La tesi affronta l'elaborazione svolta da Antonio Gramsci sul tema della rivoluzione proletaria. Per comprendere al meglio le riflessioni dell'autore in merito al tema mi sono soffermato sugli articoli dell'autore, in particolare su «L'Urlo del Popolo», «Avanti!», «L'Ordine Nuovo» e su «L'Unità», nel periodo compreso fra il 1917 ed il 1925, partendo cioè dallo scoppio della rivoluzione bolscevica in Russia sino alla nascita della dittatura fascista in Italia. La tematica è affrontata sulla base di una divisione cronologica: il primo capitolo affronta gli anni della rivoluzione bolscevica, il 1917 e il 1918; il secondo copre il 1919 e il 1920, periodo del biennio rosso e dell'occupazione delle fabbriche in Italia; il terzo capitolo percorre gli anni dal 1921 al 1925, periodo che inizia con la fondazione del Partito comunista d'Italia e termina con l'inizio della dittatura mussoliniana. Ho deciso di interessarmi a tre aspetti principali analizzati dall'autore e incentrati sul tema della rivoluzione: l'individuazione delle cause storiche capaci di condurre allo scoppio di una rivoluzione; i mezzi e i metodi necessari da usare nel periodo della rivoluzione, e le caratteristiche che rendono la rivoluzione propriamente proletaria e socialista; infine il progetto futuro successivo alla rivoluzione, vale a dire la proposta alternativa allo stato borghese liberale. Forte attenzione è inoltre posta sulla tematica dell'organizzazione delle masse e sul tema dell' opposizione alla democrazia liberale come forma di espressione di libertà. Al termine dei tre capitoli svolgo alcune considerazioni conclusive. Per cogliere le specificità del pensiero gramsciano riprendo lo schema teorico proposto da Massimo Salvadori nel libro "L'utopia caduta". L'autore definisce nel pensiero di Marx tre principali antinomie, sulle cui differenze si innesteranno tutti i comunismi del ventesimo secolo: l'antinomia fra la necessità di un'avanguardia rivoluzionaria o l'autoliberazione delle masse, la differenza fra la necessità del ricorso alle armi o la possibilità di avere un contesto maturo e consapevole che permetta di saltare la fase violenta e portare direttamente alla nuova società, e infine l'antinomia fra centralizzazione e democrazia diretta. Considerando la posizione di Gramsci su queste antinomie si possono osservare i caratteri specifici del marxismo dell'autore: la necessità di organizzazione, disciplina e democrazia proletaria.

Antonio Gramsci e la rivoluzione proletaria, 1917-1925

CAMPO, FRANCESCO
2014/2015

Abstract

La tesi affronta l'elaborazione svolta da Antonio Gramsci sul tema della rivoluzione proletaria. Per comprendere al meglio le riflessioni dell'autore in merito al tema mi sono soffermato sugli articoli dell'autore, in particolare su «L'Urlo del Popolo», «Avanti!», «L'Ordine Nuovo» e su «L'Unità», nel periodo compreso fra il 1917 ed il 1925, partendo cioè dallo scoppio della rivoluzione bolscevica in Russia sino alla nascita della dittatura fascista in Italia. La tematica è affrontata sulla base di una divisione cronologica: il primo capitolo affronta gli anni della rivoluzione bolscevica, il 1917 e il 1918; il secondo copre il 1919 e il 1920, periodo del biennio rosso e dell'occupazione delle fabbriche in Italia; il terzo capitolo percorre gli anni dal 1921 al 1925, periodo che inizia con la fondazione del Partito comunista d'Italia e termina con l'inizio della dittatura mussoliniana. Ho deciso di interessarmi a tre aspetti principali analizzati dall'autore e incentrati sul tema della rivoluzione: l'individuazione delle cause storiche capaci di condurre allo scoppio di una rivoluzione; i mezzi e i metodi necessari da usare nel periodo della rivoluzione, e le caratteristiche che rendono la rivoluzione propriamente proletaria e socialista; infine il progetto futuro successivo alla rivoluzione, vale a dire la proposta alternativa allo stato borghese liberale. Forte attenzione è inoltre posta sulla tematica dell'organizzazione delle masse e sul tema dell' opposizione alla democrazia liberale come forma di espressione di libertà. Al termine dei tre capitoli svolgo alcune considerazioni conclusive. Per cogliere le specificità del pensiero gramsciano riprendo lo schema teorico proposto da Massimo Salvadori nel libro "L'utopia caduta". L'autore definisce nel pensiero di Marx tre principali antinomie, sulle cui differenze si innesteranno tutti i comunismi del ventesimo secolo: l'antinomia fra la necessità di un'avanguardia rivoluzionaria o l'autoliberazione delle masse, la differenza fra la necessità del ricorso alle armi o la possibilità di avere un contesto maturo e consapevole che permetta di saltare la fase violenta e portare direttamente alla nuova società, e infine l'antinomia fra centralizzazione e democrazia diretta. Considerando la posizione di Gramsci su queste antinomie si possono osservare i caratteri specifici del marxismo dell'autore: la necessità di organizzazione, disciplina e democrazia proletaria.
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