Punto cardine del sistema processuale, l'esercizio dell'azione penale costituisce un tema affascinante per le implicazioni nel rapporto tra cittadini ed esercizio del potere dell'imperium. Secondo l'articolo 112 della nostra Costituzione ¿il Pubblico Ministero ha l'obbligo di esercitare l'azione penale¿. Il principio fu inserito nella Costituzione a garanzia dell'uguaglianza (formale e sostanziale) dei cittadini di fronte alla legge (art. 3), dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura (artt. 101 e 104). Dire che l'azione penale è obbligatoria significa escludere che il Pubblico Ministero possa discrezionalmente decidere se investire o meno il Giudice della notitia criminis della quale è pervenuto a conoscenza ma, azione penale obbligatoria, non significa solo questo. Il concetto esprime anche la necessaria previsione di un qualche strumento di controllo che ne garantisca l'effettività, ovvero che non consenta all' organo inquirente di sottrarsi all'obbligo impostogli. Strumento politico delicatissimo, sintomatico del grado di giuridicizzazione di uno Stato di diritto, tale istituto implica, però, due pericoli: che se ne abusi o che l'attore pubblico lo adoperi meno del dovuto. Numerosi studi hanno infatti mostrato come l'azione dell'organo dell'accusa sia (quasi) sempre contraddistinta da una più o meno ampia discrezionalità, e come questa ponga problemi significativi rispetto al principio di uguaglianza e di legalità, di cui l'obbligatorietà dell'azione penale dovrebbe essere strumento attuativo. La realtà mostra, però, come sia molto difficoltoso dare attuazione al principio di obbligatorietà dell'azione penale; la complicazione deriva dalla sproporzione esistente tra il numero delle notizie di reato che pervengono agli uffici delle diverse sedi della Procura della Repubblica e le risorse umane e materiali di cui tali uffici dispongono. I magistrati del Pubblico Ministero sono indotti a compiere quotidianamente scelte di politica criminale (delle quali, per altro, non rispondono politicamente). Questa situazione ha portato molti, e nella pratica si è cercato di farlo, a pensare ad un riesame del disposto costituzionale. Ma, la revisione di tale principio, se congiunto ad altre riforme intaccanti il dettato della Costituzione (quali la separazione delle carriere o la creazione di un ordine di Pubblici Ministeri indipendenti) potrebbe rappresentare un rischio per la democrazia. Se, poi, la discrezionalità dei P.M. venisse usata secondo criteri dettati dalla politica, dipendenti direttamente da un programma politico, allora si attenterebbe direttamente all' indipendenza e all' imparzialità della funzione giudiziaria. Se invece il potere di agire venisse esercitato in modo indipendente da organi dell'accusa che non rispondono se non a se stessi, allora la discrezionalità dell'agire rischierebbe di trasformarsi in arbitrio. L'obbligatorietà dell'azione penale rappresenta proprio la garanzia che il potere dell'accusa non sia esercitato arbitrariamente. Se nei fatti il principio non è rispettato, la risposta dovrebbe essere non quella di modificarne la fonte primaria adattandola alla realtà, quanto piuttosto quella di rafforzare misure e meccanismi che riducano, e non accrescano, i margini di scelta delle Procure e dei singoli magistrati. Il tema dell'azione penale, come risulta da queste brevi affermazioni, è piuttosto delicato e complicato nella sua comprensione. Sulla base di quello che questo valore ha rappresentato, e r
Azione e Inazione del Pubblico Ministero
PROSPERO, LINDA
2012/2013
Abstract
Punto cardine del sistema processuale, l'esercizio dell'azione penale costituisce un tema affascinante per le implicazioni nel rapporto tra cittadini ed esercizio del potere dell'imperium. Secondo l'articolo 112 della nostra Costituzione ¿il Pubblico Ministero ha l'obbligo di esercitare l'azione penale¿. Il principio fu inserito nella Costituzione a garanzia dell'uguaglianza (formale e sostanziale) dei cittadini di fronte alla legge (art. 3), dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura (artt. 101 e 104). Dire che l'azione penale è obbligatoria significa escludere che il Pubblico Ministero possa discrezionalmente decidere se investire o meno il Giudice della notitia criminis della quale è pervenuto a conoscenza ma, azione penale obbligatoria, non significa solo questo. Il concetto esprime anche la necessaria previsione di un qualche strumento di controllo che ne garantisca l'effettività, ovvero che non consenta all' organo inquirente di sottrarsi all'obbligo impostogli. Strumento politico delicatissimo, sintomatico del grado di giuridicizzazione di uno Stato di diritto, tale istituto implica, però, due pericoli: che se ne abusi o che l'attore pubblico lo adoperi meno del dovuto. Numerosi studi hanno infatti mostrato come l'azione dell'organo dell'accusa sia (quasi) sempre contraddistinta da una più o meno ampia discrezionalità, e come questa ponga problemi significativi rispetto al principio di uguaglianza e di legalità, di cui l'obbligatorietà dell'azione penale dovrebbe essere strumento attuativo. La realtà mostra, però, come sia molto difficoltoso dare attuazione al principio di obbligatorietà dell'azione penale; la complicazione deriva dalla sproporzione esistente tra il numero delle notizie di reato che pervengono agli uffici delle diverse sedi della Procura della Repubblica e le risorse umane e materiali di cui tali uffici dispongono. I magistrati del Pubblico Ministero sono indotti a compiere quotidianamente scelte di politica criminale (delle quali, per altro, non rispondono politicamente). Questa situazione ha portato molti, e nella pratica si è cercato di farlo, a pensare ad un riesame del disposto costituzionale. Ma, la revisione di tale principio, se congiunto ad altre riforme intaccanti il dettato della Costituzione (quali la separazione delle carriere o la creazione di un ordine di Pubblici Ministeri indipendenti) potrebbe rappresentare un rischio per la democrazia. Se, poi, la discrezionalità dei P.M. venisse usata secondo criteri dettati dalla politica, dipendenti direttamente da un programma politico, allora si attenterebbe direttamente all' indipendenza e all' imparzialità della funzione giudiziaria. Se invece il potere di agire venisse esercitato in modo indipendente da organi dell'accusa che non rispondono se non a se stessi, allora la discrezionalità dell'agire rischierebbe di trasformarsi in arbitrio. L'obbligatorietà dell'azione penale rappresenta proprio la garanzia che il potere dell'accusa non sia esercitato arbitrariamente. Se nei fatti il principio non è rispettato, la risposta dovrebbe essere non quella di modificarne la fonte primaria adattandola alla realtà, quanto piuttosto quella di rafforzare misure e meccanismi che riducano, e non accrescano, i margini di scelta delle Procure e dei singoli magistrati. Il tema dell'azione penale, come risulta da queste brevi affermazioni, è piuttosto delicato e complicato nella sua comprensione. Sulla base di quello che questo valore ha rappresentato, e rFile | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
702270_tesilindaprosperomat.702270.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
1.44 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.44 MB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/130663