Background: Monoclonal antibodies (mAbs) treatment has received emergency use authorization to treat patients with mild to moderate COVID-19 in order to prevent disease progression. Objective: Aim of our study was to evaluate the outcome in terms of disease recovery or admission to hospital/death at 28-days time from treatment with mAbs. Patients and methods: This is an observational prospective study based on the analysis of an outpatients’ database belonging to the Day Hospital Covid of the Amedeo di Savoia Hospital (OAS) - AOU Città della Salute e della Scienza Molinette of Turin, counting 390 patients, treated in a nine months period (March to December, 2021). Outpatient patients with mild to moderate Covid-19 symptoms treated with MAbs casirivimab/imdevimab or bamlanivimab/etesevimab were considered. Main inclusion criteria were confirmed SARS-CoV-2 infection by RT-PCR nasopharyngeal swab, symptom onset within 10 days and at least one risk factor of disease progression according to FDA/AIFA. At the same day of administration, blood test with inflammatory markers and SARS-CoV-2 serology were performed and peripheral blood oxygen saturation (SpO2) in room air was measured. Hospitalization and/or death for any cause at day 28 of follow up was the primary end point. Patient’s characteristics were compared by Mann-Whitney, Kruskal-Wallis and Chi-square test. Binary Logistic Regression analysis was performed to identify factors associated with the outcome in the overall population. Results: Out of 390 patients included in our study, 364 completed the follow-up telephone interview after 28 days. Descriptive analysis and comparison of study population is reported. 308 (90,9%) patients received casirivimab/imdevimab and 31 (9,1%) patients received bamlanivimab/etesevimab. At 28-days follow-up, 25 (6,9%) patients were admitted to hospital or had died. On multivariate regression analysis, SpO2 in room air (p=0.021), C-reactive protein (CRP) (p<0.001) and the worsening within 24 hours were independently associated with higher risk of hospitalization and/or death while IgG positive serology seemed to be protective, but without statistical significance (p=0.092). Conclusions: This work represents one of the first observational studies on use of monoclonal antibodies in the early treatment of COVID-19. Good efficacy was highlighted, with 6.9% of patients experiencing hospitalization and/or death. Factors associated with negative outcome, CRP and SpO2 baseline values and clinical worsening within 24 hours of infusion, suggest reduced efficacy in patients with marked inflammatory status associated with initial involvement of respiratory function and greater clinical hyperactivity. These findings support the continuation of studies aimed at identifying the most appropriate timing of administration of monoclonal antibodies according to the characteristics of individual patients.
Premesse: Il trattamento con anticorpi monoclonali (mAbs) ha ricevuto l’autorizzazione di emergenza all’utilizzo per pazienti con COVID-19 lieve-moderata al fine di evitare la progressione della patologia. Scopo della tesi: L’obiettivo del nostro studio è stato quello di valutare l’outcome, in termini di guarigione o ospedalizzazione/morte, a 28 giorni dal trattamento con i mAbs. Pazienti e metodi: L’indagine osservazionale prospettica condotta si è basata sull’analisi del database di pazienti afferenti all'ambulatorio Day Hospital COVID del Presidio Ospedaliero Amedeo di Savoia (OAS) – AOU Città della Salute e della Scienza Molinette di Torino, comprensivo di 390 soggetti, trattati nell’arco di 9 mesi (Marzo-Dicembre, 2021). Sono stati presi in esame i pazienti ambulatoriali con sintomi lievi-moderati di Covid-19 trattati con i mAbs casirivimab/imdevimab o bamlanivimab/etesevimab. I principali criteri di inclusione sono stati l’infezione da SARS-CoV-2 confermata da tampone molecolare nasofaringeo, l’esordio dei sintomi da non più di 10 giorni e almeno un fattore di rischio per la progressione della patologia, in accordo con le direttive FDA/AIFA. Lo stesso giorno della somministrazione sono stati eseguiti sui pazienti esami ematochimici con indici di flogosi e sierologia anti SARS-CoV-2 ed è stata misurata la saturazione dell’ossigeno su sangue periferico (SpO2) in aria ambiente. L’endpoint primario è stato il numero di ospedalizzati e/o morti a 28 giorni di follow-up. Le caratteristiche dei pazienti sono state comparate con il test di Mann-Whitney, con il test di Kruskal-Wallis e con il test del Chi-quadro. La regressione logistica binaria è stata invece utilizzata per analizzare ed identificare i fattori associati all’outcome nella popolazione generale. Risultati: Dei 390 pazienti inclusi nel nostro studio, 364 hanno completato il follow-up telefonico a 28 giorni. L’analisi descrittiva e gli studi di popolazione sono stati eseguiti e riportati integralmente nel lavoro. 308 (90.9%) pazienti hanno ricevuto casirivimab/imdevimab e 31 (9.1%) pazienti hanno ricevuto bamlanivimab/etesevimab. Al follow-up a 28 giorni, 25 (6.9%) pazienti erano stati ospedalizzati o erano deceduti. Nella analisi regressiva multivariata la SpO2 in aria ambiente (p=0.021), la proteina c reattiva (PCR) (p<0.001) e il manifestarsi del peggioramento alle 24 ore (p=0.003) erano indipendentemente associate a un più alto rischio di ospedalizzazione e/o morte, mentre la presenza di sierologia IgG positiva pareva essere protettiva, ma senza significatività statistica (p=0.092). Conclusioni: Questo lavoro rappresenta uno dei primi studi osservazionali in merito all’utilizzo degli anticorpi monoclonali per la terapia precoce di COVID-19. Si è evidenziata una buona efficacia, con il 6.9% dei pazienti che sono andati incontro ad ospedalizzazione e/o decesso. I fattori associati all’outcome negativo, valore di PCR e di SpO2 al basale e il peggioramento clinico, anche transitorio, entro le 24 ore dall’infusione, suggeriscono una ridotta efficacia nei pazienti che presentano uno stato infiammatorio più marcato associato ad un iniziale coinvolgimento della funzionalità respiratoria e ad una maggior iperespressività clinica. Questi risultati supportano la prosecuzione di studi volti a individuare la più appropriata tempistica di somministrazione degli anticorpi monoclonali in funzione delle caratteristiche dei singoli pazienti.
