La seguente ricerca è incentrata su un'analisi filologica dei primi 15 capitoli del testo petroniano attraverso il confronto di quattro tra le numerose edizioni critiche del Satyricon, nello specifico l'ultima di Konrad Muller del 2003, quella di F. Buecheler del 1862, di P. Burman del 1709 e di M. Hadrianides del 1669. Il fine è essenzialmente duplice: se da un lato lo scopo naturale di qualsiasi lavoro filologico, pur nella limitatezza dei mezzi e delle conoscenze della presente esposizione, è una ricostruzione del testo antico quanto più possibile vicina all'originale, dall'altro non si può prescindere, soprattutto nel caso di Petronio, dallo studio degli interventi che nei secoli editori e viri docti hanno operato sul testo, secondo criteri di selezione o esclusione talora non più accettabili, eppure tuttora attivi nel determinare l'odierna ricezione del testo. Il Satyricon è insomma il risultato dell'incontro tra due forze parimenti vive e influenti: l'estro dell'autore come è stato perpetuato dalla tradizione manoscritta e l'uso che di essa è stato fatto da parte degli studiosi, che hanno dato origine, a loro volta, a mezzo di note, edizioni e congetture, a un intero secondo ramo della tradizione ¿ il ramo L - assai più abbondante dei codici sopravvissuti, e quindi indispensabile ai fini della ricostruzione filologica. Proprio la volontà di indagare almeno una parte del repertorio di scelte filologiche che in un considerevole arco temporale ha segnato la vita del Satyricon ha guidato la selezione, tra la sterminata letteratura filologica in merito, delle quattro edizioni sopracitate, che considererò come divise in due fronti. Il primo, cui appartengono le edizioni più recenti di Buecheler e Mueller, mi è parso sufficientemente rappresentativo del modo di procedere della filologia scientifica, nonostante si avverta ancora, a tratti, sia l'influenza di una autorevole ma spesso discutibile tradizione filologica, sia la tentazione a intervenire laddove il testo risulti poco chiaro o ridondante o comunque non conforme ai canoni di un Petronio più congetturale che reale, soprattutto nel caso dell'edizione di Mueller. Hadrianides e Burman sono invece testimoni di un metodo di ricostruzione prescientifico, che, seppure non privo di intuizioni personali anche brillanti e comunque meritevole per aver tramandato e conservato nei secoli l'opera, ha tuttavia contribuito alla perdita della memoria delle fonti più antiche, alla mescolanza inopportuna tra lezioni tradite e congetture, e, in sostanza, a rendere talora un po' più gravosa per i moderni l'azione di discernimento tra alternative più o meno attendibili. Dal punto di vista strutturale, l'esposizione è articolata in tre sezioni: la prima è occupata da una breve descrizione dei testimoni dei rami O e L; nella seconda, a una traduzione italiana basata sul testo di Mueller si accompagna la discussione filologica dei passi problematici segnalati in apparato da questo editore, a confronto con le scelte testuali degli altri tre; infine, seguono le conclusioni sul metodo di lavoro adottato dalle edizioni prese in esame, un giudizio sulle medesime e riflessioni più generali sullo stato della questione petroniana.

Satyricon 1-15: traduzione e commento filologico

LANCELLOTTA, EUGENIA
2011/2012

Abstract

La seguente ricerca è incentrata su un'analisi filologica dei primi 15 capitoli del testo petroniano attraverso il confronto di quattro tra le numerose edizioni critiche del Satyricon, nello specifico l'ultima di Konrad Muller del 2003, quella di F. Buecheler del 1862, di P. Burman del 1709 e di M. Hadrianides del 1669. Il fine è essenzialmente duplice: se da un lato lo scopo naturale di qualsiasi lavoro filologico, pur nella limitatezza dei mezzi e delle conoscenze della presente esposizione, è una ricostruzione del testo antico quanto più possibile vicina all'originale, dall'altro non si può prescindere, soprattutto nel caso di Petronio, dallo studio degli interventi che nei secoli editori e viri docti hanno operato sul testo, secondo criteri di selezione o esclusione talora non più accettabili, eppure tuttora attivi nel determinare l'odierna ricezione del testo. Il Satyricon è insomma il risultato dell'incontro tra due forze parimenti vive e influenti: l'estro dell'autore come è stato perpetuato dalla tradizione manoscritta e l'uso che di essa è stato fatto da parte degli studiosi, che hanno dato origine, a loro volta, a mezzo di note, edizioni e congetture, a un intero secondo ramo della tradizione ¿ il ramo L - assai più abbondante dei codici sopravvissuti, e quindi indispensabile ai fini della ricostruzione filologica. Proprio la volontà di indagare almeno una parte del repertorio di scelte filologiche che in un considerevole arco temporale ha segnato la vita del Satyricon ha guidato la selezione, tra la sterminata letteratura filologica in merito, delle quattro edizioni sopracitate, che considererò come divise in due fronti. Il primo, cui appartengono le edizioni più recenti di Buecheler e Mueller, mi è parso sufficientemente rappresentativo del modo di procedere della filologia scientifica, nonostante si avverta ancora, a tratti, sia l'influenza di una autorevole ma spesso discutibile tradizione filologica, sia la tentazione a intervenire laddove il testo risulti poco chiaro o ridondante o comunque non conforme ai canoni di un Petronio più congetturale che reale, soprattutto nel caso dell'edizione di Mueller. Hadrianides e Burman sono invece testimoni di un metodo di ricostruzione prescientifico, che, seppure non privo di intuizioni personali anche brillanti e comunque meritevole per aver tramandato e conservato nei secoli l'opera, ha tuttavia contribuito alla perdita della memoria delle fonti più antiche, alla mescolanza inopportuna tra lezioni tradite e congetture, e, in sostanza, a rendere talora un po' più gravosa per i moderni l'azione di discernimento tra alternative più o meno attendibili. Dal punto di vista strutturale, l'esposizione è articolata in tre sezioni: la prima è occupata da una breve descrizione dei testimoni dei rami O e L; nella seconda, a una traduzione italiana basata sul testo di Mueller si accompagna la discussione filologica dei passi problematici segnalati in apparato da questo editore, a confronto con le scelte testuali degli altri tre; infine, seguono le conclusioni sul metodo di lavoro adottato dalle edizioni prese in esame, un giudizio sulle medesime e riflessioni più generali sullo stato della questione petroniana.
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