Nel corso dei secoli i siti minerari hanno avuto un ruolo fondamentale nel consentire all’uomo l’accesso alle risorse metalliche. La mobilità di metalli pesanti nel suolo e nella soluzione interstiziale è influenzata da diversi parametri come: pH, potenziale redox, presenza di specie organiche, presenza di minerali con elevata capacità di adsorbimento quali ossidi di Fe e Mn, tessitura del terreno. Le attività minerarie talvolta possono modificare alcuni di questi parametri alterando così la mobilità e la conseguente biodisponibilità dei metalli pesanti presenti. E’ inoltre necessario comprendere la speciazione in cui l’elemento è presente così da poterne valutare la potenziale tossicità. Questo studio è focalizzato sulla mobilità e la possibile immobilizzazione attraverso alcune tecniche quali la phytostabilizzazione relative a due elementi: arsenico e mercurio, raccogliendo per ciascuno diverse prove sperimentali ottenute da sedimenti di siti minerari presenti in diverse zone del globo (Spagna, Canada, Italia, Ecuador, etc). L’arsenico è un semi-metallo che viene indicato come metallo pesante a causa del suo comportamento simile agli altri metalli pesanti. Esso è presente per la maggior parte nei suoli come arsenopirite, essa risulta spesso roccia di scarto in alcune miniere. L’esposizione del minerale all’ossigeno atmosferico porta ad un processo di ossidazione che spesso mobilita l’arsenico come As(III) o As(V), entrambe risultano specie tossiche per gli esseri viventi. Il mercurio è naturalmente presente nei suoli come cinabro (HgS) ma le attività antropogeniche possono aumentarne la concentrazione in una ben determinata zona. Infatti, il mercurio metallico è usato nell’estrazione di metalli preziosi come l’oro data la sua capacità di formare un amalgama con esso. La contaminazione da mercurio è particolarmente presente in aree nelle quali sono presenti bacini idrici vista la capacità degli organismi acquatici di accumulare e biomagnificare lungo la catena alimentare il metilmercurio. Nell’estrazione dell’oro, oltre l’uso del mercurio, è spesso usato, soprattutto nelle miniere d’oro artigianali, il processo di cianurazione. Il cianuro, se non adeguatamente trattato, oltre ad essere tossico di per sé, può formare il composto Hg(CN)2 che risulta solubile e, quindi, biodisponibile.

Mobilità e biodisponibilità di metalli pesanti in siti minerari

COMAZZI, RICCARDO
2020/2021

Abstract

Nel corso dei secoli i siti minerari hanno avuto un ruolo fondamentale nel consentire all’uomo l’accesso alle risorse metalliche. La mobilità di metalli pesanti nel suolo e nella soluzione interstiziale è influenzata da diversi parametri come: pH, potenziale redox, presenza di specie organiche, presenza di minerali con elevata capacità di adsorbimento quali ossidi di Fe e Mn, tessitura del terreno. Le attività minerarie talvolta possono modificare alcuni di questi parametri alterando così la mobilità e la conseguente biodisponibilità dei metalli pesanti presenti. E’ inoltre necessario comprendere la speciazione in cui l’elemento è presente così da poterne valutare la potenziale tossicità. Questo studio è focalizzato sulla mobilità e la possibile immobilizzazione attraverso alcune tecniche quali la phytostabilizzazione relative a due elementi: arsenico e mercurio, raccogliendo per ciascuno diverse prove sperimentali ottenute da sedimenti di siti minerari presenti in diverse zone del globo (Spagna, Canada, Italia, Ecuador, etc). L’arsenico è un semi-metallo che viene indicato come metallo pesante a causa del suo comportamento simile agli altri metalli pesanti. Esso è presente per la maggior parte nei suoli come arsenopirite, essa risulta spesso roccia di scarto in alcune miniere. L’esposizione del minerale all’ossigeno atmosferico porta ad un processo di ossidazione che spesso mobilita l’arsenico come As(III) o As(V), entrambe risultano specie tossiche per gli esseri viventi. Il mercurio è naturalmente presente nei suoli come cinabro (HgS) ma le attività antropogeniche possono aumentarne la concentrazione in una ben determinata zona. Infatti, il mercurio metallico è usato nell’estrazione di metalli preziosi come l’oro data la sua capacità di formare un amalgama con esso. La contaminazione da mercurio è particolarmente presente in aree nelle quali sono presenti bacini idrici vista la capacità degli organismi acquatici di accumulare e biomagnificare lungo la catena alimentare il metilmercurio. Nell’estrazione dell’oro, oltre l’uso del mercurio, è spesso usato, soprattutto nelle miniere d’oro artigianali, il processo di cianurazione. Il cianuro, se non adeguatamente trattato, oltre ad essere tossico di per sé, può formare il composto Hg(CN)2 che risulta solubile e, quindi, biodisponibile.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/131987