L'utilizzo degli anticorpi monoclonali nella terapia precoce del Covid-19.
FRANCESETTI, EMANUELE
2020/2021
Abstract
Premesse: Il trattamento con anticorpi monoclonali (mAbs) ha ricevuto l’autorizzazione di emergenza all’utilizzo per pazienti con COVID-19 lieve-moderata al fine di evitare la progressione della patologia. Scopo della tesi: L’obiettivo del nostro studio è stato quello di valutare l’outcome, in termini di guarigione o ospedalizzazione/morte, a 28 giorni dal trattamento con i mAbs. Pazienti e metodi: L’indagine osservazionale prospettica condotta si è basata sull’analisi del database di pazienti afferenti all'ambulatorio Day Hospital COVID del Presidio Ospedaliero Amedeo di Savoia (OAS) – AOU Città della Salute e della Scienza Molinette di Torino, comprensivo di 390 soggetti, trattati nell’arco di 9 mesi (Marzo-Dicembre, 2021). Sono stati presi in esame i pazienti ambulatoriali con sintomi lievi-moderati di Covid-19 trattati con i mAbs casirivimab/imdevimab o bamlanivimab/etesevimab. I principali criteri di inclusione sono stati l’infezione da SARS-CoV-2 confermata da tampone molecolare nasofaringeo, l’esordio dei sintomi da non più di 10 giorni e almeno un fattore di rischio per la progressione della patologia, in accordo con le direttive FDA/AIFA. Lo stesso giorno della somministrazione sono stati eseguiti sui pazienti esami ematochimici con indici di flogosi e sierologia anti SARS-CoV-2 ed è stata misurata la saturazione dell’ossigeno su sangue periferico (SpO2) in aria ambiente. L’endpoint primario è stato il numero di ospedalizzati e/o morti a 28 giorni di follow-up. Le caratteristiche dei pazienti sono state comparate con il test di Mann-Whitney, con il test di Kruskal-Wallis e con il test del Chi-quadro. La regressione logistica binaria è stata invece utilizzata per analizzare ed identificare i fattori associati all’outcome nella popolazione generale. Risultati: Dei 390 pazienti inclusi nel nostro studio, 364 hanno completato il follow-up telefonico a 28 giorni. L’analisi descrittiva e gli studi di popolazione sono stati eseguiti e riportati integralmente nel lavoro. 308 (90.9%) pazienti hanno ricevuto casirivimab/imdevimab e 31 (9.1%) pazienti hanno ricevuto bamlanivimab/etesevimab. Al follow-up a 28 giorni, 25 (6.9%) pazienti erano stati ospedalizzati o erano deceduti. Nella analisi regressiva multivariata la SpO2 in aria ambiente (p=0.021), la proteina c reattiva (PCR) (p<0.001) e il manifestarsi del peggioramento alle 24 ore (p=0.003) erano indipendentemente associate a un più alto rischio di ospedalizzazione e/o morte, mentre la presenza di sierologia IgG positiva pareva essere protettiva, ma senza significatività statistica (p=0.092). Conclusioni: Questo lavoro rappresenta uno dei primi studi osservazionali in merito all’utilizzo degli anticorpi monoclonali per la terapia precoce di COVID-19. Si è evidenziata una buona efficacia, con il 6.9% dei pazienti che sono andati incontro ad ospedalizzazione e/o decesso. I fattori associati all’outcome negativo, valore di PCR e di SpO2 al basale e il peggioramento clinico, anche transitorio, entro le 24 ore dall’infusione, suggeriscono una ridotta efficacia nei pazienti che presentano uno stato infiammatorio più marcato associato ad un iniziale coinvolgimento della funzionalità respiratoria e ad una maggior iperespressività clinica. Questi risultati supportano la prosecuzione di studi volti a individuare la più appropriata tempistica di somministrazione degli anticorpi monoclonali in funzione delle caratteristiche dei singoli pazienti.File | Dimensione | Formato | |
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