Flame weeding is a method of direct physical control of the weeds, based upon the use of dry or moist heat. This technique is based on the action of thermal shock caused on the weeds from the fast pass of the flame or other heat's source. The effectiveness of this method is given by the destruction of the cell walls, caused by the water's expansion in the plant, and the protein coagulation. As moisture leaks out from the plant, it wilts and eventually dies in 1-3 days, depending on the climatic conditions, the species treated and their phenological stage. In plants at the juvenile stage, with thin cell walls, the cell's destruction is accomplished at 90-95 °C of temperature for 0,1 seconds, while in plants at advanced vegetative stage it requires a temperature of 110-120 °C, for approximately 1 second. The sensitivity to heat varies in the different species, according to the phenological stage and morphology. The damage caused by the thermal control is higher in broadleaf weeds, while it's lower in monocotyledonous plants such as grasses, because of heat resistance. The result of this treatment is the plant's tissues wasting. The equipments applied for the thermal destruction of weeds can operate through direct flame, infrared rays, electric-shock, electromagnetic waves, water vapor. The weed control with direct flame is the most applied flame weeding technique. Flame weeding is applied in field crops such as maize, sunflower and vegetables for weed control, in fruit-crops for weed control, sucker removal, sterilization of crop residues from pathogens, and in urban, suburban and industrial areas for weed control. To date the technique of flame weeding has not been so successful as other means of control alternative to the chemical one. This is mainly due the numerous drawbacks that are in contrast to the various advantages. The flame weeding doesn't generate dangerous residues for human health, has a relatively low environmental impact, except the production of water vapor and CO2. The treatment is effective against early stage plants and has a complementary action against plant pathogens present in crop residues. There are different disadvantages of this technique. Its effectiveness is limited against grasses and weeds over the stage of 2-4 leaves. It exerts a selective pressure on weed species tolerant to heat. The use of direct flame equipment is more difficult in presence of wind and at high moisture. It can also be dangerous in proximity of useful plants or in presence of dry vegetation. Flame weeding shows also high costs and reduced operational capacity. Despite the above inconveniencies we can foresee that flame weeding will have a significant development in the years to come, due to the recent European regulations on the practices to be adopted for pest control, both in agricultural and non-agricultural areas.
Il pirodiserbo è un metodo di controllo fisico diretto delle infestanti basato sull'utilizzazione del calore secco o umido. L'azione del pirodiserbo è legata allo shock termico provocato sulle infestanti dal rapido passaggio della fiamma o di un'altra fonte di calore. L'efficacia di questa tecnica è data dalla distruzione della membrana cellulare e dalla coagulazione delle proteine. Vengono in tal modo alterati i sistemi di controllo degli scambi ionici e gassosi ed i meccanismi nutritivi dei tessuti vegetali, con conseguente morte della pianta in 1-3 giorni, a seconda delle condizioni climatiche, delle specie trattate e del loro stadio fenologico. La devitalizzazione delle cellule vegetali si verifica, nelle piante agli stadi giovanili, già a temperature di 90-95 °C, in un tempo di 0,1 secondi, mentre, nelle piante più sviluppate, necessita di temperature di 110-120 °C, per la durata di quasi 1 secondo. La sensibilità al calore varia da specie a specie, in base allo stadio fenologico e alle caratteristiche morfologiche. In generale il pirodiserbo esercita un'azione molto più elevata sulle piante annuali, a foglia larga, che nelle graminacee. Il risultato complessivo del trattamento termico è la lessatura dei tessuti vegetali. Le attrezzature disponibili per l'applicazione del calore nella lotta alle infestanti possono essere a fiamma diretta, a raggi infrarossi, a scariche elettriche, a onde elettromagnetiche, a vapore acqueo. La tecnica di generazione del calore tramite fiamma diretta è attualmente la più diffusa. Il pirodiserbo trova applicazione nelle colture erbacee di pieno campo, quali il mais e le orticole, per la lotta alle infestanti, nelle colture arboree, per il controllo della flora spontanea, la spollonatura e la sterilizzazione dei residui colturali da inoculi di agenti patogeni e, infine, nelle aree extra-agricole (aree verdi, parchi, giardini, strade, ecc.) per il controllo delle infestanti. La tecnica del pirodiserbo non ha, fino ad oggi, riscosso un successo applicativo paragonabile a quello di altri mezzi di lotta alternativi al diserbo chimico, nonostante il suo lungo processo evolutivo. Le ragioni della limitata affermazione di questa tecnica di lotta alle piante infestanti sono legate ai vari aspetti negativi, che si contrappongono ai pur numerosi vantaggi derivanti dalla sua applicazione. Il pirodiserbo è un mezzo di lotta fisico privo di residui pericolosi per la salute umana e dall'impatto ambientale relativamente basso, con la sola eccezione della produzione di vapore acqueo e di CO2. Il trattamento termico ha una buona azione di devitalizzazione delle piante infestanti nelle prime fasi di crescita e un effetto complementare contro i patogeni fungini presenti nei residui colturali. Tra gli aspetti negativi del pirodiserbo sono da considerare la limitata efficacia nei confronti delle graminacee e, in genere, delle malerbe oltre lo stadio di 2-4 foglie, la pressione selettiva esercitata nei confronti delle specie tolleranti al trattamento termico, le difficoltà di utilizzazione delle attrezzature a fiamma in prossimità di piante utili sensibili o in presenza di vegetazione secca, i costi elevati d'esercizio e la ridotta capacità operativa. Nonostante gli inconvenienti, é prevedibile che il pirodiserbo possa avere uno sviluppo negli anni a venire, soprattutto a seguito dei nuovi indirizzi comunitari sulle tecniche da adottare nella lotta contro le avversità biotiche nei settori agricoli ed extra-agricoli.
