La malattia di Alzheimer è la più comune forma di demenza che insorge più frequentemente dopo i 65 anni di età. I sintomi più comuni nei primi stadi dello sviluppo della malattia sono: perdita di memoria, sbalzi d’umore, problemi nel linguaggio. Al progredire della malattia possono comparire disorientamento, difficoltà a orientarsi nello spazio, problemi alla vista, allucinazioni, comportamenti ossessivi e ripetitivi, disturbi del sonno, incontinenza. Nella fase più avanzata della malattia possono aggiungersi difficoltà a deglutire, difficoltà nei movimenti, perdita di peso e di appetito, maggiore sensibilità alle infezioni. Ad oggi i principali farmaci in uso che possono alleviare i sintomi sono: i) gli inibitori dell’acetilcolinesterasi, ovvero farmaci che, bloccando l’attività dell’enzima acetilcolinesterasi, aiutano a mantenere nel cervello maggiori quantità di acetilcolina, neurotrasmettitore importante per il corretto funzionamento della memoria e del pensiero; ii) la memantina, che riduce temporaneamente il deterioramento cognitivo dovuto alla patologia, contrastando l’azione del glutammato, neurotrasmettitore la cui eccessiva attività può danneggiare i neuroni; iii) farmaci antidepressivi, ansiolitici e antipsicotici, che permettono di controllare i sintomi più invalidanti e disturbanti della malattia, come la depressione, i disturbi del sonno e i disturbi comportamentali. Una peculiare caratteristica del cervello delle persone affette dalla malattia di Alzheimer è la presenza di una quantità abnorme della proteina β-amiloide, che si condensa in placche, e un accumulo di grovigli neurofibrillari di proteina tau. Da ciò nasce il malfunzionamento dei neuroni e la loro progressiva distruzione. Negli ultimi anni sono quindi entrati in fase di sperimentazione: i) farmaci anti β-amiloide, come inibitori dell’enzima β-secretasi, stimolatori dell’enzima α-secretasi, farmaci che hanno come obiettivo l’inibizione della formazione di depositi/aggregazione di amiloide, anticorpi monoclonali che mirano all’inibizione dell’aggregazione di Aβ; ii) farmaci anti-tau, come quelli che mirano all’inibizione della deposizione e fosforilazione di tau, vaccini che promuovono la generazione di anticorpi che attaccano le regioni di epitopi conformazionali della proteina tau con conseguente riduzione della deposizione di tau; iii) farmaci che riducono la neuroinfiammazione. Aducanumab è stato approvato il 7 giugno 2021 dalla FDA per trattare i pazienti con lieve deterioramento cognitivo o lieve stadio di demenza da malattia di Alzheimer. Si tratta di un anticorpo monoclonale IgG1 completamente umano, che si lega selettivamente agli oligomeri solubili aggregati e alle fibrille insolubili Aβ aggregate, riducendo le placche Aβ nel cervello dei pazienti con malattia di Alzheimer in modo dipendente dalla dose e dal tempo.

Nuovi approcci terapeutici per il trattamento della malattia di Alzheimer

VAIR, GIULIA
2020/2021

Abstract

La malattia di Alzheimer è la più comune forma di demenza che insorge più frequentemente dopo i 65 anni di età. I sintomi più comuni nei primi stadi dello sviluppo della malattia sono: perdita di memoria, sbalzi d’umore, problemi nel linguaggio. Al progredire della malattia possono comparire disorientamento, difficoltà a orientarsi nello spazio, problemi alla vista, allucinazioni, comportamenti ossessivi e ripetitivi, disturbi del sonno, incontinenza. Nella fase più avanzata della malattia possono aggiungersi difficoltà a deglutire, difficoltà nei movimenti, perdita di peso e di appetito, maggiore sensibilità alle infezioni. Ad oggi i principali farmaci in uso che possono alleviare i sintomi sono: i) gli inibitori dell’acetilcolinesterasi, ovvero farmaci che, bloccando l’attività dell’enzima acetilcolinesterasi, aiutano a mantenere nel cervello maggiori quantità di acetilcolina, neurotrasmettitore importante per il corretto funzionamento della memoria e del pensiero; ii) la memantina, che riduce temporaneamente il deterioramento cognitivo dovuto alla patologia, contrastando l’azione del glutammato, neurotrasmettitore la cui eccessiva attività può danneggiare i neuroni; iii) farmaci antidepressivi, ansiolitici e antipsicotici, che permettono di controllare i sintomi più invalidanti e disturbanti della malattia, come la depressione, i disturbi del sonno e i disturbi comportamentali. Una peculiare caratteristica del cervello delle persone affette dalla malattia di Alzheimer è la presenza di una quantità abnorme della proteina β-amiloide, che si condensa in placche, e un accumulo di grovigli neurofibrillari di proteina tau. Da ciò nasce il malfunzionamento dei neuroni e la loro progressiva distruzione. Negli ultimi anni sono quindi entrati in fase di sperimentazione: i) farmaci anti β-amiloide, come inibitori dell’enzima β-secretasi, stimolatori dell’enzima α-secretasi, farmaci che hanno come obiettivo l’inibizione della formazione di depositi/aggregazione di amiloide, anticorpi monoclonali che mirano all’inibizione dell’aggregazione di Aβ; ii) farmaci anti-tau, come quelli che mirano all’inibizione della deposizione e fosforilazione di tau, vaccini che promuovono la generazione di anticorpi che attaccano le regioni di epitopi conformazionali della proteina tau con conseguente riduzione della deposizione di tau; iii) farmaci che riducono la neuroinfiammazione. Aducanumab è stato approvato il 7 giugno 2021 dalla FDA per trattare i pazienti con lieve deterioramento cognitivo o lieve stadio di demenza da malattia di Alzheimer. Si tratta di un anticorpo monoclonale IgG1 completamente umano, che si lega selettivamente agli oligomeri solubili aggregati e alle fibrille insolubili Aβ aggregate, riducendo le placche Aβ nel cervello dei pazienti con malattia di Alzheimer in modo dipendente dalla dose e dal tempo.
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