatura e dalla durata del periodo di conservazione. Dagli studi esaminati è emerso che la sensibilità ai danni da freddo è determinata dal genotipo e presenta forti differenze tra pesche e nettarine. Obiettivo della relazione è quello di descrivere alcune tecniche, adottabili in post-raccolta, per prevenire i danni da freddo durante la conservazione di questi frutti. Dato che la sensibilità ai danni da freddo è influenzata da molteplici fattori, risulta estremamente difficile definire una strategia in grado di limitare l'insorgere di questa fisiopatia. Inoltre, la diversa risposta ai trattamenti è strettamente legata alla cultivar in esame. Per questi motivi, esistono varie tecniche che vengono impiegate per prevenire la fisiopatia. Tra queste, il riscaldamento intermittente e la conservazione ritardata del prodotto sono quelle che vengono maggiormente utilizzate per cercare di controllare la pastosità del frutto. La conservazione delle pesche può essere effettuata in atmosfera controllata; questa tecnica evidenzia come la concentrazione di anidride carbonica, adatta al contenimento della fisiopatia, sia specifica per le singole cultivar. In molti casi, per prolungare la conservazione dei frutti, si ricorre all'impiego di inibitori dell'etilene come l'1-metilciclopropene (1-MCP). Trattamenti alle pesche hanno fornito risultati contrastanti che indicano che l'uso dell'1-MCP non rappresenta un mezzo sicuro di controllo. Per le cultivar in cui la produzione di etilene risulta insufficiente è possibile intervenire esponendo i frutti ad etilene esogeno. Recenti studi hanno dimostrato la possibilità di utilizzare le radiazioni ultraviolette per cercare di contenere i danni da freddo. Non sempre il trattamento è risultato conveniente in quanto, in alcuni casi, trattamenti eccessivamente prolungati determinano una riduzione della shelf-life del prodotto. Un'altra tecnica utilizzabile per ridurre i danni da freddo prevede l'utilizzo dello jasmonato di metile, un fitormone naturale risultato in grado di ridurre con efficacia i danni da freddo, ma il prodotto non è attualmente registrato in Italia. Circa i metodi di selezione finalizzati ad evitare l'introduzione nella filiera commerciale di un prodotto colpito dalla fisiopatia, è stata presa in esame la spettroscopia di riflettanza risolta nel tempo (TRS). Visto l'alto grado di penetrazione nella polpa, questa tecnica risulta efficace per rilevare le caratteristiche interne dei frutti ed eventuali difetti. E' una tecnica non distruttiva già impiegata con successo su alcuni frutti quali mele, pere, kiwi e melone e su alcuni ortaggi. L'utilizzo della tecnica TRS, abbinata ad un'efficace metodo di contenimento dei danni da freddo durante la conservazione, potrebbe portare ad un miglioramento nell'intera filiera commerciale di questo prodotto frutticolo.File | Dimensione | Formato | |
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