Riassunto: Una delle attuali minacce alla biodiversità è rappresentata dal cambiamento climatico, la cui causa è attribuibile principalmente alle attività umane. I sistemi di alta montagna risultano i più vulnerabili a questi cambiamenti globali, spesso aggravati da impatti locali anch'essi di origine antropica, come il turismo, il pascolo e gli impianti sciistici. L'ipotesi più accreditata è che il riscaldamento globale possa avere come conseguenza lo spostamento verso l'alto della distribuzione delle specie. Questa tesi viene confermata da studi più recenti i quali hanno dimostrato un effettivo avanzamento altitudinale della linea degli alberi e delle piante alpine, riducendo e frammentando così l'habitat più a rischio: la prateria alpina. Lo scopo del lavoro è stato quello di indagare ipotetici bioindicatori di questa fascia altitudinale, prendendo in considerazione: uccelli, coleotteri scarabeidi e carabidi. Il campionamento degli artropodi è avvenuto in tre Valli: Argentera, Gressoney e Lanzo; mentre gli uccelli sono stati censiti nelle Valli: Chisone, Gressoney e Lanzo.Per campionare gli invertebrati sono state usate delle trappole a caduta, innescate con attrattori differenti, mentre la conta degli uccelli è avvenuta mediante il metodo dei punti d'ascolto. Per poter indagare tutti gli habitat montani, quali bosco di conifere, arbusteto, prateria aperta e macereto, i campionamenti e i censimenti sono stati eseguiti seguendo dei transetti altitudinali, precedentemente scelti, che hanno toccato tutti gli habitat citati. I dati ottenuti sono stati impiegati in due analisi statistiche: Test di Kruskal-Wallis per verificare la significatività dei parametri di comunità valutati: abbondanza, ricchezza specifica e Indice di Shannon e la variazione dell'abbondanza media di ogni specie censita nelle stazioni a quote differenti, per le quali è stato verificato, mediante l'Indicator Value, la presenza di specie indicatrici. Dalle analisi statistiche operate, il gruppo più adatto al ruolo di bioindicatore risulta essere quello dei Carabidi. Tale caratteristica si evince da una correlazione diretta tra i parametri di comunità e l'incremento altitudinale e dalla buona presenza di questi animali nelle praterie alpine, habitat estremamente sensibile alle variazioni climatiche. Inoltre presentando specie indicatrici per tutti gli ambienti, risultano un importante punto di riferimento anche per studi di impatto ambientale in senso più ampio, legate alle differenti zone in ambiente montano. Contrariamente ai Carabidi, uccelli e coleotteri coprofagi presentano un trend opposto in quanto all'aumentare dell'altitudine si osserva una diminuzione di abbondanza, ricchezza specifica e indice di Shannon fatta eccezione per alcune specie particolarmente adattate e specializzate all'ambiente di prateria alpina. In aggiunta si può ipotizzare l'impiego di modelli atti a valutare l'impatto climatico futuro, usando gli attuali scenari degli habitat più caldi come indici delle attuali aree più fredde, basandoci sull'inevitabile innalzamento della vegetazione. Risulta evidente come si renda necessario uno studio intensivo delle popolazioni lungo gradienti altitudinali, per comprendere le risposte demografiche ai cambiamenti climatici, eventualmente implementando con l'aggiunta di ulteriori gruppi tassonomici.
ANDAMENTO DELLA BIODIVERSITA LUNGO UN GRADIENTE ALTITUDINALE NELLE ALPI OCCIDENTALI.CASO STUDIO SULLA DISTRIBUZIONE DI INSETTI ED UCCELLI.
LONGONI, ALICE
2011/2012
Abstract
Riassunto: Una delle attuali minacce alla biodiversità è rappresentata dal cambiamento climatico, la cui causa è attribuibile principalmente alle attività umane. I sistemi di alta montagna risultano i più vulnerabili a questi cambiamenti globali, spesso aggravati da impatti locali anch'essi di origine antropica, come il turismo, il pascolo e gli impianti sciistici. L'ipotesi più accreditata è che il riscaldamento globale possa avere come conseguenza lo spostamento verso l'alto della distribuzione delle specie. Questa tesi viene confermata da studi più recenti i quali hanno dimostrato un effettivo avanzamento altitudinale della linea degli alberi e delle piante alpine, riducendo e frammentando così l'habitat più a rischio: la prateria alpina. Lo scopo del lavoro è stato quello di indagare ipotetici bioindicatori di questa fascia altitudinale, prendendo in considerazione: uccelli, coleotteri scarabeidi e carabidi. Il campionamento degli artropodi è avvenuto in tre Valli: Argentera, Gressoney e Lanzo; mentre gli uccelli sono stati censiti nelle Valli: Chisone, Gressoney e Lanzo.Per campionare gli invertebrati sono state usate delle trappole a caduta, innescate con attrattori differenti, mentre la conta degli uccelli è avvenuta mediante il metodo dei punti d'ascolto. Per poter indagare tutti gli habitat montani, quali bosco di conifere, arbusteto, prateria aperta e macereto, i campionamenti e i censimenti sono stati eseguiti seguendo dei transetti altitudinali, precedentemente scelti, che hanno toccato tutti gli habitat citati. I dati ottenuti sono stati impiegati in due analisi statistiche: Test di Kruskal-Wallis per verificare la significatività dei parametri di comunità valutati: abbondanza, ricchezza specifica e Indice di Shannon e la variazione dell'abbondanza media di ogni specie censita nelle stazioni a quote differenti, per le quali è stato verificato, mediante l'Indicator Value, la presenza di specie indicatrici. Dalle analisi statistiche operate, il gruppo più adatto al ruolo di bioindicatore risulta essere quello dei Carabidi. Tale caratteristica si evince da una correlazione diretta tra i parametri di comunità e l'incremento altitudinale e dalla buona presenza di questi animali nelle praterie alpine, habitat estremamente sensibile alle variazioni climatiche. Inoltre presentando specie indicatrici per tutti gli ambienti, risultano un importante punto di riferimento anche per studi di impatto ambientale in senso più ampio, legate alle differenti zone in ambiente montano. Contrariamente ai Carabidi, uccelli e coleotteri coprofagi presentano un trend opposto in quanto all'aumentare dell'altitudine si osserva una diminuzione di abbondanza, ricchezza specifica e indice di Shannon fatta eccezione per alcune specie particolarmente adattate e specializzate all'ambiente di prateria alpina. In aggiunta si può ipotizzare l'impiego di modelli atti a valutare l'impatto climatico futuro, usando gli attuali scenari degli habitat più caldi come indici delle attuali aree più fredde, basandoci sull'inevitabile innalzamento della vegetazione. Risulta evidente come si renda necessario uno studio intensivo delle popolazioni lungo gradienti altitudinali, per comprendere le risposte demografiche ai cambiamenti climatici, eventualmente implementando con l'aggiunta di ulteriori gruppi tassonomici.File | Dimensione | Formato | |
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