In the Piedmont's Alps (NW Italy) livestock farming has always been an important activity that has allowed , up to now , the use and conservation of the mountain region. Livestock farming systems in mountain areas are therefore the basis for the conservation of the diversity of animal products and of grazing resources . At present, pastoral farming also implicates many negative issues such as the prohibition of pasture and transit , the rent cost of the pastoral sites, the quality of lodgings for shepherds less suitable and not always easily accessible. The work presented in this thesis focuses on a specific new difficulty represented by the serious pressure of predation by large carnivores. A new difficulty in the Western Alps, after 80 years, seems to be represented by the reappearance of the wolf (Canis lupus), a large carnivore that has made its return also in Piedmont , forcing new breeders and shepherds to radically change the way of shepherding animals at pasture and putting at risk the pastoral activities. The presence of this carnivore has imposed on shepherds and breeders to be vigilant and to constantly defend their flock s and herds, forcing them to spend the entire season in the mountain pastures. This phenomenon has so deeply affected the viability of traditional grazing techniques , thus making this livestock systems uneconomical, not being able to manage at the same time nor the grassland in alpine pasture nor the farming activities in the bottom valley for the production of fodders for winter time. In order to monitor and protect the flocks some measures are favored. These interventions, also financed by the local regional administration, include guard dogs and electric fences even though these measures have been demonstrated frequently inefficient. It has been possible to observe, in light of the official data predation of these more recent years (e.g. ProPast project financed Regione Piemonte), an evident dynamism of the increasing number of wolves and their relevant packs , but also a reduced fear of these animals for the presence of man. Predation determines therefore obvious and serious, direct and indirect consequences on animals, humans and environment. The lost freedom for farmers reduces dramatically the sustainability of pastoral farming. Moreover, according to anthropological studies in progress, this is a further element of frustration for the pastor no longer in a position to carry on with their work as in the past. At this point it essential to propose a serious reflection on how to support the pastoral system , reducing the stress of the reared animals so worsening their performances, to contrast the damage to the vegetation biodiversity and the global landscape, and encouraging the born of young family enterprises oriented not only to meat but also cheese production to prevent the loss of this precious activity lasted for centuries in Piedmont.
Sull'intero arco alpino piemontese l'allevamento bovino e ovi-caprino ha da sempre rappresentato un'importante attività che ha permesso, sino a oggi, l'utilizzazione e la conservazione dei fondovalle e, soprattutto, del territorio alto-montano . L'allevamento in zone di montagna è quindi alla base della conservazione della diversità delle risorse pascolive. Ma l'allevamento pastorale comporta anche molteplici problemi quali il divieto di pascolo e transito, il costo degli affitti delle aree pastorali, ricoveri per i pastori poco idonei e non sempre facilmente raggiungibili. Il lavoro presentato in questa tesi è focalizzato su una specifica nuova difficoltà rappresentata dalla preoccupante pressione predatoria da parte dei grandi carnivori. Una nuova difficoltà oggi infatti, dopo 80 anni, sembra essere rappresentata dalla ricomparsa di un grande carnivoro nelle Alpi occidentali, il lupo (Canis lupus), che sta obbligando anche in Piemonte allevatori e pastori a cambiare radicalmente il modo di condurre gli animali sui pascoli e in alpeggio, mettendo a rischio le attività pastorali specialmente con gli ovi-caprini. La presenza consolidata di questo carnivoro ha imposto ai pastori di vigilare e difendere costantemente il gregge, costringendoli quasi ovunque a trascorrere l'intera stagione in alpeggio per la custodia dei propri animali. Questo fenomeno ha compromesso l'attuabilità di talune tecniche di pascolamento, rendendo quasi sempre antieconomica questa attività. Ciò in particolare nell'impossibilità di gestire, come in passato, contemporaneamente il pascolo in alpe e le attività colturali di fondo valle fondamentali per la produzione di scorte invernali. Per aiutare il controllo costante e la protezione del gregge vengono favorite dall'amministrazione territoriale misure che prevedono l'introduzione dei cani da guardia e delle recinzioni elettrificate anche se è ampiamente dimostrabile una frequente inefficienza della messa in atto di queste misure. Alla luce di quanto presentato in questo lavoro (sulla base dei progetti della Regione Piemonte ¿Lupo¿ e ¿ProPast¿) attraverso dati ufficiali delle predazioni degli ultimi anni si è osservato un evidente dinamismo negli spostamenti dei sempre più numerosi branchi di lupi ma anche un ridotto timore di questi animali per la presenza dell'uomo. La predazione ha mostrato quindi evidenti e gravi ricadute sugli animali, di tipo diretto ed indiretto, sull'ambiente pastorale e sull'uomo, togliendo la libertà agli allevatori di sfruttare risorse pastorali ancora disponibili. Inoltre, secondo studi antropologici in corso, questo rappresenta un ulteriore elemento di frustrazione per il pastore non più nelle condizioni per svolgere il proprio lavoro com'era sua consuetudine in passato. Appare a questo punto fondamentale proporre una riflessione seria su come sostenere il sistema pastorale, mantenere e migliorare la qualità della biodiversità pastorale ed il paesaggio, e favorire la nascita di giovani imprese famigliari auspicabilmente orientate non solo alla produzione dell'agnello ma anche alla produzione lattiero-casearia (più preziosa ma anche più difficile da gestire in tali condizioni) e impedire che venga persa questa preziosa attività che dura da secoli in Piemonte.
