Con questa breve indagine antropologica si è cercato si dare voce ai protagonisti dell'eterogeneo e differenziato fenomeno dell'Arte urbana di contestazione. Tema centrale del lavoro, infatti, riguarda la controinformazione antagonista espressa attraverso la carica della Street Art e l'aggressività delle scritte murali di contestazione nella città di Torino. Si è cercato di mettere in evidenza il punto di vista degli informatori attraverso l'uso di interviste aperte o semi-strutturate, la frequentazione attiva e partecipata dei soggetti in questione e il reperimento in strada di materiale visivo. Questo lavoro si muove tra le intersezioni dei fenomeni, cercando i momenti e i personaggi che fungono da ponti tra il writing e la contestazione, ponendo in luce le similarità strutturali e non esplicite all'interno di un contesto ben preciso e caratterizzato, ossia l'antagonismo politico e militante. Da un punto di vista teorico, i riferimenti principali sono stati sia i lavori prodotti dal filone inglese dei cultural studies sia quelli di antropologi anarchici. I riferimenti maggiori, però, si devono all'opera di Roland Barthes, Michel De Certeau e Stuart Hall. A partire da questi autori è stata compiuta un'analisi considerando tali fenomeni come tattiche di sovversione urbana in opposizione all'ideologia dominante e capitalista, espressa in modo particolare attraverso la pubblicità urbana. La Comunità antagonista, allora, per contrastare il potere informativo ed educativo ufficiale sente l'esigenza di fare controinformazione, utilizzando come media dei canali normalmente trascurati dalla comunicazione ufficiale, ossia i muri della città e tutto l'arredo urbano a disposizione. Tesi di fondo è che l'arte urbana di contestazione comporta tre fattori di sovversione alla cultura ufficiale rinvenibili a livello di analisi, i quali possono essere più o meno consapevoli nei vari soggetti: il primo è il valore controinformativo, solitamente ricercato e cosciente nei writers che operano politicamente. Il secondo valore rinvenibile riguarda una sovversione simbolica degli elementi del potere (ci riferiamo al fenomeno del détournement), la cui consapevolezza è altalenante a seconda dei soggetti. L'ultima conseguenza dell'atto politico del graffitare su edifici pubblici è quella di un'occupazione simbolica e fisica di luoghi ad alta densità simbolica: ciò comporta che sia la Comunità Noi (antagonista) sia la Comunità writer creino delle autorappresentazioni attorno a questi luoghi, attraverso l'uso di riti e simboli che legittimano le azioni del gruppo e creano coesione sociale.
Arte urbana di contestazione. Una ricerca antropologica su una forma di controinformazione a Torino.
GENTILE, ANNA
2011/2012
Abstract
Con questa breve indagine antropologica si è cercato si dare voce ai protagonisti dell'eterogeneo e differenziato fenomeno dell'Arte urbana di contestazione. Tema centrale del lavoro, infatti, riguarda la controinformazione antagonista espressa attraverso la carica della Street Art e l'aggressività delle scritte murali di contestazione nella città di Torino. Si è cercato di mettere in evidenza il punto di vista degli informatori attraverso l'uso di interviste aperte o semi-strutturate, la frequentazione attiva e partecipata dei soggetti in questione e il reperimento in strada di materiale visivo. Questo lavoro si muove tra le intersezioni dei fenomeni, cercando i momenti e i personaggi che fungono da ponti tra il writing e la contestazione, ponendo in luce le similarità strutturali e non esplicite all'interno di un contesto ben preciso e caratterizzato, ossia l'antagonismo politico e militante. Da un punto di vista teorico, i riferimenti principali sono stati sia i lavori prodotti dal filone inglese dei cultural studies sia quelli di antropologi anarchici. I riferimenti maggiori, però, si devono all'opera di Roland Barthes, Michel De Certeau e Stuart Hall. A partire da questi autori è stata compiuta un'analisi considerando tali fenomeni come tattiche di sovversione urbana in opposizione all'ideologia dominante e capitalista, espressa in modo particolare attraverso la pubblicità urbana. La Comunità antagonista, allora, per contrastare il potere informativo ed educativo ufficiale sente l'esigenza di fare controinformazione, utilizzando come media dei canali normalmente trascurati dalla comunicazione ufficiale, ossia i muri della città e tutto l'arredo urbano a disposizione. Tesi di fondo è che l'arte urbana di contestazione comporta tre fattori di sovversione alla cultura ufficiale rinvenibili a livello di analisi, i quali possono essere più o meno consapevoli nei vari soggetti: il primo è il valore controinformativo, solitamente ricercato e cosciente nei writers che operano politicamente. Il secondo valore rinvenibile riguarda una sovversione simbolica degli elementi del potere (ci riferiamo al fenomeno del détournement), la cui consapevolezza è altalenante a seconda dei soggetti. L'ultima conseguenza dell'atto politico del graffitare su edifici pubblici è quella di un'occupazione simbolica e fisica di luoghi ad alta densità simbolica: ciò comporta che sia la Comunità Noi (antagonista) sia la Comunità writer creino delle autorappresentazioni attorno a questi luoghi, attraverso l'uso di riti e simboli che legittimano le azioni del gruppo e creano coesione sociale.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/130853