The objective of this work is to analyse the issue of liberty in Thomas Hobbes' philosophy, starting from how it is treated in the Leviathan, then moving on to Liberty and necessity and concluding with De Cive. In the Leviathan hobbes exposes characteristics of human nature which, with its passions and inclinations, are indispensable to understand his notion of liberty. To this purpose he claims man is unable to decide freely whether to act and when to act, because the perception man has on his ability to deliberate and to be free is merely an illusion. Even though men are unaware of the causes which truly determine one's will, 'deliberation' is only an apparent concept because it is, in fact, only the result of a struggle between differing passions, which ends ultimately with the prevalence of one of them over all the rest. The only possible liberty, according to Hobbes, is the liberty to act externally, when one's will is not impeded by external causes: liberty is nothing but the absence of external obstacles to motion. For Hobbes, therefore, talking about liberty means enunciating an absurd, contradictory proposition. Successively, in the second part, the debate between Hobbes and Bishop J. Bramhall on the problem of man's will has, deliberation, and free will has been analysed, letting the strong opposition between the two emerge. Opposing to Bramhall, the English philosopher denies all forms of free will: every desire, every inclination, every human action dervies from a necessitating cause which ultimately springs from God, and nothing depends on a human's will. Lastly, analysing the De Cive, the concept of 'political liberty' in Hobbes has been illustrated. The starting point is Hobbes position related to the concept of state of nature and of civil state, to allow the different level of liberty present in both those states to emerge. Whereas in the state of nature there is absolute liberty, without any sort of limitation, which then brings to conflict amongst individuals, in a civil society, founded upon a pact and characterised by the presence of a sovereign power which promulgates laws valid for everyone, liberty is strongly limited and human actions are controlled and regulated in order to guarantee peace and prosperity for all individuals. From these works' analysis, T. Hobbes' pessimism in regards to the issue of liberty has emerged. Liberty is the cause of man's evil, it pushes individuals towards conflict and does not allow a life characterised by peace and well-being. It is therefore necessary, according to Hobbes, to deprive men of absolute freedom through the constitution of a civil society able to regulate human action, and to limit individual liberty. Especially due to this pessimistic outtake on liberty, the English philosopher denies the existence of free will, and only recognises a determination in human actions, and considers man's action the product of divine, and not human, will.
Obiettivo di questo lavoro è di analizzare il problema della libertà nella filosofia di Thomas Hobbes, partendo dalla trattazione del Leviatano, per poi passare a Libertà e necessità e infine al De Cive. Nel Leviatano Hobbes espone quelle caratteristiche della natura umana, con le sue passioni ed inclinazioni, che sono indispensabili per comprendere la sua nozione di libertà. A tal proposito egli sostiene che l'uomo non è in grado di decidere liberamente se e quando agire, poiché la percezione che l'uomo ha di poter deliberare e di essere libero è solamente un'illusione. Anche se gli uomini non riconoscono le cause che muovono realmente la volontà, la «deliberazione» è soltanto un concetto apparente poiché, in realtà, è il risultato della lotta tra passioni diverse, che si conclude con la prevalenza di una di esse su tutte le altre. L'unica libertà possibile, secondo Hobbes, è la libertà di agire esternamente, quando la volontà non è impedita da cause esterne: la libertà è solo assenza di impedimenti esterni al moto. Per Hobbes, dunque, parlare di libertà significa enunciare una proposizione assurda, cioè contraddittoria. Successivamente, nella seconda parte, è stato analizzato il dibattito tra Hobbes e il vescovo J. Bramhall sul problema della volontà, della deliberazione, del libero arbitrio, facendo emergere la forte opposizione tra i due. A differenza di Bramhall, il filosofo inglese nega ogni forma di libero arbitrio: ogni desiderio, ogni inclinazione, ogni azione umana procede da una causa necessitante che in ultima istanza risale a Dio e nulla dipende dalla volontà umana. Infine, analizzando il De Cive, è stato illustrato il concetto di «libertà politica» in Hobbes. Il punto di partenza è la posizione di Hobbes relativa al concetto di stato di natura e di stato civile, per far emergere il diverso livello di libertà presente in ognuno dei due stati. Mentre nello stato di natura vi è una libertà assoluta, priva di ogni tipo di limitazione che porta al conflitto tra gli individui, nella società civile, fondata su un patto e caratterizzata dalla presenza di un potere sovrano che promulga leggi valide per tutti, la libertà viene fortemente limitata e l'agire umano viene controllato e regolato in modo da garantire la pace e la prosperità per tutti gli individui. Dall'analisi di queste opere è emerso chiaramente il forte pessimismo di T. Hobbes nei confronti del problema della libertà. La libertà è la causa del male nell'uomo, spinge gli individui al conflitto e non consente una vita caratterizzata dalla pace e dal benessere. E' dunque necessario, secondo Hobbes, privare gli uomini della libertà assoluta attraverso la costituzione di una società civile in grado di regolare l'agire umano e di limitare la libertà individuale. Proprio a causa di questa concezione pessimistica della libertà, il filosofo inglese nega l'esistenza del libero arbitrio, riconosce unicamente una determinazione nelle azioni umane, e considera l'agire umano il frutto della volontà divina e non di quella umana.
