Il Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza ha ridimensionato i confini tra l'irrilevanza e la rilevanza del diritto fallimentare, avvicinandolo al diritto d'impresa. Il nuovo "filo conduttore" è il concetto di continuità aziendale, di matrice aziendalistica. L'elaborato, dopo un'introduzione storica, affronta tale questione. Attraverso uno sguardo comparatistico si individuano i modelli della riforma. In particolare, si pone l'attenzione sull'opera di armonizzazione dell'Unione Europea a partire dalla Raccomandazione 2014/135 sino alla Direttiva Insolvency del 2019. Segue un approfondimento sul sistema francese, che rappresenta il modello delle procedure d'allerta e che ha quale presupposto oggettivo «i fatti idonei a compromettere la continuità aziendale». Il secondo capitolo si concentra sul sistema italiano. Alla luce di una chiara cultura della tempestività e del salvataggio (non a tutti i costi) dei valori aziendali, che si sostituisce in maniera forte all'ormai superata cultura liquidatoria, il nuovo Codice rivede e adatta ai nuovi modelli i presupposti oggettivi. Insieme alla tradizionale insolvenza, il legislatore definisce per la prima volta il concetto di crisi, allineandosi alla scienza aziendalistica e ai più recenti provvedimenti dell'Unione Europea. Accanto a questi due momenti di difficoltà dell'impresa, il nuovo Codice dà importanza anche alla perdita di continuità aziendale, considerata come una fase embrionale di difficoltà. L'elaborato definisce questi tre diversi stadi e ne individua le relative correlazioni. Nell'ultimo capitolo si analizza il nuovo legame tra diritto societario e diritto della crisi d'impresa, dimostrando che la continuità aziendale ne è il comune denominatore. In particolare l'elaborato si sofferma sul novellato art. 2086 cc.
Continuità, crisi, insolvenza
MAURINO, ALESSANDRA
2019/2020
Abstract
Il Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza ha ridimensionato i confini tra l'irrilevanza e la rilevanza del diritto fallimentare, avvicinandolo al diritto d'impresa. Il nuovo "filo conduttore" è il concetto di continuità aziendale, di matrice aziendalistica. L'elaborato, dopo un'introduzione storica, affronta tale questione. Attraverso uno sguardo comparatistico si individuano i modelli della riforma. In particolare, si pone l'attenzione sull'opera di armonizzazione dell'Unione Europea a partire dalla Raccomandazione 2014/135 sino alla Direttiva Insolvency del 2019. Segue un approfondimento sul sistema francese, che rappresenta il modello delle procedure d'allerta e che ha quale presupposto oggettivo «i fatti idonei a compromettere la continuità aziendale». Il secondo capitolo si concentra sul sistema italiano. Alla luce di una chiara cultura della tempestività e del salvataggio (non a tutti i costi) dei valori aziendali, che si sostituisce in maniera forte all'ormai superata cultura liquidatoria, il nuovo Codice rivede e adatta ai nuovi modelli i presupposti oggettivi. Insieme alla tradizionale insolvenza, il legislatore definisce per la prima volta il concetto di crisi, allineandosi alla scienza aziendalistica e ai più recenti provvedimenti dell'Unione Europea. Accanto a questi due momenti di difficoltà dell'impresa, il nuovo Codice dà importanza anche alla perdita di continuità aziendale, considerata come una fase embrionale di difficoltà. L'elaborato definisce questi tre diversi stadi e ne individua le relative correlazioni. Nell'ultimo capitolo si analizza il nuovo legame tra diritto societario e diritto della crisi d'impresa, dimostrando che la continuità aziendale ne è il comune denominatore. In particolare l'elaborato si sofferma sul novellato art. 2086 cc.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/130560