Questa tesi di laurea si propone di analizzare alcuni aspetti della situazione scultorea romana di fine Seicento e inizio Settecento. A questo scopo si è posta particolare attenzione alla figura dello scultore Pierre Le Gros. Questi, infatti, era il più importante scultore attivo nella Roma di quegli anni e la sua opera può considerarsi esemplare del particolare momento che la scultura romana stava attraversando. Pierre Le Gros nacque a Parigi nel 1666, ma dal 1690 si trasferì a Roma per studiare all'Accademia di Francia. Qui rimase per il resto della vita, salvo brevi soggiorni in patria. Nel 1695, trasgredendo le regole dell'Accademia, Le Gros accettò di nascosto di eseguire un gruppo scultoreo per i Gesuiti (La Religione che abbatte l'Eresia per l'altare di Sant'Ignazio nella chiesa del Gesù) e per questo fu espulso dall'istituzione francese. Da questo momento iniziò per lui un intenso periodo ricco di commissioni, che gli provennero da ordini religiosi, come i Gesuiti e i Domenicani, da privati, come il cardinale Bouillon, e dalla corte pontificia. Alcune tra le opere più importanti e significative che eseguì per la Compagnia di Gesù sono il Beato Stanislao Kostka sul letto di morte, opera di grande effetto per i marmi policromi di cui è costituita e per il particolare momento rappresentato, e il San Francesco Saverio, per la chiesa di Sant'Apollinare. Su commissione dei Domenicani, e in particolare del generale Antonin Cloche, realizzò il sarcofago di san Pio V in Santa Maria Maggiore, il monumento funebre al cardinale Casanate e la statua dello stesso cardinale, successivamente posta nella biblioteca Casanatense. Inoltre è di Le Gros il San Domenico della tribuna di San Pietro, commissionato dai domenicani in onore del loro fondatore. Le Gros prese parte anche alla più importante impresa artistica dell'epoca: la serie delle statue degli apostoli per la navata maggiore della basilica di San Giovanni in Laterano. Lo scultore francese eseguì le statue di San Tommaso e di San Bartolomeo. Sebbene fosse lo scultore che, tra i sette coinvolti nella serie, si oppose maggiormente alle direttive di Carlo Maratta, il pittore incaricato di fornire i disegni delle statue, dovette in parte conformarsi allo stile dell'impresa. Come nel caso di molti scultori dell'epoca, che registra in generale un declino dello status dello scultore, Le Gros dovette spesso lavorare in cantieri diretti da architetti, come nel caso di quelli degli altari di Sant'Ignazio e San Luigi Gonzaga, diretti da Andrea Pozzo. Per questi motivi studiare l'opera di Pierre Le Gros è importante nell'analisi di questo determinato periodo artistico, spesso adombrato dalla grandiosità della precedente epoca barocca. Anche dal punto di vista stilistico, Le Gros sembra guardare al nuovo secolo: la delicatezza e le caratteristiche pittoriche della sua opera aprono la strada alla scultura del Settecento, meno estrosa e teatrale rispetto al secolo precedente. Tuttavia è opportuno rilevare che il dinamismo e altri aspetti del barocco si ritrovano ancora nella scultura di Le Gros, che sembra quindi rappresentare bene il passaggio tra i due secoli.

Pierre Le Gros e le committenze a Roma intorno al 1700

MEZZERA, SILVIA
2011/2012

Abstract

Questa tesi di laurea si propone di analizzare alcuni aspetti della situazione scultorea romana di fine Seicento e inizio Settecento. A questo scopo si è posta particolare attenzione alla figura dello scultore Pierre Le Gros. Questi, infatti, era il più importante scultore attivo nella Roma di quegli anni e la sua opera può considerarsi esemplare del particolare momento che la scultura romana stava attraversando. Pierre Le Gros nacque a Parigi nel 1666, ma dal 1690 si trasferì a Roma per studiare all'Accademia di Francia. Qui rimase per il resto della vita, salvo brevi soggiorni in patria. Nel 1695, trasgredendo le regole dell'Accademia, Le Gros accettò di nascosto di eseguire un gruppo scultoreo per i Gesuiti (La Religione che abbatte l'Eresia per l'altare di Sant'Ignazio nella chiesa del Gesù) e per questo fu espulso dall'istituzione francese. Da questo momento iniziò per lui un intenso periodo ricco di commissioni, che gli provennero da ordini religiosi, come i Gesuiti e i Domenicani, da privati, come il cardinale Bouillon, e dalla corte pontificia. Alcune tra le opere più importanti e significative che eseguì per la Compagnia di Gesù sono il Beato Stanislao Kostka sul letto di morte, opera di grande effetto per i marmi policromi di cui è costituita e per il particolare momento rappresentato, e il San Francesco Saverio, per la chiesa di Sant'Apollinare. Su commissione dei Domenicani, e in particolare del generale Antonin Cloche, realizzò il sarcofago di san Pio V in Santa Maria Maggiore, il monumento funebre al cardinale Casanate e la statua dello stesso cardinale, successivamente posta nella biblioteca Casanatense. Inoltre è di Le Gros il San Domenico della tribuna di San Pietro, commissionato dai domenicani in onore del loro fondatore. Le Gros prese parte anche alla più importante impresa artistica dell'epoca: la serie delle statue degli apostoli per la navata maggiore della basilica di San Giovanni in Laterano. Lo scultore francese eseguì le statue di San Tommaso e di San Bartolomeo. Sebbene fosse lo scultore che, tra i sette coinvolti nella serie, si oppose maggiormente alle direttive di Carlo Maratta, il pittore incaricato di fornire i disegni delle statue, dovette in parte conformarsi allo stile dell'impresa. Come nel caso di molti scultori dell'epoca, che registra in generale un declino dello status dello scultore, Le Gros dovette spesso lavorare in cantieri diretti da architetti, come nel caso di quelli degli altari di Sant'Ignazio e San Luigi Gonzaga, diretti da Andrea Pozzo. Per questi motivi studiare l'opera di Pierre Le Gros è importante nell'analisi di questo determinato periodo artistico, spesso adombrato dalla grandiosità della precedente epoca barocca. Anche dal punto di vista stilistico, Le Gros sembra guardare al nuovo secolo: la delicatezza e le caratteristiche pittoriche della sua opera aprono la strada alla scultura del Settecento, meno estrosa e teatrale rispetto al secolo precedente. Tuttavia è opportuno rilevare che il dinamismo e altri aspetti del barocco si ritrovano ancora nella scultura di Le Gros, che sembra quindi rappresentare bene il passaggio tra i due secoli.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/132096