Il calcio è sicuramente uno degli sport più diffusi in tutto il mondo, se non il più diffuso. Ogni paese ha il suo campionato e le sue leghe. Tutte queste sono accomunate da uno stesso regolamento, che le società devono rispettare. Per società di calcio si intende sempre l'insieme della squadra (formata dai giocatori, dall'allenatore e dallo staff), del suo apparato amministrativo e del suo organigramma dirigenziale. All'interno delle società di calcio, esclusi giocatori e staff che hanno un compito ben definito, sono essenziali le figure del presidente, dell'amministratore delegato, del direttore generale e del direttore sportivo. Il loro compito non è solo quello di gestire le squadre (perché bisogna tenere in considerazione non solo la Prima squadra, ma anche le giovanili), ma anche quello di amministrare le finanze della società e far in modo che il bilancio sia chiuso sempre in positivo. Inoltre con gli anni è cambiato il calcio, ma è cambiato anche il modo di gestirlo e alcune società hanno deciso anche di entrare in borsa. Per questo motivo le società più importanti hanno all'interno della gestione anche un Consiglio di Amministrazione, che le accomuna e non poco a delle vere e proprie aziende. Con questa tesi si è voluto mettere a confronto la situazione delle società di calcio italiane con quelle straniere e in particolar modo con quelle inglesi, tedesche e spagnole. L'obiettivo è quello di paragonare il momento non positivo, sia dal punto di vista dei risultati che economico, dei club italiani con quello brillante degli altri tre principali campionati europei. Tutto questo in vista del fair-play finanziario, tanto voluto dalla Uefa e dal suo presidente Platinì, che porterà tutte le società europee entro il 2018 ad avere un bilancio quantomeno paritario tra le entrate e le uscite. In particolar modo le inglesi e le tedesche partono con dei vantaggi dovuti al tipo di entrate e le amministrazioni delle società di calcio italiano devono adeguarsi e hanno solo cinque anni per potersi mettere a pari con il resto dell'Europa che conta.
Il fair-play finanziario voluto dalla UEFA: società italiane a confronto con quelle estere
DE DONNO, LUDOVICO
2011/2012
Abstract
Il calcio è sicuramente uno degli sport più diffusi in tutto il mondo, se non il più diffuso. Ogni paese ha il suo campionato e le sue leghe. Tutte queste sono accomunate da uno stesso regolamento, che le società devono rispettare. Per società di calcio si intende sempre l'insieme della squadra (formata dai giocatori, dall'allenatore e dallo staff), del suo apparato amministrativo e del suo organigramma dirigenziale. All'interno delle società di calcio, esclusi giocatori e staff che hanno un compito ben definito, sono essenziali le figure del presidente, dell'amministratore delegato, del direttore generale e del direttore sportivo. Il loro compito non è solo quello di gestire le squadre (perché bisogna tenere in considerazione non solo la Prima squadra, ma anche le giovanili), ma anche quello di amministrare le finanze della società e far in modo che il bilancio sia chiuso sempre in positivo. Inoltre con gli anni è cambiato il calcio, ma è cambiato anche il modo di gestirlo e alcune società hanno deciso anche di entrare in borsa. Per questo motivo le società più importanti hanno all'interno della gestione anche un Consiglio di Amministrazione, che le accomuna e non poco a delle vere e proprie aziende. Con questa tesi si è voluto mettere a confronto la situazione delle società di calcio italiane con quelle straniere e in particolar modo con quelle inglesi, tedesche e spagnole. L'obiettivo è quello di paragonare il momento non positivo, sia dal punto di vista dei risultati che economico, dei club italiani con quello brillante degli altri tre principali campionati europei. Tutto questo in vista del fair-play finanziario, tanto voluto dalla Uefa e dal suo presidente Platinì, che porterà tutte le società europee entro il 2018 ad avere un bilancio quantomeno paritario tra le entrate e le uscite. In particolar modo le inglesi e le tedesche partono con dei vantaggi dovuti al tipo di entrate e le amministrazioni delle società di calcio italiano devono adeguarsi e hanno solo cinque anni per potersi mettere a pari con il resto dell'Europa che conta.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/131903