Le missioni spaziali si sono evolute nel tempo trasformandosi in veri e propri laboratori scientifici, dove i membri dell’equipaggio vivono per molti mesi in condizioni molto diverse dall’ambiente terrestre cui erano abituati. Ciò ha permesso di evidenziare come la permanenza in microgravità induca adattamenti fisiologici riscontrabili in diversi apparati e sistemi del corpo umano, quali muscoloscheletrico, respiratorio, cardiocircolatorio, vestibolare, visivo, neuromotorio e cognitivo. Analizzando tali cambiamenti riscontrati, si evince come questi adattamenti siano definibili “decondizionamenti” in quanto sfavorevoli alla vita sulla Terra in base a come si è evoluto l’essere umano. Sono, inoltre, state messe in evidenza come alcuni di questi adattamenti possano variare in funzione della differenza fisiologica tra uomo e donna, la cui comprensione è di fondamentale importanza nell’ambiente estremo dello spazio. La ricerca biomedica spaziale è importante non solo per le condizioni di salute dell’equipaggio ma anche per la vita sulla Terra; approfondendo le conoscenze inerenti alcune patologie riscontrabili anche nella popolazione terrestre. Per contrastare gli effetti indesiderati e migliorare la sicurezza e la salute dell’equipaggio sono previsti protocolli di allenamento personalizzati in funzione delle caratteristiche fisiologiche e biomeccaniche dei soggetti. Il programma di allenamento è suddiviso in una fase iniziale di pre-volo nella quale si sperimentano simulazioni di microgravità in ambiente subacqueo o con il volo parabolico, una seconda fase durante il volo in cui si prevedono allenamenti giornalieri con attrezzature differenti da quelle utilizzate normalmente, funzionali a compensare la mancanza di peso avvertita dall’astronauta. Al rientro a Terra segue la terza ed ultima fase di riabilitazione motoria per correggere i cambiamenti dovuti all'adattamento alla microgravità e riportare l’astronauta ai livelli di performance pre-volo.

Analisi della prestazione fisica in microgravità

GARRONE, LUCA
2021/2022

Abstract

Le missioni spaziali si sono evolute nel tempo trasformandosi in veri e propri laboratori scientifici, dove i membri dell’equipaggio vivono per molti mesi in condizioni molto diverse dall’ambiente terrestre cui erano abituati. Ciò ha permesso di evidenziare come la permanenza in microgravità induca adattamenti fisiologici riscontrabili in diversi apparati e sistemi del corpo umano, quali muscoloscheletrico, respiratorio, cardiocircolatorio, vestibolare, visivo, neuromotorio e cognitivo. Analizzando tali cambiamenti riscontrati, si evince come questi adattamenti siano definibili “decondizionamenti” in quanto sfavorevoli alla vita sulla Terra in base a come si è evoluto l’essere umano. Sono, inoltre, state messe in evidenza come alcuni di questi adattamenti possano variare in funzione della differenza fisiologica tra uomo e donna, la cui comprensione è di fondamentale importanza nell’ambiente estremo dello spazio. La ricerca biomedica spaziale è importante non solo per le condizioni di salute dell’equipaggio ma anche per la vita sulla Terra; approfondendo le conoscenze inerenti alcune patologie riscontrabili anche nella popolazione terrestre. Per contrastare gli effetti indesiderati e migliorare la sicurezza e la salute dell’equipaggio sono previsti protocolli di allenamento personalizzati in funzione delle caratteristiche fisiologiche e biomeccaniche dei soggetti. Il programma di allenamento è suddiviso in una fase iniziale di pre-volo nella quale si sperimentano simulazioni di microgravità in ambiente subacqueo o con il volo parabolico, una seconda fase durante il volo in cui si prevedono allenamenti giornalieri con attrezzature differenti da quelle utilizzate normalmente, funzionali a compensare la mancanza di peso avvertita dall’astronauta. Al rientro a Terra segue la terza ed ultima fase di riabilitazione motoria per correggere i cambiamenti dovuti all'adattamento alla microgravità e riportare l’astronauta ai livelli di performance pre-volo.
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