This research aims at outlining the contact points between Shaftesbury and the religious philosophy of the Cambridge platonists, focusing on the intersecting areas of religion and ethics. Their theological perspective lies on an indispensable moral basis; just as their moral theory necessitates the demonstration of a God giving the Creation an objective order and making human reason autonomous, i.e. capable by its own strength of attaining a knowledge of such order. Thus, it is impossible to prescind from a joint discussion of these two topics. The neoplatonic legacy in Shaftesbury’s philosophy emerges not only from the (more or less explicit) resumption of arguments elaborated beforehand by the Cantabrigians, but also from the choice of the polemic targets of such argumentations: empirism and calvinism. These two systems of thought represent the dominant forces in England at the turn of the 18th century and, quite before Shaftesbury, they were the main opponents of the Cambridge platonists. Bacon’s scientific method, Locke’s epistemology, Hobbes’s anthropology and calvinist theology form a united front which undermines the neoplatonic theory of universal harmony. Hence, Cantabrigian-Shaftesburian philosophy unfolds as a criticism towards coeval trends of thought. In order to show the continuum between Shaftesbury’s philosophy and that of the Cambridge platonists, the present analysis will focus on their criticism of the empiristic and calvinist systems, having care to illustrate the borrowings from the works of the Cantabrigians observable in Shaftesbury’s writings. Nevertheless, we will not fail to remember the non-total adherence of Shaftesburian philosophy to that of the Cantabrigians, presenting him as an original thinker, preserver yet renovator of tradition.
La presente ricerca mira a delineare i punti di contatto tra Shaftesbury e la filosofia religiosa dei maestri neoplatonici di Cambridge, concentrandosi sui due poli intersecantesi della discussione religiosa e di quella morale. La loro prospettiva teologica poggia su un insindacabile fondamento morale; così come la loro teoria morale necessita la dimostrazione di un Dio che conferisca un ordine oggettivo alla Creazione e che renda la ragione umana autonoma, ovvero in grado di pervenire grazie alle proprie forze alla riscoperta di tale ordine. Risulta dunque impossibile prescindere da una trattazione congiunta dei due temi. L’impronta neoplatonica nella filosofia shaftesburiana emerge non solo dalla ripresa (più o meno esplicita) di argomenti già formulati dai maestri neoplatonici, bensì anche dalla scelta dei bersagli polemici di tali argomentazioni: l’empirismo e il calvinismo. Questi due sistemi di pensiero rappresentano le forze dominanti nell’Inghilterra a cavallo tra ‘600 e ‘700 e furono, prima di Shaftesbury, i principali avversari dei cantabrigensi. Il metodo scientifico baconiano, l’epistemologia lockiana, l’antropologia hobbesiana e la teologia calvinista formano un fronte unico che inficia la teoria neoplatonica dell’armonia universale. Pertanto, la filosofia cantabrigense-shaftesburiana si sviluppa come una critica alle tendenze di pensiero coeve. Al fine di mostrare la continuità tra la filosofia dei neoplatonici e quella di Shaftesbury, la presente analisi si soffermerà dunque sulle critiche mosse da questi pensatori ai sistemi empirista e calvinista, avendo cura di mostrare i prestiti espliciti e quelli impliciti dalle opere dei cantabrigensi osservabili negli scritti shaftesburiani. Ciononostante, non mancheremo di ricordare la non perfetta aderenza tra la filosofia cantabrigense e quella shaftesburiana, presentando Shaftesbury quale filosofo originale, reiteratore ma allo stesso tempo rinnovatore della tradizione.
Religione e morale in Lord Shaftesbury: le tracce dell’eredità cantabrigense nella critica agli empiristi e ai calvinisti
VINAI, MICHELE
2020/2021
Abstract
La presente ricerca mira a delineare i punti di contatto tra Shaftesbury e la filosofia religiosa dei maestri neoplatonici di Cambridge, concentrandosi sui due poli intersecantesi della discussione religiosa e di quella morale. La loro prospettiva teologica poggia su un insindacabile fondamento morale; così come la loro teoria morale necessita la dimostrazione di un Dio che conferisca un ordine oggettivo alla Creazione e che renda la ragione umana autonoma, ovvero in grado di pervenire grazie alle proprie forze alla riscoperta di tale ordine. Risulta dunque impossibile prescindere da una trattazione congiunta dei due temi. L’impronta neoplatonica nella filosofia shaftesburiana emerge non solo dalla ripresa (più o meno esplicita) di argomenti già formulati dai maestri neoplatonici, bensì anche dalla scelta dei bersagli polemici di tali argomentazioni: l’empirismo e il calvinismo. Questi due sistemi di pensiero rappresentano le forze dominanti nell’Inghilterra a cavallo tra ‘600 e ‘700 e furono, prima di Shaftesbury, i principali avversari dei cantabrigensi. Il metodo scientifico baconiano, l’epistemologia lockiana, l’antropologia hobbesiana e la teologia calvinista formano un fronte unico che inficia la teoria neoplatonica dell’armonia universale. Pertanto, la filosofia cantabrigense-shaftesburiana si sviluppa come una critica alle tendenze di pensiero coeve. Al fine di mostrare la continuità tra la filosofia dei neoplatonici e quella di Shaftesbury, la presente analisi si soffermerà dunque sulle critiche mosse da questi pensatori ai sistemi empirista e calvinista, avendo cura di mostrare i prestiti espliciti e quelli impliciti dalle opere dei cantabrigensi osservabili negli scritti shaftesburiani. Ciononostante, non mancheremo di ricordare la non perfetta aderenza tra la filosofia cantabrigense e quella shaftesburiana, presentando Shaftesbury quale filosofo originale, reiteratore ma allo stesso tempo rinnovatore della tradizione.File | Dimensione | Formato | |
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