Il lavoro di tesi si articola in quattro parti. Nella prima si affronta la questione che concerne la definizione del termine jihad attraverso il confronto di diversi dizionari di lingua italiana, dal quale emerge come definizione comune ‘guerra santa combattuta contro gli infedeli’. Enunciazione grezza e banale, trattandosi di un termine che esprime una molteplicità di significati, come appare dallo studio della definizione del termine contenuta nel Corano e nella Sunna. All’interno delle fonti del diritto islamico, infatti, viene resa nota la differenza che intercorre tra grande e piccolo jihad, e viene sottolineato che l’idea di jihad che deve prevalere è quella di un impegno, uno sforzo, una lotta interiore e spirituale volto al raggiungimento del compiacimento di Dio. A seguire, si sviluppa un discorso sul ruolo di responsabilità svolto dai media, in maniera specifica dai quotidiani online, in quanto sono di particolare rilievo le funzioni svolte delle notizie nella strutturazione e nella formazione delle nostre conoscenze, delle opinioni e degli atteggiamenti che si riflettono poi sulla realtà sociale. Si tratta di uno studio dal quale emerge che l’idea minacciosa del jihad è il frutto di rappresentazioni stereotipate dell’Islam che vengono riportate dai quotidiani, all’interno dei quali viene diffusa un’immagine del mondo musulmano composto da un insieme omogeneo di persone caratterizzate specialmente da gesti irrazionali ed espressioni di rabbia. Ciò, porta ad eliminare la complessa natura dell’identità araba e ad associare il jihad ad un’azione estremamente violenta. Con il terzo capitolo, si entra a pieno titolo nell’osservazione di come il concetto di jihad venga elaborato dalla stampa italiana , per determinare se tali rappresentazioni influenzano i lettori, ed eventualmente in che modo. Per analizzare quali discorsi vengono associati a jihad, come ne influenzano la comprensione e quali costruzioni linguistiche possono essere considerate rilevanti per questo tipo di rappresentazione, sono state esaminate cinque testate giornalistiche nella loro versione online: ‘La Repubblica’, ‘La Stampa’, ‘Il Giornale’, ‘Libero Quotidiano’, ‘Corriere Della Sera’, nel periodo che va da febbraio 2020 a febbraio 2022. Prendendo in considerazione, e studiando, gli articoli in cui compare la parola jihad, si nota che l’uso di questo termine arriva mediato da tre tipi di discorso: discorso sull’Islam, discorso sul terrorismo, e discorso sull’immigrazione. Nel corpus, l’argomento che viene trattato con maggiore frequenza è il terrorismo, in particolare ciò che interessa direttamente il territorio italiano. Gli altri temi legati all’uso di jihad riguardano l’immigrazione e la politica, ma in questi ultimi casi l’uso di jihad compare spesso solo nel titolo e non è centrale né direttamente pertinente ai fatti trattati. Lo scopo per cui viene utilizzato tale termine consiste nel tentativo di scatenare un sentimento forte nel lettore, come la paura, rispetto a delle conseguenze sfavorevoli. Successivamente è stata condotta un’analisi dei commenti lasciati dai fruitori degli articoli che compongono il corpus, i quali sono poi stati ricondotti ad alcune delle categorie che definiscono gli aspetti che possono sfociare nell’islamofobia, tema affrontato nell’ultimo capitolo.
COME L'UTILIZZO IMPROPRIO DEL TERMINE JIHAD DA PARTE DEI GIORNALI PUO' IFLUENZARE L'OPINIONE PUBBLICA E SFOCIARE IN ISLAMOFOBIA
CAT GENOVA, LINDA
2021/2022
Abstract
Il lavoro di tesi si articola in quattro parti. Nella prima si affronta la questione che concerne la definizione del termine jihad attraverso il confronto di diversi dizionari di lingua italiana, dal quale emerge come definizione comune ‘guerra santa combattuta contro gli infedeli’. Enunciazione grezza e banale, trattandosi di un termine che esprime una molteplicità di significati, come appare dallo studio della definizione del termine contenuta nel Corano e nella Sunna. All’interno delle fonti del diritto islamico, infatti, viene resa nota la differenza che intercorre tra grande e piccolo jihad, e viene sottolineato che l’idea di jihad che deve prevalere è quella di un impegno, uno sforzo, una lotta interiore e spirituale volto al raggiungimento del compiacimento di Dio. A seguire, si sviluppa un discorso sul ruolo di responsabilità svolto dai media, in maniera specifica dai quotidiani online, in quanto sono di particolare rilievo le funzioni svolte delle notizie nella strutturazione e nella formazione delle nostre conoscenze, delle opinioni e degli atteggiamenti che si riflettono poi sulla realtà sociale. Si tratta di uno studio dal quale emerge che l’idea minacciosa del jihad è il frutto di rappresentazioni stereotipate dell’Islam che vengono riportate dai quotidiani, all’interno dei quali viene diffusa un’immagine del mondo musulmano composto da un insieme omogeneo di persone caratterizzate specialmente da gesti irrazionali ed espressioni di rabbia. Ciò, porta ad eliminare la complessa natura dell’identità araba e ad associare il jihad ad un’azione estremamente violenta. Con il terzo capitolo, si entra a pieno titolo nell’osservazione di come il concetto di jihad venga elaborato dalla stampa italiana , per determinare se tali rappresentazioni influenzano i lettori, ed eventualmente in che modo. Per analizzare quali discorsi vengono associati a jihad, come ne influenzano la comprensione e quali costruzioni linguistiche possono essere considerate rilevanti per questo tipo di rappresentazione, sono state esaminate cinque testate giornalistiche nella loro versione online: ‘La Repubblica’, ‘La Stampa’, ‘Il Giornale’, ‘Libero Quotidiano’, ‘Corriere Della Sera’, nel periodo che va da febbraio 2020 a febbraio 2022. Prendendo in considerazione, e studiando, gli articoli in cui compare la parola jihad, si nota che l’uso di questo termine arriva mediato da tre tipi di discorso: discorso sull’Islam, discorso sul terrorismo, e discorso sull’immigrazione. Nel corpus, l’argomento che viene trattato con maggiore frequenza è il terrorismo, in particolare ciò che interessa direttamente il territorio italiano. Gli altri temi legati all’uso di jihad riguardano l’immigrazione e la politica, ma in questi ultimi casi l’uso di jihad compare spesso solo nel titolo e non è centrale né direttamente pertinente ai fatti trattati. Lo scopo per cui viene utilizzato tale termine consiste nel tentativo di scatenare un sentimento forte nel lettore, come la paura, rispetto a delle conseguenze sfavorevoli. Successivamente è stata condotta un’analisi dei commenti lasciati dai fruitori degli articoli che compongono il corpus, i quali sono poi stati ricondotti ad alcune delle categorie che definiscono gli aspetti che possono sfociare nell’islamofobia, tema affrontato nell’ultimo capitolo.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/134549