Il presente lavoro intende analizzare la specifica funzione delle figure femminili nell'opera narrativa e drammaturgica di Massimo Bontempelli, prendendo in considerazione tre periodi diversi: la fase decostruttiva degli anni Venti, le sperimentazioni del realismo magico in riferimento al triennio 1926-1929, ed infine l'ultima stagione dei grandi miti a cavallo fra gli anni Trenta e Quaranta. Il primo capitolo prende in considerazione quattro opere che si propongono come pars destuens della produzione bontempelliana, essendo unite dalla volontà decostruttiva e ironica dell'autore che si abbatte sui moduli della narrativa e della drammaturgia ottocentesca, o meglio della sua degradazione stereotipata. In nome di un'esigenza di rinnovamento che trova il suo punto di riferimento nella radicale trasformazione della società post-bellica, Bontempelli attua una vera e propria demistificazione dell'immaginario letterario borghese e romantico, che trova la sua realizzazione nel romanzo La vita intensa. La produzione narrativa e drammaturgica della prima metà degli anni Venti si propone in chiave demistificante, ma lascia al lettore la suggestione di un modalità letteraria completamente nuova che andrà sotto il nome di realismo magico. Le figure femminili offrono la rappresentazione visiva della trasformazione dei modi letterari dello scrittore: attraverso le armi dell'ironia, i personaggi femminili vengono depurati della loro esteriorità stereotipata e si fanno portatrici di una nuova istanza letteraria che a partire della seconda metà degli anni Venti troverà la sua piena realizzazione. Il secondo capitolo analizza alcuni racconti scritti nel periodo compreso tra il 1923 e il 1928, raccolti in La donna dei miei sogni e Donna nel sole e altri idilli. Questi si propongono come fucina sperimentale del realismo magico e portano in scena la molteplice possibilità di raccontare il dato fantastico secondo una prospettiva novecentista. Bontempelli porta in scena due protagonisti: l'io- narrante e un personaggio femminile, con caratteristiche costanti nella modalità di rapportarsi al prodigio. La scrittura bontempelliana diventa un campo di scontro fra l'ironia, che caratterizza la prima produzione, e una nuova credulità tutta femminile che costituisce in un certo senso l'ultima disposizione dell'autore nei confronti del mistero e del prodigio: la volontà dello scrittore porta nei successivi romanzi al prevalere del dato femmineo nella modalità di una fede candida nel mistero, che rende concreto e reale anche il dato inverosimile. Il terzo capitolo chiude il processo di definizione e sublimazione della figura femminile in Bontempelli, raccogliendo sotto l'unica definizione di candide eroine le protagoniste di tre opere apparentemente molto diverse tra di loro. Attraverso la decostruzione delle molteplici maschere in cui il femminile è dato in letteratura, l'autore approda, passando attraverso la sperimentazione dei racconti, alla ricostruzione del personaggio in chiave classica e archetipica: le tre figure che chiudono il lavoro si propongono come eroine, ovvero come personaggi che abbandonata la tradizione favolistica e la pretesa verosimiglianza realista, risiedono nella sfera dell'assoluto, in una sorta di iperuranio platonico trasfigurato secondo la particolare visione bontempelliana.

Dalle macchiette borghesi alle "magiche" eroine: le figure femminili nella produzione di Massimo Bontempelli

FRANCO, ANNALISA
2012/2013

Abstract

Il presente lavoro intende analizzare la specifica funzione delle figure femminili nell'opera narrativa e drammaturgica di Massimo Bontempelli, prendendo in considerazione tre periodi diversi: la fase decostruttiva degli anni Venti, le sperimentazioni del realismo magico in riferimento al triennio 1926-1929, ed infine l'ultima stagione dei grandi miti a cavallo fra gli anni Trenta e Quaranta. Il primo capitolo prende in considerazione quattro opere che si propongono come pars destuens della produzione bontempelliana, essendo unite dalla volontà decostruttiva e ironica dell'autore che si abbatte sui moduli della narrativa e della drammaturgia ottocentesca, o meglio della sua degradazione stereotipata. In nome di un'esigenza di rinnovamento che trova il suo punto di riferimento nella radicale trasformazione della società post-bellica, Bontempelli attua una vera e propria demistificazione dell'immaginario letterario borghese e romantico, che trova la sua realizzazione nel romanzo La vita intensa. La produzione narrativa e drammaturgica della prima metà degli anni Venti si propone in chiave demistificante, ma lascia al lettore la suggestione di un modalità letteraria completamente nuova che andrà sotto il nome di realismo magico. Le figure femminili offrono la rappresentazione visiva della trasformazione dei modi letterari dello scrittore: attraverso le armi dell'ironia, i personaggi femminili vengono depurati della loro esteriorità stereotipata e si fanno portatrici di una nuova istanza letteraria che a partire della seconda metà degli anni Venti troverà la sua piena realizzazione. Il secondo capitolo analizza alcuni racconti scritti nel periodo compreso tra il 1923 e il 1928, raccolti in La donna dei miei sogni e Donna nel sole e altri idilli. Questi si propongono come fucina sperimentale del realismo magico e portano in scena la molteplice possibilità di raccontare il dato fantastico secondo una prospettiva novecentista. Bontempelli porta in scena due protagonisti: l'io- narrante e un personaggio femminile, con caratteristiche costanti nella modalità di rapportarsi al prodigio. La scrittura bontempelliana diventa un campo di scontro fra l'ironia, che caratterizza la prima produzione, e una nuova credulità tutta femminile che costituisce in un certo senso l'ultima disposizione dell'autore nei confronti del mistero e del prodigio: la volontà dello scrittore porta nei successivi romanzi al prevalere del dato femmineo nella modalità di una fede candida nel mistero, che rende concreto e reale anche il dato inverosimile. Il terzo capitolo chiude il processo di definizione e sublimazione della figura femminile in Bontempelli, raccogliendo sotto l'unica definizione di candide eroine le protagoniste di tre opere apparentemente molto diverse tra di loro. Attraverso la decostruzione delle molteplici maschere in cui il femminile è dato in letteratura, l'autore approda, passando attraverso la sperimentazione dei racconti, alla ricostruzione del personaggio in chiave classica e archetipica: le tre figure che chiudono il lavoro si propongono come eroine, ovvero come personaggi che abbandonata la tradizione favolistica e la pretesa verosimiglianza realista, risiedono nella sfera dell'assoluto, in una sorta di iperuranio platonico trasfigurato secondo la particolare visione bontempelliana.
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