Il processo di asset allocation è forse la componente fondamentale di qualsiasi strategia di investimento. Decidere quali titoli inserire nel proprio portafoglio non è una procedura semplice e immediata. Qualsiasi sia l'approccio scelto, tutte la valutazioni che si effettuano sui titoli inanziari si basano su modelli economico-statistici. In questa tesi considero due fra i modelli più conosciuti, ovvero il capital asset price model, o meglio conosciuto con l'acronimo CAPM, e l'arbitrage pricing theory, o APT. Entrambi sono modelli di equilibrio dei mercati finanziari. Di conseguenza, in base al prezzo di equilibrio stimato dai vari modelli e dal suo scostamento dal prezzo di mercato, si possono attuare varie strategie di investimento e si è in grado di scegliere in modo più razionale i titoli da inserire nel portafoglio che più si accostano alle proprie aspettative. Entrambi i modelli considerano il premio per il rischio di un titolo come funzione rispetto ad altre variabili. Passiamo quindi da un modello monofattoriale (il CAPM) ad un modello multifattoriale (l'APT). Per la validità degli stessi è necessario dunque che i modelli, o meglio i fattori considerati, siano in grado di spiegare, in un certo intervallo di confidenza, l'andamento dei prezzi del titolo di riferimento. Dopo una breve spiegazione teorica su entrambi i modelli, ho provveduto ad una verifica empirica degli stessi prendendo in considerazione un titolo quotato sul mercato italiano, nel caso specifico l'azione Telecom Italia. In un primo momento vengono presentati tutti i dati che ritengo possano influenzare l'azione e le statistiche descrittive collegate. In seguito ho formulato i due modelli grazie al software econometrico e in aggiunta a ciò ho anche considerato modelli con diversa forma funzionale in modo da avere maggiori risultati da confrontare.

CAPM e APT, un'applicazione al titolo Telecom Italia

CICATIELLO, JACOPO
2013/2014

Abstract

Il processo di asset allocation è forse la componente fondamentale di qualsiasi strategia di investimento. Decidere quali titoli inserire nel proprio portafoglio non è una procedura semplice e immediata. Qualsiasi sia l'approccio scelto, tutte la valutazioni che si effettuano sui titoli inanziari si basano su modelli economico-statistici. In questa tesi considero due fra i modelli più conosciuti, ovvero il capital asset price model, o meglio conosciuto con l'acronimo CAPM, e l'arbitrage pricing theory, o APT. Entrambi sono modelli di equilibrio dei mercati finanziari. Di conseguenza, in base al prezzo di equilibrio stimato dai vari modelli e dal suo scostamento dal prezzo di mercato, si possono attuare varie strategie di investimento e si è in grado di scegliere in modo più razionale i titoli da inserire nel portafoglio che più si accostano alle proprie aspettative. Entrambi i modelli considerano il premio per il rischio di un titolo come funzione rispetto ad altre variabili. Passiamo quindi da un modello monofattoriale (il CAPM) ad un modello multifattoriale (l'APT). Per la validità degli stessi è necessario dunque che i modelli, o meglio i fattori considerati, siano in grado di spiegare, in un certo intervallo di confidenza, l'andamento dei prezzi del titolo di riferimento. Dopo una breve spiegazione teorica su entrambi i modelli, ho provveduto ad una verifica empirica degli stessi prendendo in considerazione un titolo quotato sul mercato italiano, nel caso specifico l'azione Telecom Italia. In un primo momento vengono presentati tutti i dati che ritengo possano influenzare l'azione e le statistiche descrittive collegate. In seguito ho formulato i due modelli grazie al software econometrico e in aggiunta a ciò ho anche considerato modelli con diversa forma funzionale in modo da avere maggiori risultati da confrontare.
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