Il problema della libertà nella filosofia di Thomas Hobbes
BERTACCINI, GIULIA
2012/2013
Abstract
Obiettivo di questo lavoro è di analizzare il problema della libertà nella filosofia di Thomas Hobbes, partendo dalla trattazione del Leviatano, per poi passare a Libertà e necessità e infine al De Cive. Nel Leviatano Hobbes espone quelle caratteristiche della natura umana, con le sue passioni ed inclinazioni, che sono indispensabili per comprendere la sua nozione di libertà. A tal proposito egli sostiene che l'uomo non è in grado di decidere liberamente se e quando agire, poiché la percezione che l'uomo ha di poter deliberare e di essere libero è solamente un'illusione. Anche se gli uomini non riconoscono le cause che muovono realmente la volontà, la «deliberazione» è soltanto un concetto apparente poiché, in realtà, è il risultato della lotta tra passioni diverse, che si conclude con la prevalenza di una di esse su tutte le altre. L'unica libertà possibile, secondo Hobbes, è la libertà di agire esternamente, quando la volontà non è impedita da cause esterne: la libertà è solo assenza di impedimenti esterni al moto. Per Hobbes, dunque, parlare di libertà significa enunciare una proposizione assurda, cioè contraddittoria. Successivamente, nella seconda parte, è stato analizzato il dibattito tra Hobbes e il vescovo J. Bramhall sul problema della volontà, della deliberazione, del libero arbitrio, facendo emergere la forte opposizione tra i due. A differenza di Bramhall, il filosofo inglese nega ogni forma di libero arbitrio: ogni desiderio, ogni inclinazione, ogni azione umana procede da una causa necessitante che in ultima istanza risale a Dio e nulla dipende dalla volontà umana. Infine, analizzando il De Cive, è stato illustrato il concetto di «libertà politica» in Hobbes. Il punto di partenza è la posizione di Hobbes relativa al concetto di stato di natura e di stato civile, per far emergere il diverso livello di libertà presente in ognuno dei due stati. Mentre nello stato di natura vi è una libertà assoluta, priva di ogni tipo di limitazione che porta al conflitto tra gli individui, nella società civile, fondata su un patto e caratterizzata dalla presenza di un potere sovrano che promulga leggi valide per tutti, la libertà viene fortemente limitata e l'agire umano viene controllato e regolato in modo da garantire la pace e la prosperità per tutti gli individui. Dall'analisi di queste opere è emerso chiaramente il forte pessimismo di T. Hobbes nei confronti del problema della libertà. La libertà è la causa del male nell'uomo, spinge gli individui al conflitto e non consente una vita caratterizzata dalla pace e dal benessere. E' dunque necessario, secondo Hobbes, privare gli uomini della libertà assoluta attraverso la costituzione di una società civile in grado di regolare l'agire umano e di limitare la libertà individuale. Proprio a causa di questa concezione pessimistica della libertà, il filosofo inglese nega l'esistenza del libero arbitrio, riconosce unicamente una determinazione nelle azioni umane, e considera l'agire umano il frutto della volontà divina e non di quella umana.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
732389_tesi(1).pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
380.38 kB
Formato
Adobe PDF
|
380.38 kB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/134403