La solitudine genera esclusione dalla società, spesso rappresenta la sofferenza principale o comunque acuisce le problematiche degli individui già in difficoltà. IESA (Inserimento Eterofamiliare Supportato di Adulti sofferenti di disturbi psichici) è una modalità organizzativa e terapeutica per arginare la solitudine, andando oltre la logica istituzionale che divide ed allontana invece di connettere. Negli inserimenti sul territorio delle Asl TO3 e Asl TO 5 i risultati attesi si sono concretizzati, sono stati rilevati oltre all'incremento dei livelli di autonomia, relazionali, e di qualità della vita del paziente, la riduzione della sintomatologia psicopatologica, delle ricadute, dei dosaggi psicofarmacologici e più in generale una riduzione dello stigma e del pregiudizio correlati alla malattia. Le famiglie che ospitano o hanno ospitato pazienti riferiscono spesso di un arricchimento emozionale e relazionale. A tali risultati, invero incoraggianti e motivanti, si coniugano e riconoscono i limiti già rendicontati in letteratura e rilevati anche in questa esperienza: i drop out, fallimenti dei progetti di affido. Si può ipotizzare che ciò avvenga per svariati motivi, alcuni dei quali si possono sintetizzare nei seguenti : un errato abbinamento paziente-famiglia, difficoltà emergenti nel paziente stesso, fattori culturali e collegati al sistema di cura. Per quanto attiene allo stigma l'inserimento in famiglia ottiene i risultati più incoraggianti. La diminuzione della capacità della persona sofferente di far fronte alle richieste legate ai ruoli interpersonali, sociali e lavorativi e il conseguente stato di bisogno ad ampio raggio che ne deriva, contribuiscono a creare le condizioni per le quali il paziente psichiatrico si trova a indossare un abito sempre più stretto, contenitivo, come un bustino togli-fiato di rigide stecche di balena e dai mille e più laccetti costrittivi, come una camicia di forza, come gli alti muri di un manicomio. Lo stigma si reifica in abito, anche mentale, che copre, nasconde, separa, allontana, estrania. L'esclusione sociale si può, si dovrebbe, superare, sarebbe auspicabile superarla. Tra le risorse che possono essere impiegate per aiutare il malato psichico a reinserirsi nella comunità locale vi è l'inserimento eterofamiliare, grazie al quale il soggetto viene accolto da una famiglia, diversa da quella di origine, che svolge il ruolo di ¿facilitatore sociale¿, che garantisce sostegno affettivo, aiuto concreto nello svolgimento delle attività della vita quotidiana ed incoraggiamento a proseguire il percorso riabilitativo. Stralci dalle interviste della presente Ricerca evidenziano il ruolo delle famiglie accoglienti per superare lo stigma; la famiglia, il quotidiano, de-stigmatizza, rende familiare l'alieno. Nella situazione di inserimento eterofamiliare il concetto di coping ci sostiene sia in fase di analisi, studio, che di indirizzo in una possibile fase di intervento e sostegno alle famiglie. Lo studio e la disamina della letteratura sull'argomento del coping familiare, e sulle modalità familiari funzionali, ha indirizzato la mia ricerca. Mi attendevo di riscontrare nel campione delle mie famiglie più alti punteggi nelle strategie sostegno sociale e orientamento al problema.
Famiglie accoglienti: narrazioni quotidiane nelle esperienze IESA (Inserimento Eterofamiliare Supportato di Adulti sofferenti di disturbi psichici)
CAMEDDA, PATRIZIA
2012/2013
Abstract
La solitudine genera esclusione dalla società, spesso rappresenta la sofferenza principale o comunque acuisce le problematiche degli individui già in difficoltà. IESA (Inserimento Eterofamiliare Supportato di Adulti sofferenti di disturbi psichici) è una modalità organizzativa e terapeutica per arginare la solitudine, andando oltre la logica istituzionale che divide ed allontana invece di connettere. Negli inserimenti sul territorio delle Asl TO3 e Asl TO 5 i risultati attesi si sono concretizzati, sono stati rilevati oltre all'incremento dei livelli di autonomia, relazionali, e di qualità della vita del paziente, la riduzione della sintomatologia psicopatologica, delle ricadute, dei dosaggi psicofarmacologici e più in generale una riduzione dello stigma e del pregiudizio correlati alla malattia. Le famiglie che ospitano o hanno ospitato pazienti riferiscono spesso di un arricchimento emozionale e relazionale. A tali risultati, invero incoraggianti e motivanti, si coniugano e riconoscono i limiti già rendicontati in letteratura e rilevati anche in questa esperienza: i drop out, fallimenti dei progetti di affido. Si può ipotizzare che ciò avvenga per svariati motivi, alcuni dei quali si possono sintetizzare nei seguenti : un errato abbinamento paziente-famiglia, difficoltà emergenti nel paziente stesso, fattori culturali e collegati al sistema di cura. Per quanto attiene allo stigma l'inserimento in famiglia ottiene i risultati più incoraggianti. La diminuzione della capacità della persona sofferente di far fronte alle richieste legate ai ruoli interpersonali, sociali e lavorativi e il conseguente stato di bisogno ad ampio raggio che ne deriva, contribuiscono a creare le condizioni per le quali il paziente psichiatrico si trova a indossare un abito sempre più stretto, contenitivo, come un bustino togli-fiato di rigide stecche di balena e dai mille e più laccetti costrittivi, come una camicia di forza, come gli alti muri di un manicomio. Lo stigma si reifica in abito, anche mentale, che copre, nasconde, separa, allontana, estrania. L'esclusione sociale si può, si dovrebbe, superare, sarebbe auspicabile superarla. Tra le risorse che possono essere impiegate per aiutare il malato psichico a reinserirsi nella comunità locale vi è l'inserimento eterofamiliare, grazie al quale il soggetto viene accolto da una famiglia, diversa da quella di origine, che svolge il ruolo di ¿facilitatore sociale¿, che garantisce sostegno affettivo, aiuto concreto nello svolgimento delle attività della vita quotidiana ed incoraggiamento a proseguire il percorso riabilitativo. Stralci dalle interviste della presente Ricerca evidenziano il ruolo delle famiglie accoglienti per superare lo stigma; la famiglia, il quotidiano, de-stigmatizza, rende familiare l'alieno. Nella situazione di inserimento eterofamiliare il concetto di coping ci sostiene sia in fase di analisi, studio, che di indirizzo in una possibile fase di intervento e sostegno alle famiglie. Lo studio e la disamina della letteratura sull'argomento del coping familiare, e sulle modalità familiari funzionali, ha indirizzato la mia ricerca. Mi attendevo di riscontrare nel campione delle mie famiglie più alti punteggi nelle strategie sostegno sociale e orientamento al problema.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/132124