Giorgio Manganelli ha avuto nel corso degli anni un interesse costante e attivo per il teatro. Un teatro lontano dalle concezioni tradizionali e psicologiche, luogo privilegiato dove svolgere un rito che avesse nella parola, autentica sovrana della scena, la sua divinità da celebrare. Analizzata alla luce di questa attenzione per il teatro, anche la sua poetica della ¿letteratura come menzogna¿ manifesta una potente affinità con una teatralità intesa come assenza di immedesimazione ma capacità perfetta di fingere le passioni umane attraverso degli strumenti che saranno quelli della retorica per gli scrittori e quelli della tecnica recitativa per gli attori. Attraverso poi la redazione di un piccolo (e necessariamente incompleto) dizionario teatrale, si sono individuate alcune voci che illuminassero per scorci alcuni aspetti e personaggi chiave per comprendere maggiormente le opere e la concezione teatrale di Manganelli. Infine, è stata presentata e analizzata nei suoi risvolti drammaturgici la sua produzione per il teatro, ora raccolta in Tragedie da leggere cui vanno aggiunte le Interviste impossibili radiofoniche, per poi affrontare e spiegare gli spettacoli tratti sia da queste sue opere sia da altri testi di Manganelli non espressamente nati per il teatro. Da questa ricognizione, sono emersi due aspetti: lo scarso radicamento del teatro di Manganelli nel panorama italiano ma anche la sotterranea vitalità di questa sua visione teatrale precisa e peculiare che ha avuto anche importanti ammiratori come Carmelo Bene e Marisa Fabbri o recentemente di un gruppo di avanguardia come i Fanny & Alexander e che ancora riserva (e potrà riservare) interessanti e proficui sviluppi nel futuro.

La parola sovrana. Giorgio Manganelli e il teatro

CARDINI, GABRIELE
2011/2012

Abstract

Giorgio Manganelli ha avuto nel corso degli anni un interesse costante e attivo per il teatro. Un teatro lontano dalle concezioni tradizionali e psicologiche, luogo privilegiato dove svolgere un rito che avesse nella parola, autentica sovrana della scena, la sua divinità da celebrare. Analizzata alla luce di questa attenzione per il teatro, anche la sua poetica della ¿letteratura come menzogna¿ manifesta una potente affinità con una teatralità intesa come assenza di immedesimazione ma capacità perfetta di fingere le passioni umane attraverso degli strumenti che saranno quelli della retorica per gli scrittori e quelli della tecnica recitativa per gli attori. Attraverso poi la redazione di un piccolo (e necessariamente incompleto) dizionario teatrale, si sono individuate alcune voci che illuminassero per scorci alcuni aspetti e personaggi chiave per comprendere maggiormente le opere e la concezione teatrale di Manganelli. Infine, è stata presentata e analizzata nei suoi risvolti drammaturgici la sua produzione per il teatro, ora raccolta in Tragedie da leggere cui vanno aggiunte le Interviste impossibili radiofoniche, per poi affrontare e spiegare gli spettacoli tratti sia da queste sue opere sia da altri testi di Manganelli non espressamente nati per il teatro. Da questa ricognizione, sono emersi due aspetti: lo scarso radicamento del teatro di Manganelli nel panorama italiano ma anche la sotterranea vitalità di questa sua visione teatrale precisa e peculiare che ha avuto anche importanti ammiratori come Carmelo Bene e Marisa Fabbri o recentemente di un gruppo di avanguardia come i Fanny & Alexander e che ancora riserva (e potrà riservare) interessanti e proficui sviluppi nel futuro.
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