ABSTRACT AIM OF THE STUDY: to describe our center's decade-long experience with acute myocarditis patients and to evaluate the long-term prognostic impact of cardiac magnetic resonance (CMR) in this subset of patients METHODS: All patients undergoing CMR imaging at the Radiology Unit of Città della Scienza e della Salute Hospital in Turin between January 2009 and April 2020 for suspected AM and with subsequent confirmed diagnosis according to CMR Lake Louise criteria were considered for inclusion in this retrospective registry. Clinical and radiological data (specifically, functional and tissue characterization parameters) were collected. The primary endpoint was the occurrence of major adverse cardiac events (MACE). The secondary endpoint was the occurrence of MACE without recurrent myocarditis. The impact of CMR on outcomes was assessed using Kaplan-Meier survival curves and log-rank p values. RESULTS: A total of 319 patients were included in the study. Patients were mostly male (79,1%), young adults (mean age 37), and had infarct-like presentation (177[83,9%]). At CMR, patients with acute myocarditis had a mean left ventricular ejection fraction (LVEF) of 53.8%  9.22, with the majority of cases (81,5%) having a preserved LVEF. The mean LV end diastolic volume index (LVEDVi) was 90  18 ml/mq, and the ventricle was not dilated in the majority of cases (154[81,5%]). Mean right ventricular ejection fraction (RVEF) of 53,70%  6,81, with the majority of cases (86,25%) having a preserved RVEF. Mean RV end diastolic volume index (RVEDVi) was 89,62  18,79 ml/mq, and the ventricle was not dilated in the majority of cases (185 [85,3%]). The LV segment most affected by edema was number 11 (58,36%), the segment most affected by early gadolinium enhancement was number 11 (33,98%), and the segment most affected by late gadolinium enhancement was number 11 (67,25%), and the mean T1 native value was 1040  50,69 msec, the mean ECV value was 28,2%  3,57, and the mean T2 mapping value was 53,91  3,97 msec. The follow-up included 211 patients from the overall population study (7,5  3,2 years). The primary endpoint occurred in 37 (17,53%) patients and was more common in patients with LVEF50% (RR=3,50 [1,31-9,34]), edema in segment 9 (RR=2,33 [1,05-5,17]), and myocardial damage in segment 3 at LGE analysis (RR=2,48 [1,00-6,18]). The secondary endpoint was observed in 20 (9,47%) of patients and was more common in patients with LEDVi >100 (RR= 4,20 [1,11-18,87]), LVEF <50% (RR = 9,00 [1,11-15,87]), RVEF<50% (RR=3,78 [0,82-17,38]), RV dilatation (RR=4,91 [0,73-33,20] , edema in segment 3 (RR = 5,46 [1,09-27,27]) and in segment 9 ( RR = 4,12 [1,26-22,11]), myocardial damage in segment 3 at LGE analysis (RR = 4,12 [0,82-20,77]). CONCLUSIONS: Our study described the typical clinical and radiological features of an acute myocarditis patient: a young adult with infarct-like presentation, normal biventricular volume and function, and signs of edema and cellular damage in a nonischemic pattern involving the infero-lateral basal and middle left ventricular segments on CMR. The study also highlighted CMR's prognostic value in patients with acute myocarditis: specifically, reduced ejection fraction, basal infero-septal segment edema, and middle infero-septal segment enhancement are associated with a worse prognosis, with significantly more MACE found at follow-up in this subset of patients. Keywords: cardiovascular magnetic resonance; late gadolinium enhancement; left ventricular ejection fraction; acute myocarditis; outcome.

