In questa dissertazione mi propongo di delineare alcune figure che si distinguono a Parigi e nella Londra di fin-de-siècle: il flâneur, il bohèmien e il dandy - letti attraverso le opere di Baudelaire, Murger e Wilde. L'affermarsi del capitalismo modifica i sistemi di produzione e il nuovo ciclo economico influisce sulle città che diventano polo commerciale, amministrativo e meta di massiccia immigrazione. Nasce la metropoli e con essa il concetto di folla urbana che fagocita i suoi abitanti spesso riducendoli a una sorta di massa informe. La classe borghese si consolida come classe dominante prendendo il controllo del nuovo sistema economico ed imponendo le regole del benessere e della rispettabilità. Nel primo capitolo vengono tracciate le linee guida della nascente società moderna. L'affermazione del capitalismo come principale sistema economico mondiale comporta notevoli cambiamenti che vanno ad influire sulla vita del singolo, in particolare del cittadino metropolitano. Londra e Parigi sono le due capitali europee protagoniste del cambiamento, sono i luoghi in cui maggiormente si concentra la classe borghese. L'artista intellettuale perde la sua figura di vate, privilegiata guida asservita al potere, deve e vuole crearsi una nuova indipendenza, un'autonomia che non sottometta l'arte alle leggi del mercato. Nei capitoli successivi capitolo analizzo le figure metropolitane che non seguono la rotta dell'imperante capitalismo e della classe egemone. Nel delineare la figura del flâneur, nel secondo capitolo, è imprescindibile l'analisi della folla urbana, senza la quale lo stesso non esisterebbe. Charles Baudelaire, abituato a vivere in questa moltitudine, si trova a proprio agio e narra le emozioni che si traggono dall'immergersi in un bagno di folla. Al contrario, Edgar Allan Poe, la descrive come qualcosa di minaccioso che incute timore e denota nient'altro che alienazione. Il terzo capitolo è dedicato al bohèmien ¿ raccontato da Henry Murger ¿ che si oppone con fermezza ai dettami del capitalismo. La vita misera che conducono gli artisti, l'abbigliamento stracciato li distinguono e creano diffidenza nella classe dominante. Vivono esaltando le loro sensazioni, liberi da orari, con l'obiettivo di stupire e sconcertare il pubblico. In ultimo l'analisi del dandy di Oscar Wilde ¿ protagonista del quarto capitolo ¿ in una società ormai al tramonto nel periodo del decadentismo, si sofferma sì sull'apparenza e sulla volontà di distinguersi, ma soprattutto sull'interiorità del personaggio. La lotta con la società non è più il principale interesse dell'artista, o meglio, nonostante tenti di ribellarsi sia a se stesso sia a ciò che lo circonda ne esce inesorabilmente sconfitto.
Le figure dell'intellettuale in fin-de-siècle: il flaneur, il bohèmien, il dandy
RE, RACHELE
2011/2012
Abstract
In questa dissertazione mi propongo di delineare alcune figure che si distinguono a Parigi e nella Londra di fin-de-siècle: il flâneur, il bohèmien e il dandy - letti attraverso le opere di Baudelaire, Murger e Wilde. L'affermarsi del capitalismo modifica i sistemi di produzione e il nuovo ciclo economico influisce sulle città che diventano polo commerciale, amministrativo e meta di massiccia immigrazione. Nasce la metropoli e con essa il concetto di folla urbana che fagocita i suoi abitanti spesso riducendoli a una sorta di massa informe. La classe borghese si consolida come classe dominante prendendo il controllo del nuovo sistema economico ed imponendo le regole del benessere e della rispettabilità. Nel primo capitolo vengono tracciate le linee guida della nascente società moderna. L'affermazione del capitalismo come principale sistema economico mondiale comporta notevoli cambiamenti che vanno ad influire sulla vita del singolo, in particolare del cittadino metropolitano. Londra e Parigi sono le due capitali europee protagoniste del cambiamento, sono i luoghi in cui maggiormente si concentra la classe borghese. L'artista intellettuale perde la sua figura di vate, privilegiata guida asservita al potere, deve e vuole crearsi una nuova indipendenza, un'autonomia che non sottometta l'arte alle leggi del mercato. Nei capitoli successivi capitolo analizzo le figure metropolitane che non seguono la rotta dell'imperante capitalismo e della classe egemone. Nel delineare la figura del flâneur, nel secondo capitolo, è imprescindibile l'analisi della folla urbana, senza la quale lo stesso non esisterebbe. Charles Baudelaire, abituato a vivere in questa moltitudine, si trova a proprio agio e narra le emozioni che si traggono dall'immergersi in un bagno di folla. Al contrario, Edgar Allan Poe, la descrive come qualcosa di minaccioso che incute timore e denota nient'altro che alienazione. Il terzo capitolo è dedicato al bohèmien ¿ raccontato da Henry Murger ¿ che si oppone con fermezza ai dettami del capitalismo. La vita misera che conducono gli artisti, l'abbigliamento stracciato li distinguono e creano diffidenza nella classe dominante. Vivono esaltando le loro sensazioni, liberi da orari, con l'obiettivo di stupire e sconcertare il pubblico. In ultimo l'analisi del dandy di Oscar Wilde ¿ protagonista del quarto capitolo ¿ in una società ormai al tramonto nel periodo del decadentismo, si sofferma sì sull'apparenza e sulla volontà di distinguersi, ma soprattutto sull'interiorità del personaggio. La lotta con la società non è più il principale interesse dell'artista, o meglio, nonostante tenti di ribellarsi sia a se stesso sia a ciò che lo circonda ne esce inesorabilmente sconfitto.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/130874