La gestione della vegetazione spontanea con la tecnica del pirodiserbo
BORIO, ALESSANDRO
2011/2012
Abstract
Il pirodiserbo è un metodo di controllo fisico diretto delle infestanti basato sull'utilizzazione del calore secco o umido. L'azione del pirodiserbo è legata allo shock termico provocato sulle infestanti dal rapido passaggio della fiamma o di un'altra fonte di calore. L'efficacia di questa tecnica è data dalla distruzione della membrana cellulare e dalla coagulazione delle proteine. Vengono in tal modo alterati i sistemi di controllo degli scambi ionici e gassosi ed i meccanismi nutritivi dei tessuti vegetali, con conseguente morte della pianta in 1-3 giorni, a seconda delle condizioni climatiche, delle specie trattate e del loro stadio fenologico. La devitalizzazione delle cellule vegetali si verifica, nelle piante agli stadi giovanili, già a temperature di 90-95 °C, in un tempo di 0,1 secondi, mentre, nelle piante più sviluppate, necessita di temperature di 110-120 °C, per la durata di quasi 1 secondo. La sensibilità al calore varia da specie a specie, in base allo stadio fenologico e alle caratteristiche morfologiche. In generale il pirodiserbo esercita un'azione molto più elevata sulle piante annuali, a foglia larga, che nelle graminacee. Il risultato complessivo del trattamento termico è la lessatura dei tessuti vegetali. Le attrezzature disponibili per l'applicazione del calore nella lotta alle infestanti possono essere a fiamma diretta, a raggi infrarossi, a scariche elettriche, a onde elettromagnetiche, a vapore acqueo. La tecnica di generazione del calore tramite fiamma diretta è attualmente la più diffusa. Il pirodiserbo trova applicazione nelle colture erbacee di pieno campo, quali il mais e le orticole, per la lotta alle infestanti, nelle colture arboree, per il controllo della flora spontanea, la spollonatura e la sterilizzazione dei residui colturali da inoculi di agenti patogeni e, infine, nelle aree extra-agricole (aree verdi, parchi, giardini, strade, ecc.) per il controllo delle infestanti. La tecnica del pirodiserbo non ha, fino ad oggi, riscosso un successo applicativo paragonabile a quello di altri mezzi di lotta alternativi al diserbo chimico, nonostante il suo lungo processo evolutivo. Le ragioni della limitata affermazione di questa tecnica di lotta alle piante infestanti sono legate ai vari aspetti negativi, che si contrappongono ai pur numerosi vantaggi derivanti dalla sua applicazione. Il pirodiserbo è un mezzo di lotta fisico privo di residui pericolosi per la salute umana e dall'impatto ambientale relativamente basso, con la sola eccezione della produzione di vapore acqueo e di CO2. Il trattamento termico ha una buona azione di devitalizzazione delle piante infestanti nelle prime fasi di crescita e un effetto complementare contro i patogeni fungini presenti nei residui colturali. Tra gli aspetti negativi del pirodiserbo sono da considerare la limitata efficacia nei confronti delle graminacee e, in genere, delle malerbe oltre lo stadio di 2-4 foglie, la pressione selettiva esercitata nei confronti delle specie tolleranti al trattamento termico, le difficoltà di utilizzazione delle attrezzature a fiamma in prossimità di piante utili sensibili o in presenza di vegetazione secca, i costi elevati d'esercizio e la ridotta capacità operativa. Nonostante gli inconvenienti, é prevedibile che il pirodiserbo possa avere uno sviluppo negli anni a venire, soprattutto a seguito dei nuovi indirizzi comunitari sulle tecniche da adottare nella lotta contro le avversità biotiche nei settori agricoli ed extra-agricoli.File | Dimensione | Formato | |
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