L'argomento sviluppato in questa tesi è la figura del personaggio tragico di Ermengarda nell'Adelchi manzoniano. La critica, nell'analizzare questa protagonista, si è mossa in due direzioni principali: da un lato si è preoccupata di individuare i debiti di Ermengarda nei confronti di altri testi, e dall'altro ne ha inserito la peculiarità poetica all'interno del sistema tragico inventato da Manzoni a partire dalla precedente tragedia il Conte di Carmagnola. In questo lavoro si è operata una sintesi tra queste due direttrici, seguendo la linea svolta in un saggio di Gilberto Lonardi, che per primo propone, per il teatro manzoniano, la definizione di «teatro di citazioni». Il proposito è dunque quello di dimostrare che il personaggio di Ermengarda è il caso in cui questo tipo di teatro si realizza: la sua è una costruzione letteraria, sia perché in lei sono rintracciabili luoghi intertestuali, sia perché essa è figura quasi completamente costruita per via poetica, e dunque fantastica e morale. La tesi è suddivisa in due capitoli. Nel primo si è dato risalto all'intertestualità di Ermengarda analizzando le citazioni di altri personaggi femminili, e non solo, raccolti in due grandi gruppi: quelli dell'amore (Didone, Ofelia, Phèdre, Mirra) e quelli della morale (Henriette, la Vergine, Cristo). Nel secondo capitolo si è cercato di inserire la comprovata intertestualità nel sistema tragico manzoniano: dapprima evidenziando il problema dell'adesione alla storia e l'absolutum di Ermengarda, poi rilevando come questa caratteristica di creazione poetica vada accrescendosi nel processo correttivo con l'aggiunta di due ulteriori parti poetiche (il Coro e l'apostrofe a Bertrada), ed infine mostrando come la letterarietà renda Ermengarda latrice diretta delle istanze morali dell'autore.

Ermengarda e il «teatro di citazioni». La letterarietà di Ermengarda nell'Adelchi manzoniano

LANDOLINA, ELIANA
2011/2012

Abstract

L'argomento sviluppato in questa tesi è la figura del personaggio tragico di Ermengarda nell'Adelchi manzoniano. La critica, nell'analizzare questa protagonista, si è mossa in due direzioni principali: da un lato si è preoccupata di individuare i debiti di Ermengarda nei confronti di altri testi, e dall'altro ne ha inserito la peculiarità poetica all'interno del sistema tragico inventato da Manzoni a partire dalla precedente tragedia il Conte di Carmagnola. In questo lavoro si è operata una sintesi tra queste due direttrici, seguendo la linea svolta in un saggio di Gilberto Lonardi, che per primo propone, per il teatro manzoniano, la definizione di «teatro di citazioni». Il proposito è dunque quello di dimostrare che il personaggio di Ermengarda è il caso in cui questo tipo di teatro si realizza: la sua è una costruzione letteraria, sia perché in lei sono rintracciabili luoghi intertestuali, sia perché essa è figura quasi completamente costruita per via poetica, e dunque fantastica e morale. La tesi è suddivisa in due capitoli. Nel primo si è dato risalto all'intertestualità di Ermengarda analizzando le citazioni di altri personaggi femminili, e non solo, raccolti in due grandi gruppi: quelli dell'amore (Didone, Ofelia, Phèdre, Mirra) e quelli della morale (Henriette, la Vergine, Cristo). Nel secondo capitolo si è cercato di inserire la comprovata intertestualità nel sistema tragico manzoniano: dapprima evidenziando il problema dell'adesione alla storia e l'absolutum di Ermengarda, poi rilevando come questa caratteristica di creazione poetica vada accrescendosi nel processo correttivo con l'aggiunta di due ulteriori parti poetiche (il Coro e l'apostrofe a Bertrada), ed infine mostrando come la letterarietà renda Ermengarda latrice diretta delle istanze morali dell'autore.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/131429