L'asciutta è il periodo non produttivo della capra, durante il quale cessa il fenomeno fisiologico della lattazione iniziato dopo il parto. Dalla sua corretta gestione dipende gran parte del benessere dell’animale e le performance produttive nella lattazione successiva. La sua durata è variabile e dipende dalla razza, dalla gestione aziendale e da eventuali problematiche. Nelle razze ad elevata attitudine lattifera è di un bimestre/trimestre, mentre in razze autoctone e più rustiche, la durata può anche essere di sette mesi e più. La sospensione della mungitura consente al fegato di eliminare i grassi (trigliceridi) che ha accumulato nella lattazione precedente e permette il risanamento delle pareti ruminali, del fegato e della mammella dai patogeni. La durata standard (circa 60 giorni) è stata messa in discussione sperimentando gli effetti di periodi più brevi (circa 30 giorni) o addirittura del suo annullamento. L’annullamento ha sempre evidenziato effetti negativi sulle prestazioni produttive delle capre. Per quanto riguarda la corretta gestione alimentare durante l’asciutta, i fabbisogni nutrizionali della capra da latte fanno riferimento alla componente energetica, alla componente proteica e a quella vitaminica e minerale. Il fabbisogno energetico è dato dalla somma del fabbisogno di mantenimento e del fabbisogno per la gestazione. Per quanto riguarda i fabbisogni minerali, è necessario evitare eccessive quantità di calcio e mantenere il rapporto con il fosforo compreso tra 1,5 e 2. Per quanto riguarda il razionamento, nel primo periodo di asciutta è consigliato un alto apporto di fibra e un basso livello energetico; tale rapporto si inverte nell'ultimo mese a causa dell'aumento esponenziale dei fabbisogni e della riduzione dell'ingestione. Fondamentali sono il rapporto foraggio/concentrato, che in questa fase deve essere di circa 70:30, e il contenuto di NDF. I principali parametri che consentono di individuare eventuali errori gestionali e alimentari in asciutta sono il Body Condition Score (BCS) e il bilancio energetico (EB). I parametri sopra citati, risultano molto importanti per la prevenzione delle principali dismetabolie che affliggono il periodo di asciutta: la chetosi, l’acidosi ruminale e l’ipocalcemia. La chetosi è causata da una scorretta alimentazione ed è più comune nel caso di gravidanze plurigemellari. Quando l’energia richiesta dall’animale non è completamente soddisfatta, viene attinta dalle proprie riserve adipose che, tramite il fegato, vengono convertite in energia. I corpi chetonici derivanti, se non correttamente smaltiti, si accumulano e diventano tossici. L’acidosi ruminale consiste nell’abbassamento repentino del pH ruminale sotto 6,5–6,0, ed è causata principalmente dall’ingestione elevata di concentrati altamente fermentescibili. L'ipocalcemia, si manifesta quando i livelli di calcio nel sangue scendono sotto i 10 mg/dl e l'animale non è in grado di ristabilirne le concentrazioni nel sangue attraverso l'assorbimento intestinale o il riassorbimento osseo. È causata da una bassa integrazione di vitamina D nella dieta e da un rapporto Ca:P squilibrato. Per prevenirla è fondamentale avere bassi contenuti di Ca in razione, in modo da favorire l’attivazione dei meccanismi omeostatici e un corretto bilanciamento di cationi e anioni in razione (DCAD).

L'asciutta nella capra da latte: gestione alimentare e prevenzione delle dismetabolie

GALLINA, LORENZO
2020/2021

Abstract

L'asciutta è il periodo non produttivo della capra, durante il quale cessa il fenomeno fisiologico della lattazione iniziato dopo il parto. Dalla sua corretta gestione dipende gran parte del benessere dell’animale e le performance produttive nella lattazione successiva. La sua durata è variabile e dipende dalla razza, dalla gestione aziendale e da eventuali problematiche. Nelle razze ad elevata attitudine lattifera è di un bimestre/trimestre, mentre in razze autoctone e più rustiche, la durata può anche essere di sette mesi e più. La sospensione della mungitura consente al fegato di eliminare i grassi (trigliceridi) che ha accumulato nella lattazione precedente e permette il risanamento delle pareti ruminali, del fegato e della mammella dai patogeni. La durata standard (circa 60 giorni) è stata messa in discussione sperimentando gli effetti di periodi più brevi (circa 30 giorni) o addirittura del suo annullamento. L’annullamento ha sempre evidenziato effetti negativi sulle prestazioni produttive delle capre. Per quanto riguarda la corretta gestione alimentare durante l’asciutta, i fabbisogni nutrizionali della capra da latte fanno riferimento alla componente energetica, alla componente proteica e a quella vitaminica e minerale. Il fabbisogno energetico è dato dalla somma del fabbisogno di mantenimento e del fabbisogno per la gestazione. Per quanto riguarda i fabbisogni minerali, è necessario evitare eccessive quantità di calcio e mantenere il rapporto con il fosforo compreso tra 1,5 e 2. Per quanto riguarda il razionamento, nel primo periodo di asciutta è consigliato un alto apporto di fibra e un basso livello energetico; tale rapporto si inverte nell'ultimo mese a causa dell'aumento esponenziale dei fabbisogni e della riduzione dell'ingestione. Fondamentali sono il rapporto foraggio/concentrato, che in questa fase deve essere di circa 70:30, e il contenuto di NDF. I principali parametri che consentono di individuare eventuali errori gestionali e alimentari in asciutta sono il Body Condition Score (BCS) e il bilancio energetico (EB). I parametri sopra citati, risultano molto importanti per la prevenzione delle principali dismetabolie che affliggono il periodo di asciutta: la chetosi, l’acidosi ruminale e l’ipocalcemia. La chetosi è causata da una scorretta alimentazione ed è più comune nel caso di gravidanze plurigemellari. Quando l’energia richiesta dall’animale non è completamente soddisfatta, viene attinta dalle proprie riserve adipose che, tramite il fegato, vengono convertite in energia. I corpi chetonici derivanti, se non correttamente smaltiti, si accumulano e diventano tossici. L’acidosi ruminale consiste nell’abbassamento repentino del pH ruminale sotto 6,5–6,0, ed è causata principalmente dall’ingestione elevata di concentrati altamente fermentescibili. L'ipocalcemia, si manifesta quando i livelli di calcio nel sangue scendono sotto i 10 mg/dl e l'animale non è in grado di ristabilirne le concentrazioni nel sangue attraverso l'assorbimento intestinale o il riassorbimento osseo. È causata da una bassa integrazione di vitamina D nella dieta e da un rapporto Ca:P squilibrato. Per prevenirla è fondamentale avere bassi contenuti di Ca in razione, in modo da favorire l’attivazione dei meccanismi omeostatici e un corretto bilanciamento di cationi e anioni in razione (DCAD).
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