il jihād sul sentiero di Dio nell'Islam, tra dimensione bellica e spiritualità

The title of my thesis is "The jihād in the path of God in Islam, between the war dimension and spirituality" and in it I have chosen to deal with a delicate topic such as the jihād, too often reduced to the simple concept of an holy war against the infidels. Already from the title it is clear that the thesis focuses not only on the war component of this phenomenon but, retracing the path of the pre-Islamic Arab society of the seventh century to get to the discussion of more recent topics, it also places a strong emphasis on spiritual and religious dynamics that revolve around it. Within the first chapter, entitled "the origins of the notion of jihād", I first investigated the etymology of the term starting from the tri-literate root in Arabic. My study subsequently focused on the various meanings known by this word over time, in conjunction with the various historical but also political and social events. I have also tried to trace the different meanings that the term has in the spiritual dimension, reporting the difference between “major” and “minor” jihād. I then focused on the ways in which the theme is presented and treated within the sacred text of Islam, the Koran, and the ḥadīth. In the second chapter "The evolution of the concept of jihād" I treated the subject from a more juridical point of view, focusing on classical Islamic jurisprudence; starting from the theory that would divide the world into dār al-ḥarb and dār al-Islām, subsequently enriched by the third component of dār al-ʿahd, I also wrote about the means used for classical jurisprudence theory theorizations. In the field of military literature I decided to study an author like Sayyid Quṭb, still known today for his work Maʿalīm Fīʿl-Ṭarīq which had great resonance among groups orbiting in the sphere of terrorism. Quṭb, who lived in Egypt at the time of Nasser's presidency and belonging to the “Muslim Brotherhood Society”, claimed an idea of revolutionary jihād, an endless process whose purpose was to lead to the affirmation of Islam throughout the earth. The third chapter, entitled "the practice of jihād", deals with the delicate theme of martyrdom, from the etymology of the term up to the way in which this act is perceived by Muslim society and how it was exploited in certain historical periods. From a religious point of view, the theme was deepened by reporting some verses from the Koran and ḥadīth. Finally, I decided to treat the jihād from an exquisitely spiritual perspective, thus focusing on the history of Sufism, on the role that the Sufi masters played in the various eras and the contents that the treatises of these masters propose to bring man to salvation.

Il titolo della mia tesi di laurea triennale è “ Il jihād sul sentiero di Dio nell’Islam, tra dimensione bellica e spiritualità” ed in essa ho scelto di trattare un tema delicato come quello del jihād, troppe volte ridotto al semplice concetto di guerra santa contro gli infedeli. Già dal titolo si evince come la tesi verta non soltanto sulla componente bellica di questo fenomeno ma, ripercorrendo il cammino della società araba pre-islamica del VII secolo per arrivare alla trattazione di argomenti di epoca più recente, pone un forte accento anche sulle dinamiche spirituali e religiose che vi ruotano intorno. All’interno del primo capitolo, dal titolo “le origini della nozione di jihād”, sono andata ad indagare dapprima l’etimologia del termine partendo dalla radice trilittera in lingua araba. Il mio studio si è concentrato successivamente sui vari significati che questo vocabolo ha conosciuto nel corso del tempo, in concomitanza alle diverse vicende storiche ma anche politiche e sociali. Ho cercato di rintracciare, inoltre, le diverse accezioni che il termine ha nella dimensione spirituale, riportando la differenza tra jihād maggiore e minore. Mi sono poi concentrata sulle modalità con cui il tema è presentato e trattato utilizzato all’interno del testo sacro dell’Islam, il Corano, e dei detti del Profeta, gli ḥadīth. Nel secondo capitolo “L’evoluzione del concetto di jihād” ho trattato il tema da un punto di vista maggiormente giuridico, concentrandomi sulla giurisprudenza islamica classica; approfondendo la teoria che dividerebbe il mondo in dār al-ḥarb e dār al-Islām, successivamente arricchita dalla terza componente della dār al-ʿahd., ho anche parlato dei mezzi a cui i dotti fecero ricorso per le loro teorizzazioni. Nel campo della letteratura militare ho deciso di approfondire un autore come Sayyid Quṭb, noto ancora oggi per la sua opera Maʿalīm Fīʿl-Ṭarīq che ebbe grande risonanza tra gruppi orbitanti nella sfera del terrorismo. Quṭb, vissuto nell’Egitto all’epoca della presidenza di Nasser e appartenente alla Società dei Fratelli Musulmani, rivendicava un idea di jihād rivoluzionario, un processo senza fine il cui scopo era portare all’affermazione dell’Islam su tutta la terra. Il terzo capitolo, dal titolo “la pratica del jihād” , tratta il delicato tema del martirio, dall’etimologia del termine fino ad arrivare al modo in cui questo atto è percepito dalla società musulmana e da come fu strumentalizzato in determinate epoche storiche. Da un punto di vista religioso il tema è stato approfondito riportando alcuni versetti del Corano e detti del Profeta. Infine ho deciso di trattare il jihād da una prospettiva squisitamente spirituale, concentrandomi quindi sulla storia del Sufismo, sul ruolo che i maestri Sufi svolsero nelle varie epoche ed i contenuti che i trattati di tali maestri propongono per portare l’uomo alla salvezza.