La mia tesi si concentra sul capitale umano femminile, in quanto è stato sede di approfondimento in molti corsi universitari. La lettura di articoli e report stilati a livello mondiale è stata la base per la costruzione del progetto di tesi: dal World Economic Forum all'ILO, dalle politiche dell'UE ai dati dell’European Institute for Gender Equality. Per poi leggere teorie economiche di Becker, Mincer e Schultz che hanno parlato di capitale umano a metà del secolo scorso. Gli obiettivi della tesi sono quelli di far trasparire quale sia la portata del fenomeno prima a livello mondiale attraverso la lettura di vari testi e articoli di istituzioni e di ricercatori, per poi concentrarsi a livello europeo e italiano su quali siano i dati e le riforme messe in atto, successivamente scendendo a livello regionale con qualche dato generale sul Piemonte e, infine, far emergere il fenomeno della condizione delle donne astigiane. La tendenza che emerge a livello globale si può estendere alle varie economie mondiali. Le donne sono spesso relegate a funzioni secondarie di cura della casa e dei figli, ciò è sostenuto dalle tradizioni culturali che vedono il soggetto femminile più propenso all’accudire l’altro. Tali tendenze hanno portato alla creazione del cosiddetto settore a segregazione femminile, ovvero ambiti professionali relativi ad assistenza, istruzione e pulizie, in generale settori a bassa retribuzione. La partecipazione delle donne alla vita pubblica non è ben consolidata in Italia, forse questo elemento è un ostacolo per le politiche di uguaglianza. La politica sulla parità di genere in Italia non ha mai elaborato una strategia efficace per favorire l'inclusione delle donne nel mercato del lavoro. Il nostro paese, in molti campi, è ancora lontano dal raggiungere risultati soddisfacenti in materia di uguaglianza di genere. Questo succedersi di riforme portano la donna ad essere maggiormente rispettata e tutelata, ma rimangono pur sempre degli aspetti sfavorevoli: la retribuzione mensile media delle donne ammonta a quasi un quinto in meno di quella degli uomini. Per tendere ad una parità di salario e di imprenditorialità tra i sessi si dovrebbero incrementare da un lato le politiche e dall’altro l’istruzione. Delineati tutti i punti necessari per formulare una teoria internazionale, la mia ricerca si sofferma sull’osservazione dei fenomeni sul nostro territorio. Per fare ciò mi sono servita di un questionario a cui hanno risposto 1000 donne astigiane. Tale metodo permette di fare ricerche anonime, ma soprattutto di estrarre un campione differenziato. Le domande somministrate vertono, nella parte generale, sull’età e sulla tipologia di professione. Nel caso di lavoratore si chiede il settore di appartenenza, la tipologia di contratto, l’equità in azienda e l’esperienza. Nella sezione successiva l’obiettivo è capire quale sia la percezione sul gender pay gap e, quindi, come sia strutturato il divario salariale in Italia, oltre a che le difficoltà incontrate dalle donne per arrivare ai vertici aziendali. Dopodiché, si è analizzata la situazione familiare della percezione delle mamme sulla divisione dei ruoli nella famiglia, sul carico familiare e sulla conciliazione tra la vita privata e quella lavorativa. Tale lavoro ha voluto essere l’inizio di una ricerca sempre più attuale che porti a sensibilizzare la popolazione sull’argomento.

Le donne: capitale umano sottovalutato

BORTOT, ELEONORA
2020/2021

Abstract

La mia tesi si concentra sul capitale umano femminile, in quanto è stato sede di approfondimento in molti corsi universitari. La lettura di articoli e report stilati a livello mondiale è stata la base per la costruzione del progetto di tesi: dal World Economic Forum all'ILO, dalle politiche dell'UE ai dati dell’European Institute for Gender Equality. Per poi leggere teorie economiche di Becker, Mincer e Schultz che hanno parlato di capitale umano a metà del secolo scorso. Gli obiettivi della tesi sono quelli di far trasparire quale sia la portata del fenomeno prima a livello mondiale attraverso la lettura di vari testi e articoli di istituzioni e di ricercatori, per poi concentrarsi a livello europeo e italiano su quali siano i dati e le riforme messe in atto, successivamente scendendo a livello regionale con qualche dato generale sul Piemonte e, infine, far emergere il fenomeno della condizione delle donne astigiane. La tendenza che emerge a livello globale si può estendere alle varie economie mondiali. Le donne sono spesso relegate a funzioni secondarie di cura della casa e dei figli, ciò è sostenuto dalle tradizioni culturali che vedono il soggetto femminile più propenso all’accudire l’altro. Tali tendenze hanno portato alla creazione del cosiddetto settore a segregazione femminile, ovvero ambiti professionali relativi ad assistenza, istruzione e pulizie, in generale settori a bassa retribuzione. La partecipazione delle donne alla vita pubblica non è ben consolidata in Italia, forse questo elemento è un ostacolo per le politiche di uguaglianza. La politica sulla parità di genere in Italia non ha mai elaborato una strategia efficace per favorire l'inclusione delle donne nel mercato del lavoro. Il nostro paese, in molti campi, è ancora lontano dal raggiungere risultati soddisfacenti in materia di uguaglianza di genere. Questo succedersi di riforme portano la donna ad essere maggiormente rispettata e tutelata, ma rimangono pur sempre degli aspetti sfavorevoli: la retribuzione mensile media delle donne ammonta a quasi un quinto in meno di quella degli uomini. Per tendere ad una parità di salario e di imprenditorialità tra i sessi si dovrebbero incrementare da un lato le politiche e dall’altro l’istruzione. Delineati tutti i punti necessari per formulare una teoria internazionale, la mia ricerca si sofferma sull’osservazione dei fenomeni sul nostro territorio. Per fare ciò mi sono servita di un questionario a cui hanno risposto 1000 donne astigiane. Tale metodo permette di fare ricerche anonime, ma soprattutto di estrarre un campione differenziato. Le domande somministrate vertono, nella parte generale, sull’età e sulla tipologia di professione. Nel caso di lavoratore si chiede il settore di appartenenza, la tipologia di contratto, l’equità in azienda e l’esperienza. Nella sezione successiva l’obiettivo è capire quale sia la percezione sul gender pay gap e, quindi, come sia strutturato il divario salariale in Italia, oltre a che le difficoltà incontrate dalle donne per arrivare ai vertici aziendali. Dopodiché, si è analizzata la situazione familiare della percezione delle mamme sulla divisione dei ruoli nella famiglia, sul carico familiare e sulla conciliazione tra la vita privata e quella lavorativa. Tale lavoro ha voluto essere l’inizio di una ricerca sempre più attuale che porti a sensibilizzare la popolazione sull’argomento.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/132545