L'obiettivo di questa ricerca è quello di stabilire quali siano gli stereotipi più ricorrenti dell'italiano all'estero, traendo ispirazione dagli studi di Katz e Braly del 1933. Uno degli scopi finali è quello di tentare di capire, alla luce dei risultati ottenuti, se alcune variabili illustrative, come la nazionalità, l'età, il genere e il fatto di conoscere un italiano o meno possano influire sulla valutazione che viene fatta degli italiani. Nella sezione teorica, di cui fanno parte i primi due capitoli, vengono presentate alcune definizioni di stereotipo che rispecchiano due diverse concezioni teoriche incentrate rispettivamente sull'inacuratezza e sul processo di categorizzazione. Inoltre viene aperta una parentesi sui tipi di stereotipo etnico e di genere. Oltre a fornirne una definizione, vengono riportati anche alcuni studi i cui risultati inducono ad interessanti riflessioni sulle ricadute pratiche legate all'attivazione di tali stereotipi, come per esempio la correlazione tra genere e rendimenti in materie scientifiche. Strettamente connessi a questa tematica sono il concetto di pregiudizio e discriminazione, di cui vengono fornite le rispettive definizioni. A seguire viene esposta una rassegna delle principali teorie tra cui la visione psicodinamica di Adorno e quella cognitivista di Allport che introduce l'idea di categorizzazione. Questo concetto richiama la cognizione sociale a cui viene dedicato un paragrafo che contiene anche la descrizione degli esperimenti condotti da Tajfel. Il secondo capitolo, invece, è dedicato alla tecniche utilizzate per l'analisi degli stereotipi in cui vengono citati alcuni esperimenti di studiosi: la lista di aggettivi di Katz e Braly (1933) per quanto riguarda il contenuto degli stereotipi etnici di alcuni studenti di un'università americana. Viene fatto riferimento al concetto di accuratezza ed in accuratezza degli stereotipi. Gli studi di Devine, Fazio, Bargh, Chen e Burrows, vengono, invece, citati per l'aspetto automatico o controllato dell'attivazione dei procedimenti stereotipici. Si fa riferimento anche ai meccanismi di difese per il mantenimento degli stereotipi. Il capitolo si conclude con l'illustrazione di alcune metodi riguardanti la riduzione del pregiudizio. L'ultima parte, che corrisponde al terzo capitolo, è incentrata sul lavoro di ricerca: viene presentato il questionario e descritti i partecipanti. Nella sezione dedicata ai risultati sono presentati i dati ricavati, analizzati dal programma Alceste, strumento di analisi statistica di testi linguistici, che permette di individuare dei cluster, ovvero delle unità di contesto elementari (U.c.e.). I cluster sono stati nominati in base alle parole che contengono, cioè quelle con un X2 elevato che indica la frequenza con cui queste vengono citate e che sono, perciò, più rappresentative del cluster stesso. In questo caso ne sono stati ricavati due: il primo, più astratto, rappresentato da parole che rimandano all'aspetto caratteriale degli italiani, il secondo, più concreto, agli oggetti simbolo dell'¿italianità¿. I cluster oltre a contenere le parole più rappresentative, contengono anche alcune variabili illustrative. Inoltre le parole ottenute sono state suddivise per aree tematiche per avere una visione d'insieme maggiormente chiara ed evocativa.
Italians- Lo stereotipo degli italiani all'estero. Una ricerca esplorativa.
MAQUIGNAZ, CARLOTTA
2011/2012
Abstract
L'obiettivo di questa ricerca è quello di stabilire quali siano gli stereotipi più ricorrenti dell'italiano all'estero, traendo ispirazione dagli studi di Katz e Braly del 1933. Uno degli scopi finali è quello di tentare di capire, alla luce dei risultati ottenuti, se alcune variabili illustrative, come la nazionalità, l'età, il genere e il fatto di conoscere un italiano o meno possano influire sulla valutazione che viene fatta degli italiani. Nella sezione teorica, di cui fanno parte i primi due capitoli, vengono presentate alcune definizioni di stereotipo che rispecchiano due diverse concezioni teoriche incentrate rispettivamente sull'inacuratezza e sul processo di categorizzazione. Inoltre viene aperta una parentesi sui tipi di stereotipo etnico e di genere. Oltre a fornirne una definizione, vengono riportati anche alcuni studi i cui risultati inducono ad interessanti riflessioni sulle ricadute pratiche legate all'attivazione di tali stereotipi, come per esempio la correlazione tra genere e rendimenti in materie scientifiche. Strettamente connessi a questa tematica sono il concetto di pregiudizio e discriminazione, di cui vengono fornite le rispettive definizioni. A seguire viene esposta una rassegna delle principali teorie tra cui la visione psicodinamica di Adorno e quella cognitivista di Allport che introduce l'idea di categorizzazione. Questo concetto richiama la cognizione sociale a cui viene dedicato un paragrafo che contiene anche la descrizione degli esperimenti condotti da Tajfel. Il secondo capitolo, invece, è dedicato alla tecniche utilizzate per l'analisi degli stereotipi in cui vengono citati alcuni esperimenti di studiosi: la lista di aggettivi di Katz e Braly (1933) per quanto riguarda il contenuto degli stereotipi etnici di alcuni studenti di un'università americana. Viene fatto riferimento al concetto di accuratezza ed in accuratezza degli stereotipi. Gli studi di Devine, Fazio, Bargh, Chen e Burrows, vengono, invece, citati per l'aspetto automatico o controllato dell'attivazione dei procedimenti stereotipici. Si fa riferimento anche ai meccanismi di difese per il mantenimento degli stereotipi. Il capitolo si conclude con l'illustrazione di alcune metodi riguardanti la riduzione del pregiudizio. L'ultima parte, che corrisponde al terzo capitolo, è incentrata sul lavoro di ricerca: viene presentato il questionario e descritti i partecipanti. Nella sezione dedicata ai risultati sono presentati i dati ricavati, analizzati dal programma Alceste, strumento di analisi statistica di testi linguistici, che permette di individuare dei cluster, ovvero delle unità di contesto elementari (U.c.e.). I cluster sono stati nominati in base alle parole che contengono, cioè quelle con un X2 elevato che indica la frequenza con cui queste vengono citate e che sono, perciò, più rappresentative del cluster stesso. In questo caso ne sono stati ricavati due: il primo, più astratto, rappresentato da parole che rimandano all'aspetto caratteriale degli italiani, il secondo, più concreto, agli oggetti simbolo dell'¿italianità¿. I cluster oltre a contenere le parole più rappresentative, contengono anche alcune variabili illustrative. Inoltre le parole ottenute sono state suddivise per aree tematiche per avere una visione d'insieme maggiormente chiara ed evocativa.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/132072