ALLEVAMENTO PASTORALE IN PIEMONTE E PREDAZIONE DA LUPO: QUALI INTERVENTI PER LA SOSTENIBILITA' DEL SISTEMA?
PUNTILLO, LUCA
2013/2014
Abstract
Sull'intero arco alpino piemontese l'allevamento bovino e ovi-caprino ha da sempre rappresentato un'importante attività che ha permesso, sino a oggi, l'utilizzazione e la conservazione dei fondovalle e, soprattutto, del territorio alto-montano . L'allevamento in zone di montagna è quindi alla base della conservazione della diversità delle risorse pascolive. Ma l'allevamento pastorale comporta anche molteplici problemi quali il divieto di pascolo e transito, il costo degli affitti delle aree pastorali, ricoveri per i pastori poco idonei e non sempre facilmente raggiungibili. Il lavoro presentato in questa tesi è focalizzato su una specifica nuova difficoltà rappresentata dalla preoccupante pressione predatoria da parte dei grandi carnivori. Una nuova difficoltà oggi infatti, dopo 80 anni, sembra essere rappresentata dalla ricomparsa di un grande carnivoro nelle Alpi occidentali, il lupo (Canis lupus), che sta obbligando anche in Piemonte allevatori e pastori a cambiare radicalmente il modo di condurre gli animali sui pascoli e in alpeggio, mettendo a rischio le attività pastorali specialmente con gli ovi-caprini. La presenza consolidata di questo carnivoro ha imposto ai pastori di vigilare e difendere costantemente il gregge, costringendoli quasi ovunque a trascorrere l'intera stagione in alpeggio per la custodia dei propri animali. Questo fenomeno ha compromesso l'attuabilità di talune tecniche di pascolamento, rendendo quasi sempre antieconomica questa attività. Ciò in particolare nell'impossibilità di gestire, come in passato, contemporaneamente il pascolo in alpe e le attività colturali di fondo valle fondamentali per la produzione di scorte invernali. Per aiutare il controllo costante e la protezione del gregge vengono favorite dall'amministrazione territoriale misure che prevedono l'introduzione dei cani da guardia e delle recinzioni elettrificate anche se è ampiamente dimostrabile una frequente inefficienza della messa in atto di queste misure. Alla luce di quanto presentato in questo lavoro (sulla base dei progetti della Regione Piemonte ¿Lupo¿ e ¿ProPast¿) attraverso dati ufficiali delle predazioni degli ultimi anni si è osservato un evidente dinamismo negli spostamenti dei sempre più numerosi branchi di lupi ma anche un ridotto timore di questi animali per la presenza dell'uomo. La predazione ha mostrato quindi evidenti e gravi ricadute sugli animali, di tipo diretto ed indiretto, sull'ambiente pastorale e sull'uomo, togliendo la libertà agli allevatori di sfruttare risorse pastorali ancora disponibili. Inoltre, secondo studi antropologici in corso, questo rappresenta un ulteriore elemento di frustrazione per il pastore non più nelle condizioni per svolgere il proprio lavoro com'era sua consuetudine in passato. Appare a questo punto fondamentale proporre una riflessione seria su come sostenere il sistema pastorale, mantenere e migliorare la qualità della biodiversità pastorale ed il paesaggio, e favorire la nascita di giovani imprese famigliari auspicabilmente orientate non solo alla produzione dell'agnello ma anche alla produzione lattiero-casearia (più preziosa ma anche più difficile da gestire in tali condizioni) e impedire che venga persa questa preziosa attività che dura da secoli in Piemonte.File | Dimensione | Formato | |
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