Narciso che, contemplando la sua immagine riflessa in uno specchio d'acqua, cade vittima di un amore impossibile e disperato, fino a morirne e a tramutarsi in un fiore, è tra i miti classici più conosciuti e maggiormente diffusi nella cultura contemporanea. Sottoposto a molteplici letture ed interpretazioni di taglio letterario, filosofico e psicologico, il mito di Narciso si impone alla coscienza moderna come portatore di riflessioni di ampio tipo, una tra queste, il rapporto tra il Sé e l'Altro. Nel lavoro in questione si cerca di delineare l'utilizzo che ha fatto la Psicoanalisi di questo celebre mito, da più punti di vista. Come il mito di Edipo, esso ha ottenuto particolari attenzioni da parte degli psicoanalisti; primo fra tutti, Freud se ne serve per meglio illustrare quei caratteri di auto-investimento libidico propri della sindrome del Narcisismo, che porterebbero il soggetto a ripiegare su se stesso, chiudendosi ad ogni contatto con il mondo esterno. La lettura freudiana, tuttavia, non sarebbe l'unica degna di nota nel panorama psicoanalitico. Joyce McDougall nel reiterato atto contemplativo del fanciullo rintraccia la ricerca di uno sguardo in grado di restituire a Narciso la conferma della sua esistenza e del suo valore come soggetto, funzione primaria riconosciuta allo sguardo materno. Nella cultura occidentale, Narciso è poi lo specchio di una condizione umana votata all'incomunicabilità e alla distanza emotiva. Il mito permette di svolgere un percorso di conoscenza all'interno di un aspetto tipico dell'era moderna, la paura che la persona ha di incontrare l'Altro. Così, in quello che ad uno sguardo ingenuo potrebbe sembrare un semplice racconto dell'antichità prendono corpo e consistenza visiva riflessioni di carattere esistenziale, in grado di accrescere l'efficacia comunicativa e il fascino intrinseco del mito.
Riflessi di uno specchio. Il mito di Narciso alla luce delle fonti antiche e della Psicologia moderna.
DELL'ERTOLE, MARIA ELISA
2011/2012
Abstract
Narciso che, contemplando la sua immagine riflessa in uno specchio d'acqua, cade vittima di un amore impossibile e disperato, fino a morirne e a tramutarsi in un fiore, è tra i miti classici più conosciuti e maggiormente diffusi nella cultura contemporanea. Sottoposto a molteplici letture ed interpretazioni di taglio letterario, filosofico e psicologico, il mito di Narciso si impone alla coscienza moderna come portatore di riflessioni di ampio tipo, una tra queste, il rapporto tra il Sé e l'Altro. Nel lavoro in questione si cerca di delineare l'utilizzo che ha fatto la Psicoanalisi di questo celebre mito, da più punti di vista. Come il mito di Edipo, esso ha ottenuto particolari attenzioni da parte degli psicoanalisti; primo fra tutti, Freud se ne serve per meglio illustrare quei caratteri di auto-investimento libidico propri della sindrome del Narcisismo, che porterebbero il soggetto a ripiegare su se stesso, chiudendosi ad ogni contatto con il mondo esterno. La lettura freudiana, tuttavia, non sarebbe l'unica degna di nota nel panorama psicoanalitico. Joyce McDougall nel reiterato atto contemplativo del fanciullo rintraccia la ricerca di uno sguardo in grado di restituire a Narciso la conferma della sua esistenza e del suo valore come soggetto, funzione primaria riconosciuta allo sguardo materno. Nella cultura occidentale, Narciso è poi lo specchio di una condizione umana votata all'incomunicabilità e alla distanza emotiva. Il mito permette di svolgere un percorso di conoscenza all'interno di un aspetto tipico dell'era moderna, la paura che la persona ha di incontrare l'Altro. Così, in quello che ad uno sguardo ingenuo potrebbe sembrare un semplice racconto dell'antichità prendono corpo e consistenza visiva riflessioni di carattere esistenziale, in grado di accrescere l'efficacia comunicativa e il fascino intrinseco del mito.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/133825