In guerra ha sempre prevalso l’istinto di sopravvivenza degli uomini. Da secoli, gli eserciti cercano di far emergere lo spirito predatorio nei loro guerrieri. Ciò comporta un addestramento rigoroso progettato ad incoraggiare e scatenare comportamenti aggressivi, a reprimere le proprie emozioni e sentimenti, programmando la violenza contro il nemico disumanizzato. Gli eserciti hanno anche testato una varietà di piante psicoattive contenenti potenti alcaloidi che hanno la capacità di rafforzare, ipnotizzare e anestetizzare i soldati fisicamente e mentalmente. Come afferma Barbara Ehrenreich : Non c’è praticamente droga, sostanze inebriante che non sia stata usata nei più diversi contesti per facilitare la trasformazione dell'uomo normale in guerriero. Un vero guerriero si droga nel tentativo di svolgere i propri doveri al meglio delle capacità individuali, evadendo la realtà e sfidando il buon senso. Desidera superare i propri limiti e debolezze naturali. Ha l’ambizione di mantenere e incrementare forza fisica e resistenza, potenziare le abilità cognitive, migliorare lo stato d’animo e trascendere i limiti del corpo umano. L'obiettivo è diventare un super soldato. Dopotutto, gli stimolanti forniscono un prezioso supporto mentale spingendo la resistenza fisica oltre la normale capacità umana. Gli eccitanti non solo rinvigoriscono il corpo del guerriero ma ne accrescono l’autostima, lo spronano al coraggio e ne aumentano la propensione ad agire con violenza e a vendicarsi dei nemici. Bisogna considerare inoltre, che i soldati sono stressati e ansiosi non solo prima ma anche dopo la battaglia. Una tensione forte e persistente durante e dopo un combattimento può avere gravi conseguenze. Il trauma delle morti, dei feriti, dei corpi mutilati, la perdita di un fratello in armi o di un amico e la tolleranza allo stress possono procurare traumi nel periodo del dopoguerra e degenerare in disturbi post-traumatici. In seguito alla guerra del Vietnam, grazie alle pressioni di psicologi professionisti e di alcuni gruppi di veterani, è stata condotta una serie di studi che hanno messo in evidenza che la maggior parte dei combattenti soffriva di un grave esaurimento nervoso manifestatosi a seguito di un evento traumatico. Questo disturbo è stato identificato come DPTS (Disturbo post-traumatico da stress). Tradizionalmente per evitare reazioni di stress durante le operazioni militari si selezionano persone ben addestrate, con un’attitudine alla resistenza psichica e viene ridotto il tempo di contatto in combattimento dei soldati. Uno strumento alternativo per gestire il carico emotivo della guerra è l'uso di droghe, in particolare quelle con effetti tranquillanti. Il mio intento in questa trattazione è di esaminare la storia delle sostanze stupefacenti e il processo che ha portato gli eserciti e le forze armate, antiche e contemporanee, a farne un ampio uso. Ho diviso la mia relazione in quattro capitoli con l’aggiunta di un paragrafo conclusivo. Nel primo capitolo ho trattato molto brevemente la classificazione delle droghe. Nel secondo capitolo, invece, mi sono soffermato sulla descrizione dell’alcol. Nel terzo capitolo mi sono occupato del Pervitin, la droga del Terzo Reich. Ho concluso dedicando il quarto capitolo all’evoluzione della ricerca scientifica dal secondo dopoguerra ad oggi fino agli ultimi sviluppi della genetica applicata al campo militare.
L'IMPIEGO DI SOSTANZE STUPEFACENTI A SCOPO BELLICO
DEL VECCHIO, DAVIDE
2021/2022
Abstract
In guerra ha sempre prevalso l’istinto di sopravvivenza degli uomini. Da secoli, gli eserciti cercano di far emergere lo spirito predatorio nei loro guerrieri. Ciò comporta un addestramento rigoroso progettato ad incoraggiare e scatenare comportamenti aggressivi, a reprimere le proprie emozioni e sentimenti, programmando la violenza contro il nemico disumanizzato. Gli eserciti hanno anche testato una varietà di piante psicoattive contenenti potenti alcaloidi che hanno la capacità di rafforzare, ipnotizzare e anestetizzare i soldati fisicamente e mentalmente. Come afferma Barbara Ehrenreich : Non c’è praticamente droga, sostanze inebriante che non sia stata usata nei più diversi contesti per facilitare la trasformazione dell'uomo normale in guerriero. Un vero guerriero si droga nel tentativo di svolgere i propri doveri al meglio delle capacità individuali, evadendo la realtà e sfidando il buon senso. Desidera superare i propri limiti e debolezze naturali. Ha l’ambizione di mantenere e incrementare forza fisica e resistenza, potenziare le abilità cognitive, migliorare lo stato d’animo e trascendere i limiti del corpo umano. L'obiettivo è diventare un super soldato. Dopotutto, gli stimolanti forniscono un prezioso supporto mentale spingendo la resistenza fisica oltre la normale capacità umana. Gli eccitanti non solo rinvigoriscono il corpo del guerriero ma ne accrescono l’autostima, lo spronano al coraggio e ne aumentano la propensione ad agire con violenza e a vendicarsi dei nemici. Bisogna considerare inoltre, che i soldati sono stressati e ansiosi non solo prima ma anche dopo la battaglia. Una tensione forte e persistente durante e dopo un combattimento può avere gravi conseguenze. Il trauma delle morti, dei feriti, dei corpi mutilati, la perdita di un fratello in armi o di un amico e la tolleranza allo stress possono procurare traumi nel periodo del dopoguerra e degenerare in disturbi post-traumatici. In seguito alla guerra del Vietnam, grazie alle pressioni di psicologi professionisti e di alcuni gruppi di veterani, è stata condotta una serie di studi che hanno messo in evidenza che la maggior parte dei combattenti soffriva di un grave esaurimento nervoso manifestatosi a seguito di un evento traumatico. Questo disturbo è stato identificato come DPTS (Disturbo post-traumatico da stress). Tradizionalmente per evitare reazioni di stress durante le operazioni militari si selezionano persone ben addestrate, con un’attitudine alla resistenza psichica e viene ridotto il tempo di contatto in combattimento dei soldati. Uno strumento alternativo per gestire il carico emotivo della guerra è l'uso di droghe, in particolare quelle con effetti tranquillanti. Il mio intento in questa trattazione è di esaminare la storia delle sostanze stupefacenti e il processo che ha portato gli eserciti e le forze armate, antiche e contemporanee, a farne un ampio uso. Ho diviso la mia relazione in quattro capitoli con l’aggiunta di un paragrafo conclusivo. Nel primo capitolo ho trattato molto brevemente la classificazione delle droghe. Nel secondo capitolo, invece, mi sono soffermato sulla descrizione dell’alcol. Nel terzo capitolo mi sono occupato del Pervitin, la droga del Terzo Reich. Ho concluso dedicando il quarto capitolo all’evoluzione della ricerca scientifica dal secondo dopoguerra ad oggi fino agli ultimi sviluppi della genetica applicata al campo militare.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/133448