La crisi finanziaria originatasi negli Stati Uniti a partire dal 2008 costituisce, ancora oggi, tema assai dibattuto tra economisti e specialisti del settore. Il presente documento ha l'obiettivo di inquadrare l'argomento in una prospettiva internazionale, delineandone gli aspetti salienti ed analizzando il tema dell'introduzione di una regolamentazione più efficiente del sistema bancario, finalizzata alla prevenzione di crisi finanziarie future e soprattutto ad evitarne una propagazione così veloce e capillare a livello internazionale. Alla base dello scaturirsi della recente crisi finanziaria vengono delineati una serie di squilibri economici emersi a seguito di scelte effettuate negli anni precedenti dai governi in tema di politica economica: politiche monetarie espansive e adozione di business poco prudenti hanno portato benefici a breve termine ma hanno esposto, nel lungo termine, l'economia mondiale ad una irreversibile caduta. Strumenti finanziari quali la cartolarizzazione, l'utilizzo di una leva finanziaria molto elevata o, ancora, l'ampia diffusione di mutui subprime ai vari strati della popolazione sono stati usati come espediente per il raggiungimento di profitti sempre maggiori da parte degli operatori finanziari. La breve analisi effettuata sulla specifica situazione italiana si concentra in particolare sugli effetti derivati dalla crisi dei debiti sovrani e dall'indebitamento pubblico e sulla reazione alla crisi da parte delle banche italiane. Le banche italiane si sono mostrate molto attive nell'adottare misure di protezione, muovendosi verso gli adeguamenti nella gestione del capitale, monitorando la liquidità, modificando le proprie strategie di business, andando incontro ai mutamenti del mercato e della normativa. Questo costituisce, in qualche modo, il filo conduttore che ci conduce all'altro tema affrontato nel documento, ovvero la regolamentazione nel mondo bancario e gli adeguamenti effettuati a seguito dello scaturirsi della recente crisi finanziaria. Le lacune dei precedenti accordi e i pericoli riscontrati dall'adozione di una politica economica improntata al rischio hanno costituito la base delle modifiche su cui si è basato il nuovo insieme di regolamenti. Basilea 3 chiede alle banche una maggiore stabilità, un possesso di capitale e di forme di accumulo, i cosiddetti buffer, tali da sostenere eventuali situazioni di crisi, come quella passata. Lo stato di avanzamento nell'attuazione della nuova regolamentazione ci mostra una situazione molto diversa da paese a paese. Come capitolo introduttivo vengono riportati due modelli interpretativi elaborati negli anni '70 dagli economisti Minsky e Kindleberger. Per Minsky la causa delle crisi finanziaria risiede nell'esposizione delle imprese a finanza speculativa o Ponzi. Kindleberger, invece, svolge un'analisi storico-economica partendo dagli elaborati di Keynes-Fisher-Minsky e da un'indagine empirica sulle varie crisi che si sono succedute nel mondo, dal XVIII secolo in poi. In questo modo riesce ad identificare quattro fasi fondamentali che si ripetono nelle varie crisi: displacement, euforia, financial distress e revulsion. Ogni fase è caratterizzata da una serie di eventi che la contraddistinguono e che possono essere considerati rappresentativi della situazione in essere e ¿premonitori¿ per quello che eventualmente può succedere.
La crisi finanziaria e la regolamentazione bancaria
GAGLIARDI, PAOLA ANGELA
2012/2013
Abstract
La crisi finanziaria originatasi negli Stati Uniti a partire dal 2008 costituisce, ancora oggi, tema assai dibattuto tra economisti e specialisti del settore. Il presente documento ha l'obiettivo di inquadrare l'argomento in una prospettiva internazionale, delineandone gli aspetti salienti ed analizzando il tema dell'introduzione di una regolamentazione più efficiente del sistema bancario, finalizzata alla prevenzione di crisi finanziarie future e soprattutto ad evitarne una propagazione così veloce e capillare a livello internazionale. Alla base dello scaturirsi della recente crisi finanziaria vengono delineati una serie di squilibri economici emersi a seguito di scelte effettuate negli anni precedenti dai governi in tema di politica economica: politiche monetarie espansive e adozione di business poco prudenti hanno portato benefici a breve termine ma hanno esposto, nel lungo termine, l'economia mondiale ad una irreversibile caduta. Strumenti finanziari quali la cartolarizzazione, l'utilizzo di una leva finanziaria molto elevata o, ancora, l'ampia diffusione di mutui subprime ai vari strati della popolazione sono stati usati come espediente per il raggiungimento di profitti sempre maggiori da parte degli operatori finanziari. La breve analisi effettuata sulla specifica situazione italiana si concentra in particolare sugli effetti derivati dalla crisi dei debiti sovrani e dall'indebitamento pubblico e sulla reazione alla crisi da parte delle banche italiane. Le banche italiane si sono mostrate molto attive nell'adottare misure di protezione, muovendosi verso gli adeguamenti nella gestione del capitale, monitorando la liquidità, modificando le proprie strategie di business, andando incontro ai mutamenti del mercato e della normativa. Questo costituisce, in qualche modo, il filo conduttore che ci conduce all'altro tema affrontato nel documento, ovvero la regolamentazione nel mondo bancario e gli adeguamenti effettuati a seguito dello scaturirsi della recente crisi finanziaria. Le lacune dei precedenti accordi e i pericoli riscontrati dall'adozione di una politica economica improntata al rischio hanno costituito la base delle modifiche su cui si è basato il nuovo insieme di regolamenti. Basilea 3 chiede alle banche una maggiore stabilità, un possesso di capitale e di forme di accumulo, i cosiddetti buffer, tali da sostenere eventuali situazioni di crisi, come quella passata. Lo stato di avanzamento nell'attuazione della nuova regolamentazione ci mostra una situazione molto diversa da paese a paese. Come capitolo introduttivo vengono riportati due modelli interpretativi elaborati negli anni '70 dagli economisti Minsky e Kindleberger. Per Minsky la causa delle crisi finanziaria risiede nell'esposizione delle imprese a finanza speculativa o Ponzi. Kindleberger, invece, svolge un'analisi storico-economica partendo dagli elaborati di Keynes-Fisher-Minsky e da un'indagine empirica sulle varie crisi che si sono succedute nel mondo, dal XVIII secolo in poi. In questo modo riesce ad identificare quattro fasi fondamentali che si ripetono nelle varie crisi: displacement, euforia, financial distress e revulsion. Ogni fase è caratterizzata da una serie di eventi che la contraddistinguono e che possono essere considerati rappresentativi della situazione in essere e ¿premonitori¿ per quello che eventualmente può succedere.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/131422