La costruzione delle dighe in India è tuttora un fenomeno molto controverso. Gli interessi da bilanciare all' interno di tale questione sono infatti molteplici: da un lato abbiamo i diritti degli oustees all'abitazione, al sostentamento e al lavoro, diritti che meritano sicuramente di essere tutelati. Tutti coloro che sono affetti dal displacement, inoltre, devono anche essere adeguatamente reinsediati e riabilitati secondo i termini stabiliti dal Tribunale e dai vari piani statali, obbiettivo che non è ancora stato totalmente raggiunto. Dall' altro lato, invece, abbiamo gli interessi dello Stato e della comunità vista in senso ampio: essi mirano allo sviluppo ed al raggiungimento di un tenore di vita migliore per la maggior parte della popolazione. La difficoltà è proprio quella di trovare il giusto equilibrio fra tali diritti ed interessi, in modo da non ledere eccessivamente gli uni o gli altri. Le misure di Resettlement and Rehabilitation, sicuramente, sono un grande passo verso il raggiungimento di tale equilibrio, ma finché non saranno perfettamente rispettate, gli oustees saranno sempre coloro che pagheranno il maggior prezzo per questo sviluppo e i moti di protesta promossi soprattutto dal Narmada Bachao Andolan continueranno senza sosta. Il nodo cruciale di tali dimostrazioni, è il sostegno di una moderna idea di sviluppo, inteso come pienamente sostenibile, sia in un'ottica di diritti umani che di rispetto dell'ambiente. Si cercano quindi continuamente delle nuove modalità che possano apportare gli stessi benefici derivanti dalle costruzioni delle dighe, ma senza causare tutti i danni ad esse correlate. Ad oggi non si è ancora giunti ad una soluzione, ma si spera sempre che nel futuro più prossimo verranno trovate delle valide alternative. Sicuramente sono stati fatti dei passi da giganti già a livello internazionale, grazie ai Principi Guida delle Nazioni Unite, alla Convenzione ILO 107 e al International Convenant on Economic Social and Cultural Rights, ma a livello statale gli sforzi da compiere sono cospicui. Innanzitutto manca un quadro normativo complessivo che indichi dettagliatamente quali sono i diritti delle Protect Affected Persons, i doveri del Governo nei loro confronti e le modalità complessive di Resettlement and Rehabilitation, quindi avvengono ripetutamente sfratti improvvisi che dovrebbero essere considerati inammissibili.
Diritti Fondamentali e Sviluppo in India: il caso della Narmada
BROCHEREL, CARLOTTA
2012/2013
Abstract
La costruzione delle dighe in India è tuttora un fenomeno molto controverso. Gli interessi da bilanciare all' interno di tale questione sono infatti molteplici: da un lato abbiamo i diritti degli oustees all'abitazione, al sostentamento e al lavoro, diritti che meritano sicuramente di essere tutelati. Tutti coloro che sono affetti dal displacement, inoltre, devono anche essere adeguatamente reinsediati e riabilitati secondo i termini stabiliti dal Tribunale e dai vari piani statali, obbiettivo che non è ancora stato totalmente raggiunto. Dall' altro lato, invece, abbiamo gli interessi dello Stato e della comunità vista in senso ampio: essi mirano allo sviluppo ed al raggiungimento di un tenore di vita migliore per la maggior parte della popolazione. La difficoltà è proprio quella di trovare il giusto equilibrio fra tali diritti ed interessi, in modo da non ledere eccessivamente gli uni o gli altri. Le misure di Resettlement and Rehabilitation, sicuramente, sono un grande passo verso il raggiungimento di tale equilibrio, ma finché non saranno perfettamente rispettate, gli oustees saranno sempre coloro che pagheranno il maggior prezzo per questo sviluppo e i moti di protesta promossi soprattutto dal Narmada Bachao Andolan continueranno senza sosta. Il nodo cruciale di tali dimostrazioni, è il sostegno di una moderna idea di sviluppo, inteso come pienamente sostenibile, sia in un'ottica di diritti umani che di rispetto dell'ambiente. Si cercano quindi continuamente delle nuove modalità che possano apportare gli stessi benefici derivanti dalle costruzioni delle dighe, ma senza causare tutti i danni ad esse correlate. Ad oggi non si è ancora giunti ad una soluzione, ma si spera sempre che nel futuro più prossimo verranno trovate delle valide alternative. Sicuramente sono stati fatti dei passi da giganti già a livello internazionale, grazie ai Principi Guida delle Nazioni Unite, alla Convenzione ILO 107 e al International Convenant on Economic Social and Cultural Rights, ma a livello statale gli sforzi da compiere sono cospicui. Innanzitutto manca un quadro normativo complessivo che indichi dettagliatamente quali sono i diritti delle Protect Affected Persons, i doveri del Governo nei loro confronti e le modalità complessive di Resettlement and Rehabilitation, quindi avvengono ripetutamente sfratti improvvisi che dovrebbero essere considerati inammissibili.I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/132622