La tesi che qui presento prende in esame l'utilizzo che il fascismo fece delle cartoline e dei manifesti per i suoi fini propagandistici. Per quanto riguarda le cartoline non ho analizzato solo la propaganda diretta del regime ma ho voluto anche mostrare i modi con cui gli stessi temi venissero ripresi anche da editori privati per fini prevalentemente commerciali. Nel primo capitolo ho descritto la storia dei due supporti per mostrare quale fosse la loro tradizione quando il fascismo iniziò ad adottarli per diffondere le proprie idee. Inoltre ho svolto un confronto tra i due mezzi esplicitando così le diverse fasce di popolazione a cui sono rivolti e il differente modo di trasmettere messaggi propagandistici e l'impatto che questi ultimi avessero, concludendo col descrivere il metodo d'analisi che ho cercato di utilizzare per le immagini presenti in questi supporti. Il secondo capitolo è incentrato sulla propaganda durante la guerra d'Etiopia e l'immaginario che il fascismo volle costruirle attorno trasformando una campagna coloniale in un racconto mitico. Ho cercato di dimostrare come molti temi usati per creare consenso avessero quest'aura di mito: l'esaltazione del soldato, la rappresentazione della donna pronta a concedersi all'invasore vittorioso, il rimando alle radici romane dell'Italia contemporanea e lo scontro con i paesi che votarono le sanzioni contro l'Italia. Nell'ultimo capitolo anziché svolgere uno studio su tutta la propaganda bellica ho preferito concentrarmi sull'analisi del tema razzista su cartoline e manifesti mostrando il percorso e le modifiche che questo ha subito dalle prime apparizioni che ritroviamo nel conflitto africano alle ultime diffuse dalla R.S.I.
Cartoline e manifesti fascisti dalla guerra d'Etiopia alla II guerra mondiale
MARCHI, FRANCESCO
2011/2012
Abstract
La tesi che qui presento prende in esame l'utilizzo che il fascismo fece delle cartoline e dei manifesti per i suoi fini propagandistici. Per quanto riguarda le cartoline non ho analizzato solo la propaganda diretta del regime ma ho voluto anche mostrare i modi con cui gli stessi temi venissero ripresi anche da editori privati per fini prevalentemente commerciali. Nel primo capitolo ho descritto la storia dei due supporti per mostrare quale fosse la loro tradizione quando il fascismo iniziò ad adottarli per diffondere le proprie idee. Inoltre ho svolto un confronto tra i due mezzi esplicitando così le diverse fasce di popolazione a cui sono rivolti e il differente modo di trasmettere messaggi propagandistici e l'impatto che questi ultimi avessero, concludendo col descrivere il metodo d'analisi che ho cercato di utilizzare per le immagini presenti in questi supporti. Il secondo capitolo è incentrato sulla propaganda durante la guerra d'Etiopia e l'immaginario che il fascismo volle costruirle attorno trasformando una campagna coloniale in un racconto mitico. Ho cercato di dimostrare come molti temi usati per creare consenso avessero quest'aura di mito: l'esaltazione del soldato, la rappresentazione della donna pronta a concedersi all'invasore vittorioso, il rimando alle radici romane dell'Italia contemporanea e lo scontro con i paesi che votarono le sanzioni contro l'Italia. Nell'ultimo capitolo anziché svolgere uno studio su tutta la propaganda bellica ho preferito concentrarmi sull'analisi del tema razzista su cartoline e manifesti mostrando il percorso e le modifiche che questo ha subito dalle prime apparizioni che ritroviamo nel conflitto africano alle ultime diffuse dalla R.S.I.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/133188