Lo scopo della tesi è quello di individuare ed analizzare le caratteristiche della Storia Universale come genere storiografico e prospettiva intellettuale, descrivendo il complesso percorso attraverso il quale si sviluppò nel corso del XVIII secolo. Verrà messo in evidenza in particolare il contributo che questa disciplina apportò al processo di formazione di una rinnovata coscienza europea, che dopo la rivoluzione newtoniana si interrogava sulle implicazioni del protagonismo nel determinare la propria storia che la nuova scienza storica aveva riconosciuto all'essere umano. Il prodigioso ampliamento dei confini geografici, l'incontro con popolazioni sconosciute fino a quel momento, lo sfruttamento di nuove rotte commerciali imponevano una revisione della prospettiva storiografica, per individuare le direttrici lungo le quali questa realtà aveva preso vita, in un universo che cessava di essere soltanto intellettuale e filosofico, lasciando spazio in modo irreversibile al pervasivo diffondersi di una matura coscienza politica, che nella crisi dell'ancien regime aveva trovato la propria scintilla vitale, e nel declinare della prima grande stagione coloniale il proprio laboratorio. Le tre parti del testo ricostruiranno questo processo di trasformazione attraverso la voce di quegli autori e quelle opere che segnarono le tappe del percorso, contribuendo in modo decisivo allo sviluppo dello studio e del concetto stesso di Storia Universale. La prima parte si apre con alcuni cenni al Discours sur l'histoire universelle di Jacques Bénigne Bossuet, ultimo esempio di Storia Universale fortemente condizionata dall'impostazione provvidenzialistica della storia sacra; per passare all'analisi dell'opera di Voltaire, uno dei più intuitivi ed originali innovatori della storiografia settecentesca; e concludersi con le novità e le potenzialità inespresse della monumentale Universal History inglese. Nella seconda parte saranno introdotti i concetti di colonia e impero, così come vennero evolvendosi e strutturandosi nel corso dei secoli che seguirono la scoperta dell'America, analizzando in modo approfondito la prima grande opera di carattere storiografico a scegliere queste categorie come punti di osservazione privilegiati: l'Histoire philosophique et politique des établissements et du commerce des Européens dans les deux Indes di Guillaume-Thomas François Raynal. La storia dei Nuovi mondi mostrava in modo incontrovertibile al Vecchio l'insostenibilità delle proprie imprese coloniali, ponendo in evidenza la questione della conservazione dei nuovi imperi. In quest'ottica si comprende l'importanza dello studio storico quale elemento propedeutico fondamentale per lavori come quello di Gaetano Filangieri, a cui sarà dedicata la terza parte. Il giurista napoletano nella propria Scienza della Legislazione diede sostanza 'concreta' alla denuncia di Raynal, unendo alla rivendicazione di giustizia e diritti contenuta nell'Histoire des deux Indes il forte richiamo all'esercizio della politica come strumento indispensabile per immaginare risposte sostenibili alle sfide che il momento storico presentava. Si può concludere che lo studio settecentesco della Storia Universale costituì effettivamente uno dei laboratori della modernità. L'ampliamento della prospettiva geografica, concettuale, filosofica e metodologica aveva definitivamente cambiato il modo di guardare al mondo, richiamando al tempo stesso nuove ineludibili responsabilità politiche.
La Storia Universale, tra imperi coloniali e tardo Illuminismo
TIBALDI, MAURIZIO
2010/2011
Abstract
Lo scopo della tesi è quello di individuare ed analizzare le caratteristiche della Storia Universale come genere storiografico e prospettiva intellettuale, descrivendo il complesso percorso attraverso il quale si sviluppò nel corso del XVIII secolo. Verrà messo in evidenza in particolare il contributo che questa disciplina apportò al processo di formazione di una rinnovata coscienza europea, che dopo la rivoluzione newtoniana si interrogava sulle implicazioni del protagonismo nel determinare la propria storia che la nuova scienza storica aveva riconosciuto all'essere umano. Il prodigioso ampliamento dei confini geografici, l'incontro con popolazioni sconosciute fino a quel momento, lo sfruttamento di nuove rotte commerciali imponevano una revisione della prospettiva storiografica, per individuare le direttrici lungo le quali questa realtà aveva preso vita, in un universo che cessava di essere soltanto intellettuale e filosofico, lasciando spazio in modo irreversibile al pervasivo diffondersi di una matura coscienza politica, che nella crisi dell'ancien regime aveva trovato la propria scintilla vitale, e nel declinare della prima grande stagione coloniale il proprio laboratorio. Le tre parti del testo ricostruiranno questo processo di trasformazione attraverso la voce di quegli autori e quelle opere che segnarono le tappe del percorso, contribuendo in modo decisivo allo sviluppo dello studio e del concetto stesso di Storia Universale. La prima parte si apre con alcuni cenni al Discours sur l'histoire universelle di Jacques Bénigne Bossuet, ultimo esempio di Storia Universale fortemente condizionata dall'impostazione provvidenzialistica della storia sacra; per passare all'analisi dell'opera di Voltaire, uno dei più intuitivi ed originali innovatori della storiografia settecentesca; e concludersi con le novità e le potenzialità inespresse della monumentale Universal History inglese. Nella seconda parte saranno introdotti i concetti di colonia e impero, così come vennero evolvendosi e strutturandosi nel corso dei secoli che seguirono la scoperta dell'America, analizzando in modo approfondito la prima grande opera di carattere storiografico a scegliere queste categorie come punti di osservazione privilegiati: l'Histoire philosophique et politique des établissements et du commerce des Européens dans les deux Indes di Guillaume-Thomas François Raynal. La storia dei Nuovi mondi mostrava in modo incontrovertibile al Vecchio l'insostenibilità delle proprie imprese coloniali, ponendo in evidenza la questione della conservazione dei nuovi imperi. In quest'ottica si comprende l'importanza dello studio storico quale elemento propedeutico fondamentale per lavori come quello di Gaetano Filangieri, a cui sarà dedicata la terza parte. Il giurista napoletano nella propria Scienza della Legislazione diede sostanza 'concreta' alla denuncia di Raynal, unendo alla rivendicazione di giustizia e diritti contenuta nell'Histoire des deux Indes il forte richiamo all'esercizio della politica come strumento indispensabile per immaginare risposte sostenibili alle sfide che il momento storico presentava. Si può concludere che lo studio settecentesco della Storia Universale costituì effettivamente uno dei laboratori della modernità. L'ampliamento della prospettiva geografica, concettuale, filosofica e metodologica aveva definitivamente cambiato il modo di guardare al mondo, richiamando al tempo stesso nuove ineludibili responsabilità politiche.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/130628