L’argomento della presente tesi è incentrato su uno dei principali strumenti della contabilità ambientale: la Carbon Footprint. L’elaborato si occupa di discutere le sue origini e la metodologia di funzionamento, con particolare attenzione all’analisi che esplora le geografie e i drivers dei flussi di CO2 derivati dal commercio di beni che contengono virtualmente carbonio. Nel primo capitolo viene discussa l’importanza della misurazione e della quantificazione delle emissioni climalteranti antropiche, ottenibili tramite gli strumenti della contabilità ambientale. Viene approfondito il concetto di footprint, con particolare attenzione all’Ecological, alla Water e alla Carbon Footprint, e, con riferimento all’ultima, si analizzano la metodologia, i confini, le modalità e gli approcci. Per quanto riguarda la definizione della metodologia vengono valutati due standard: il Greenhouse Gas Protocol e l’ISO 14064; i confini concernono la lista dei gas climalteranti considerati nel conteggio della CF; le due modalità principali utilizzate per il calcolo della CF sono la Life Cycle Assessment e la Input-Output Analysis, di cui vengono evidenziati e confrontati i punti di forza. Infine, ci si sofferma sulla differenza fra l’approccio production-based e consumption-based per la contabilizzazione delle emissioni. Come ultimo step, il primo capitolo tratta il Protocollo di Kyoto, i paesi firmatari, le emissioni che considera, i meccanismi di flessibilità e i suoi limiti, primo fra i quali il carbon leakage. Il secondo capitolo è dedicato alle geografie della Carbon Footprint e si sofferma principalmente sul conteggio delle emissioni della Cina, una delle più grandi esportatrici nette di CO2, dell’Europa, una delle maggiori importatrici nette di CO2, e di quelle embodied nel commercio fra Cina e Stati Uniti e fra Cina ed Europa, due dei flussi commerciali globali che contengono virtualmente il maggior numero di emissioni climalteranti. Questo capitolo accenna anche al concetto di shared responsibilities, secondo cui l’imputabilità delle emissioni dev’essere spartita fra il paese esportatore e quello importatore. Infine, il terzo capitolo si occupa di illustrare una particolare metodologia impiegata in alcuni casi per misurare la Carbon Footprint in maniera più accurata, ovvero il modello Multi Regional Input-Output, confrontandolo con il modello base di Input-Output che lo ha originato, e presenta i principali drivers degli scambi di CO2, vale a dire le forze motrici delle sue geografie. In particolare, approfondisce il legame esistente fra le emissioni e lo sviluppo economico di un paese o di una regione geografica, verificando l’esistenza di una correlazione positiva fra i due, e fra le emissioni e i livelli di reddito e consumo di una nazione, dimostrando anche in questo caso la presenza di una forte dipendenza tra le prime e i secondi.
Analisi della Carbon Footprint del commercio mondiale in funzione dei drivers dello sviluppo, del reddito e dei consumi
BALESTRI, MONICA
2020/2021
Abstract
L’argomento della presente tesi è incentrato su uno dei principali strumenti della contabilità ambientale: la Carbon Footprint. L’elaborato si occupa di discutere le sue origini e la metodologia di funzionamento, con particolare attenzione all’analisi che esplora le geografie e i drivers dei flussi di CO2 derivati dal commercio di beni che contengono virtualmente carbonio. Nel primo capitolo viene discussa l’importanza della misurazione e della quantificazione delle emissioni climalteranti antropiche, ottenibili tramite gli strumenti della contabilità ambientale. Viene approfondito il concetto di footprint, con particolare attenzione all’Ecological, alla Water e alla Carbon Footprint, e, con riferimento all’ultima, si analizzano la metodologia, i confini, le modalità e gli approcci. Per quanto riguarda la definizione della metodologia vengono valutati due standard: il Greenhouse Gas Protocol e l’ISO 14064; i confini concernono la lista dei gas climalteranti considerati nel conteggio della CF; le due modalità principali utilizzate per il calcolo della CF sono la Life Cycle Assessment e la Input-Output Analysis, di cui vengono evidenziati e confrontati i punti di forza. Infine, ci si sofferma sulla differenza fra l’approccio production-based e consumption-based per la contabilizzazione delle emissioni. Come ultimo step, il primo capitolo tratta il Protocollo di Kyoto, i paesi firmatari, le emissioni che considera, i meccanismi di flessibilità e i suoi limiti, primo fra i quali il carbon leakage. Il secondo capitolo è dedicato alle geografie della Carbon Footprint e si sofferma principalmente sul conteggio delle emissioni della Cina, una delle più grandi esportatrici nette di CO2, dell’Europa, una delle maggiori importatrici nette di CO2, e di quelle embodied nel commercio fra Cina e Stati Uniti e fra Cina ed Europa, due dei flussi commerciali globali che contengono virtualmente il maggior numero di emissioni climalteranti. Questo capitolo accenna anche al concetto di shared responsibilities, secondo cui l’imputabilità delle emissioni dev’essere spartita fra il paese esportatore e quello importatore. Infine, il terzo capitolo si occupa di illustrare una particolare metodologia impiegata in alcuni casi per misurare la Carbon Footprint in maniera più accurata, ovvero il modello Multi Regional Input-Output, confrontandolo con il modello base di Input-Output che lo ha originato, e presenta i principali drivers degli scambi di CO2, vale a dire le forze motrici delle sue geografie. In particolare, approfondisce il legame esistente fra le emissioni e lo sviluppo economico di un paese o di una regione geografica, verificando l’esistenza di una correlazione positiva fra i due, e fra le emissioni e i livelli di reddito e consumo di una nazione, dimostrando anche in questo caso la presenza di una forte dipendenza tra le prime e i secondi.File | Dimensione | Formato | |
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