ASBTRACT SCOPO DELLO STUDIO: descrivere l’esperienza decennale del nostro studio nei pazienti con miocardite acuta e valutare l’impatto prognostico a lungo termine che la RMC può avere in questo sub-set di pazienti. METODI: Tutti i pazienti sottoposti a RMC presso l’Istituto di Radiologia Diagnostica ed Interventistica dell’Università di Torino tra Gennaio 2009 e Aprile 2020, per sospetto di MA e con successiva conferma della diagnosi in accordo con i criteri di RMC di Lake Louise, sono stati considerati nello studio retrospettivo. Sono stati raccolti dati clinici e radiologici (in particolare, parametri di funzionalità cardiaca e caratterizzazione tissutale). L’endpoint primario è stato definito come l’insorgenza di eventi avversi cardiologici (MACE). L’endpoint secondario è stato definito come l’insorgenza di MACE senza considerare le miocarditi ricorrenti. L’impatto della RMC sull’outcome è stato definito con curve di Kaplan-Meier e log-rank p value. RISULTATI: 319 pazienti sono stati inclusi nello studio. La maggior parte erano uomini (79,1%), giovani adulti (età media 37 anni), e con presentazione clinica infart-like (177[83,9%]). Alla RMC, i pazienti avevano una frazione d’eiezione del ventricolo sinistro (LVEF) media del 53.8%  9.22, la maggior parte (81,5%) avevano LVEF conservata. L'indice medio del volume telediastolico ventricolare sinistro (LVEDVi) era di 90 ±18 ml/mq e il ventricolo non era dilatato nella maggior parte dei casi (154[81,5%]). La media della frazione di eiezione ventricolare destra (RVEF) era del 53,70% 6,81, la maggior parte dei casi (86,25%) avevano una RVEF conservata. L'indice medio del volume diastolico RV (RVEDVi) era 89,62 ml/mq e il ventricolo non era dilatato nella maggior parte dei casi (185 [85,3%]). Il segmento ventricolare sinistro più colpito dall'edema è stato il numero 11 (58,36%), il segmento più colpito early gadolinium enhancement è stato il numero 11 (33,98) e il segmento più colpito dal late gadolinium enhancement è stato il numero 11 (67,25), ed il valore medio del T1 nativo era 1040  50,69, il valore medio di ECV era 28,2  3,57 e il valore medio di mappatura T2 era 53,91  3,97. Il follow-up ha incluso 211 pazienti dello studio sulla popolazione complessiva (7,5 3,2 years). L'endpoint primario si è verificato in 37 (17,53%) pazienti ed era più comune nei pazienti con LVEF50% (RR=3,50 [1,31-9,34]), edema nel segmento 9 (RR=2,33 [1,05-5,17]) e danno miocardico nel segmento 3 (RR=2,48 [1,00-6,18]). L'endpoint secondario è stato osservato in 20 (9,47%) pazienti ed era più comune nei pazienti con LEDVi >100 (RR= 4,20 [1,11-18,87]), LVEF <50% (RR = 9 ,00 [1,11-15,87]), RVEF<50% (RR=3,78 [0,82-17,38]), dilatazione ventricolo sinistro (RR=4,91 [0,73-33,20], edema nel segmento 3 (RR = 5,46 [1,09-27,27]) e nel segmento 9 (RR = 4,12 [1,26-22,11]), danno miocardico nel segmento 3 a LGE analisi (RR = 4,12 [0,82-20,77]). CONCLUSIONI: Il nostro studio ha descritto le caratteristiche cliniche e radiologiche tipiche di un paziente con miocardite acuta: un giovane adulto con presentazione simil-infartuale, volume e funzione biventricolare normali e segni di edema e danno cellulare in un pattern non ischemico che coinvolge la base infero-laterale e segmenti del ventricolo medio sinistro su CMR. Lo studio ha anche evidenziato il valore prognostico della CMR nei pazienti con miocardite acuta: in particolare, frazione di eiezione ridotta, edema del segmento infero-settale basale e potenziamento del segmento infero-settale medio sono associati a una prognosi peggiore, con un MACE significativamente maggiore riscontrato al follow-up in questo sottoinsieme di pazienti.

