Questo elaborato si è proposto di analizzare tre figure di spicco della quarta epoca della scuola romana, quali Barocci, Caravaggio e Pietro da Cortona, con una particolare attenzione nei confronti delle loro scuole e degli artisti che aderirono alla loro maniera. I tre capitoli della tesi presentano una struttura simile, caratterizzata da un'indagine sulle fonti seicentesche e settecentesche precedenti alla Storia Pittorica, da un'analisi delle figure dei tre capiscuola e delle opere segnalate dall'abate, per concludere con la disamina delle scuole di ogni maestro e della relativa produzione artistica confrontata, dove possibile, con i taccuini di Lanzi. Il primo capitolo della tesi si concentra sulla figura di Federico Barocci e sulla sua scuola, dove si è dimostrato come l'abate abbia notevolmente ampliato, rispetto alle fonti precedenti, la lista di allievi, seguaci e imitatori dell'artista urbinate, con una particolare attenzione non solo agli artisti attivi a Roma, ma anche ai pittori operanti a Siena, in Umbria e nelle Marche. È interessante notare come Lanzi distingua tra allievi, seguaci e imitatori. Sebbene egli non riporti una precisa definizione per i termini da lui adottati, è presumibile che quando parla di allievi si riferisca a coloro che ebbero un diretto apprendistato con il maestro o che esercitarono un periodo di collaborazione e di studio presso la sua bottega e che, quindi, aderirono in larga misura al suo stile riuscendo, però, a creare una maniera personale. I seguaci, invece, possono identificarsi con coloro aderirono allo stile del maestro ma che non ne seguirono pienamente lo stile, scegliendone, invece, solo alcuni tratti poi adattati alla loro maniera, o combinati con suggestioni derivate da altri pittori. Il secondo capitolo, invece, propone l'analisi di Caravaggio, sempre con un primo confronto con le fonti seicentesche e settecentesche per individuarne la fortuna critica, per poi passare all'analisi della Storia Pittorica e alle opere segnalate dall'abate. Nel caso di Merisi, Lanzi non si discosta molto dalla letteratura artistica precedente, confermando il ruolo del'artista come esempio di rottura dalla tradizione manierista. Ma egli, d'altra parte, contribuì ugualmente alla creazione di modelli costantemente ripresi da imitatori e seguaci, come testimoniano le numerose copie dei suoi dipinti. È interessante notare come per Caravaggio non si possa parlare di una scuola vera e propria poiché egli non ebbe seguaci diretti. L'ultimo capitolo si concentra, infine, su Pietro da Cortona, lodato dall'abate per la sua capacità di creare la giusta contrapposizione tra le varie parti del quadro e per la sua maestria nel realizzare degli effetti luministici che incantano l'occhio e sollevano lo spirito sopra sé stesso. Dopo l'analisi della produzione artistica del Berrettini, si è proseguito con la disamina della scuola. Dall'analisi svolta emerge, quindi, la portata innovativa di Barocci, Caravaggio e Pietro da Cortona, ma nella maggior parte dei casi, diversi sono i giudizi espressi da Lanzi nei confronti delle loro scuole, perché in molti casi, queste non riuscirono a creare qualcosa di altrettanto nuovo, scadendo in una sorta di manierismo e di degenerazione dello stile dei maestri.
Note alla Storia Pittorica di Luigi Lanzi: allievi, seguaci e imitatori di Barocci, Caravaggio e Pietro da Cortona
DRAGO, VERONICA
2011/2012
Abstract
Questo elaborato si è proposto di analizzare tre figure di spicco della quarta epoca della scuola romana, quali Barocci, Caravaggio e Pietro da Cortona, con una particolare attenzione nei confronti delle loro scuole e degli artisti che aderirono alla loro maniera. I tre capitoli della tesi presentano una struttura simile, caratterizzata da un'indagine sulle fonti seicentesche e settecentesche precedenti alla Storia Pittorica, da un'analisi delle figure dei tre capiscuola e delle opere segnalate dall'abate, per concludere con la disamina delle scuole di ogni maestro e della relativa produzione artistica confrontata, dove possibile, con i taccuini di Lanzi. Il primo capitolo della tesi si concentra sulla figura di Federico Barocci e sulla sua scuola, dove si è dimostrato come l'abate abbia notevolmente ampliato, rispetto alle fonti precedenti, la lista di allievi, seguaci e imitatori dell'artista urbinate, con una particolare attenzione non solo agli artisti attivi a Roma, ma anche ai pittori operanti a Siena, in Umbria e nelle Marche. È interessante notare come Lanzi distingua tra allievi, seguaci e imitatori. Sebbene egli non riporti una precisa definizione per i termini da lui adottati, è presumibile che quando parla di allievi si riferisca a coloro che ebbero un diretto apprendistato con il maestro o che esercitarono un periodo di collaborazione e di studio presso la sua bottega e che, quindi, aderirono in larga misura al suo stile riuscendo, però, a creare una maniera personale. I seguaci, invece, possono identificarsi con coloro aderirono allo stile del maestro ma che non ne seguirono pienamente lo stile, scegliendone, invece, solo alcuni tratti poi adattati alla loro maniera, o combinati con suggestioni derivate da altri pittori. Il secondo capitolo, invece, propone l'analisi di Caravaggio, sempre con un primo confronto con le fonti seicentesche e settecentesche per individuarne la fortuna critica, per poi passare all'analisi della Storia Pittorica e alle opere segnalate dall'abate. Nel caso di Merisi, Lanzi non si discosta molto dalla letteratura artistica precedente, confermando il ruolo del'artista come esempio di rottura dalla tradizione manierista. Ma egli, d'altra parte, contribuì ugualmente alla creazione di modelli costantemente ripresi da imitatori e seguaci, come testimoniano le numerose copie dei suoi dipinti. È interessante notare come per Caravaggio non si possa parlare di una scuola vera e propria poiché egli non ebbe seguaci diretti. L'ultimo capitolo si concentra, infine, su Pietro da Cortona, lodato dall'abate per la sua capacità di creare la giusta contrapposizione tra le varie parti del quadro e per la sua maestria nel realizzare degli effetti luministici che incantano l'occhio e sollevano lo spirito sopra sé stesso. Dopo l'analisi della produzione artistica del Berrettini, si è proseguito con la disamina della scuola. Dall'analisi svolta emerge, quindi, la portata innovativa di Barocci, Caravaggio e Pietro da Cortona, ma nella maggior parte dei casi, diversi sono i giudizi espressi da Lanzi nei confronti delle loro scuole, perché in molti casi, queste non riuscirono a creare qualcosa di altrettanto nuovo, scadendo in una sorta di manierismo e di degenerazione dello stile dei maestri.File | Dimensione | Formato | |
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