Il disegno può essere definito genericamente come la risultante di una serie di segni tracciati su di un supporto. Per secoli ha rappresentato il mezzo principale del fare arte, sia come supporto preparatorio sia autonomo, come veicolo primario di elaborazione e concretizzazione dell'idea dell'artista. Nell'ambito delle tendenze non figurative, il disegno diviene un interessante strumento d'indagine grazie al nuovo valore dato al segno, in particolare nel contesto astratto e concreto. Se per le tendenze figurative il segno traccia, o meglio contorna figure e forme rendendole corrispondenti a ciò che è oggettivamente visibile nella realtà, per l'arte astratta e concreta viene meno questa corrispondenza e il segno, non più semplice contorno, assume un nuovo ruolo all'interno dello spazio dell'opera. Tra gli anni Trenta e Sessanta, lo sviluppo dell'astrattismo e del concretismo in Italia fa emergere risultati interessanti proprio in questa direzione: si assiste a una progressiva riduzione della forma e alla liberazione del segno in quanto elemento già di per sé sufficiente ad assumere il concetto, l'idea che l'artista mette in opera. Osvaldo Licini, Atanasio Soldati, Lucio Fontana, Bruno Munari e Luigi Veronesi possono egregiamente svolgere un ruolo rappresentativo a dimostrazione di quanto il disegno astratto e concreto sposti l'attenzione dal semplice rappresentare, all'essere del segno come elemento visivo autonomo. Ognuno di questi artisti dimostra, attraverso le proprie opere grafiche, la potenzialità del segno di divenire immagine concreta, presentandosi essenzialmente come situazione spaziale e visiva.

Astratto, Concreto: il disegno italiano tra 1930 e 1960.

BARROCU, MARTINA
2013/2014

Abstract

Il disegno può essere definito genericamente come la risultante di una serie di segni tracciati su di un supporto. Per secoli ha rappresentato il mezzo principale del fare arte, sia come supporto preparatorio sia autonomo, come veicolo primario di elaborazione e concretizzazione dell'idea dell'artista. Nell'ambito delle tendenze non figurative, il disegno diviene un interessante strumento d'indagine grazie al nuovo valore dato al segno, in particolare nel contesto astratto e concreto. Se per le tendenze figurative il segno traccia, o meglio contorna figure e forme rendendole corrispondenti a ciò che è oggettivamente visibile nella realtà, per l'arte astratta e concreta viene meno questa corrispondenza e il segno, non più semplice contorno, assume un nuovo ruolo all'interno dello spazio dell'opera. Tra gli anni Trenta e Sessanta, lo sviluppo dell'astrattismo e del concretismo in Italia fa emergere risultati interessanti proprio in questa direzione: si assiste a una progressiva riduzione della forma e alla liberazione del segno in quanto elemento già di per sé sufficiente ad assumere il concetto, l'idea che l'artista mette in opera. Osvaldo Licini, Atanasio Soldati, Lucio Fontana, Bruno Munari e Luigi Veronesi possono egregiamente svolgere un ruolo rappresentativo a dimostrazione di quanto il disegno astratto e concreto sposti l'attenzione dal semplice rappresentare, all'essere del segno come elemento visivo autonomo. Ognuno di questi artisti dimostra, attraverso le proprie opere grafiche, la potenzialità del segno di divenire immagine concreta, presentandosi essenzialmente come situazione spaziale e visiva.
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