Ruolo della risonanza magnetica cardiaca nella diagnosi e nella prognosi della miocardite acuta

BALBIANO DI COLCAVAGNO, ALESSANDRO
2021/2022

Abstract

ASBTRACT SCOPO DELLO STUDIO: descrivere l’esperienza decennale del nostro studio nei pazienti con miocardite acuta e valutare l’impatto prognostico a lungo termine che la RMC può avere in questo sub-set di pazienti. METODI: Tutti i pazienti sottoposti a RMC presso l’Istituto di Radiologia Diagnostica ed Interventistica dell’Università di Torino tra Gennaio 2009 e Aprile 2020, per sospetto di MA e con successiva conferma della diagnosi in accordo con i criteri di RMC di Lake Louise, sono stati considerati nello studio retrospettivo. Sono stati raccolti dati clinici e radiologici (in particolare, parametri di funzionalità cardiaca e caratterizzazione tissutale). L’endpoint primario è stato definito come l’insorgenza di eventi avversi cardiologici (MACE). L’endpoint secondario è stato definito come l’insorgenza di MACE senza considerare le miocarditi ricorrenti. L’impatto della RMC sull’outcome è stato definito con curve di Kaplan-Meier e log-rank p value. RISULTATI: 319 pazienti sono stati inclusi nello studio. La maggior parte erano uomini (79,1%), giovani adulti (età media 37 anni), e con presentazione clinica infart-like (177[83,9%]). Alla RMC, i pazienti avevano una frazione d’eiezione del ventricolo sinistro (LVEF) media del 53.8%  9.22, la maggior parte (81,5%) avevano LVEF conservata. L'indice medio del volume telediastolico ventricolare sinistro (LVEDVi) era di 90 ±18 ml/mq e il ventricolo non era dilatato nella maggior parte dei casi (154[81,5%]). La media della frazione di eiezione ventricolare destra (RVEF) era del 53,70% 6,81, la maggior parte dei casi (86,25%) avevano una RVEF conservata. L'indice medio del volume diastolico RV (RVEDVi) era 89,62 ml/mq e il ventricolo non era dilatato nella maggior parte dei casi (185 [85,3%]). Il segmento ventricolare sinistro più colpito dall'edema è stato il numero 11 (58,36%), il segmento più colpito early gadolinium enhancement è stato il numero 11 (33,98) e il segmento più colpito dal late gadolinium enhancement è stato il numero 11 (67,25), ed il valore medio del T1 nativo era 1040  50,69, il valore medio di ECV era 28,2  3,57 e il valore medio di mappatura T2 era 53,91  3,97. Il follow-up ha incluso 211 pazienti dello studio sulla popolazione complessiva (7,5 3,2 years). L'endpoint primario si è verificato in 37 (17,53%) pazienti ed era più comune nei pazienti con LVEF50% (RR=3,50 [1,31-9,34]), edema nel segmento 9 (RR=2,33 [1,05-5,17]) e danno miocardico nel segmento 3 (RR=2,48 [1,00-6,18]). L'endpoint secondario è stato osservato in 20 (9,47%) pazienti ed era più comune nei pazienti con LEDVi >100 (RR= 4,20 [1,11-18,87]), LVEF <50% (RR = 9 ,00 [1,11-15,87]), RVEF<50% (RR=3,78 [0,82-17,38]), dilatazione ventricolo sinistro (RR=4,91 [0,73-33,20], edema nel segmento 3 (RR = 5,46 [1,09-27,27]) e nel segmento 9 (RR = 4,12 [1,26-22,11]), danno miocardico nel segmento 3 a LGE analisi (RR = 4,12 [0,82-20,77]). CONCLUSIONI: Il nostro studio ha descritto le caratteristiche cliniche e radiologiche tipiche di un paziente con miocardite acuta: un giovane adulto con presentazione simil-infartuale, volume e funzione biventricolare normali e segni di edema e danno cellulare in un pattern non ischemico che coinvolge la base infero-laterale e segmenti del ventricolo medio sinistro su CMR. Lo studio ha anche evidenziato il valore prognostico della CMR nei pazienti con miocardite acuta: in particolare, frazione di eiezione ridotta, edema del segmento infero-settale basale e potenziamento del segmento infero-settale medio sono associati a una prognosi peggiore, con un MACE significativamente maggiore riscontrato al follow-up in questo sottoinsieme di pazienti.
Role of cardiac magnetic resonance in the diagnosis and prognosis of acute myocarditis
ABSTRACT AIM OF THE STUDY: to describe our center's decade-long experience with acute myocarditis patients and to evaluate the long-term prognostic impact of cardiac magnetic resonance (CMR) in this subset of patients METHODS: All patients undergoing CMR imaging at the Radiology Unit of Città della Scienza e della Salute Hospital in Turin between January 2009 and April 2020 for suspected AM and with subsequent confirmed diagnosis according to CMR Lake Louise criteria were considered for inclusion in this retrospective registry. Clinical and radiological data (specifically, functional and tissue characterization parameters) were collected. The primary endpoint was the occurrence of major adverse cardiac events (MACE). The secondary endpoint was the occurrence of MACE without recurrent myocarditis. The impact of CMR on outcomes was assessed using Kaplan-Meier survival curves and log-rank p values. RESULTS: A total of 319 patients were included in the study. Patients were mostly male (79,1%), young adults (mean age 37), and had infarct-like presentation (177[83,9%]). At CMR, patients with acute myocarditis had a mean left ventricular ejection fraction (LVEF) of 53.8%  9.22, with the majority of cases (81,5%) having a preserved LVEF. The mean LV end diastolic volume index (LVEDVi) was 90  18 ml/mq, and the ventricle was not dilated in the majority of cases (154[81,5%]). Mean right ventricular ejection fraction (RVEF) of 53,70%  6,81, with the majority of cases (86,25%) having a preserved RVEF. Mean RV end diastolic volume index (RVEDVi) was 89,62  18,79 ml/mq, and the ventricle was not dilated in the majority of cases (185 [85,3%]). The LV segment most affected by edema was number 11 (58,36%), the segment most affected by early gadolinium enhancement was number 11 (33,98%), and the segment most affected by late gadolinium enhancement was number 11 (67,25%), and the mean T1 native value was 1040  50,69 msec, the mean ECV value was 28,2%  3,57, and the mean T2 mapping value was 53,91  3,97 msec. The follow-up included 211 patients from the overall population study (7,5  3,2 years). The primary endpoint occurred in 37 (17,53%) patients and was more common in patients with LVEF50% (RR=3,50 [1,31-9,34]), edema in segment 9 (RR=2,33 [1,05-5,17]), and myocardial damage in segment 3 at LGE analysis (RR=2,48 [1,00-6,18]). The secondary endpoint was observed in 20 (9,47%) of patients and was more common in patients with LEDVi >100 (RR= 4,20 [1,11-18,87]), LVEF <50% (RR = 9,00 [1,11-15,87]), RVEF<50% (RR=3,78 [0,82-17,38]), RV dilatation (RR=4,91 [0,73-33,20] , edema in segment 3 (RR = 5,46 [1,09-27,27]) and in segment 9 ( RR = 4,12 [1,26-22,11]), myocardial damage in segment 3 at LGE analysis (RR = 4,12 [0,82-20,77]). CONCLUSIONS: Our study described the typical clinical and radiological features of an acute myocarditis patient: a young adult with infarct-like presentation, normal biventricular volume and function, and signs of edema and cellular damage in a nonischemic pattern involving the infero-lateral basal and middle left ventricular segments on CMR. The study also highlighted CMR's prognostic value in patients with acute myocarditis: specifically, reduced ejection fraction, basal infero-septal segment edema, and middle infero-septal segment enhancement are associated with a worse prognosis, with significantly more MACE found at follow-up in this subset of patients. Keywords: cardiovascular magnetic resonance; late gadolinium enhancement; left ventricular ejection fraction; acute myocarditis; outcome.
DE FERRARI, GAETANO MARIA
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