Il percorso critico di questa tesi muove dalle riflessioni di Walter Benjamin sull'Angelus Novus di Klee, nel tentativo di redimere i doppi pirandelliani dall'onta della follia e di coglierne i tratti melanconici, quelli dell'uomo in absentia di scambio reciproco con il nuovo ambiente metropolitano. Nel realizzare tale indagine, si è rivelato essenziale un approfondimento della simbologia ascetica francescana e, al contempo, dei riferimenti esoterici, di ambito prevalentemente teosofico-antroposofico, così pervasivi, è parso, dei testi scelti: il Si gira¿ del 1916 poi riedito nei Quaderni di Serafino Gubbio operatore nel 1925, Uno, nessuno e centomila del 1926, la novella Soffio del 1931 e I giganti della montagna, il dramma incompiuto, che si situa poco prima della morte, avvenuta nel 1933. In queste opere è possibile individuare la stessa incompiutezza dell'Angelus Novus in personaggi vivamente meditativi ma disadattati, incapaci di adeguarsi ai frenetici canoni della modernità, ancor più esacerbati dal convulso ambiente metropolitano che culmina nelle nuove patologie psichiche e, a volte, nella completa saturazione del sentire, nell'individuo blasé di cui scrive Simmel in rapporto, non a caso, al paesaggio urbano. Pertanto, grazie alla rilettura allegorica di alcuni specifici elementi e particolari sfumature, il termine ultimo non vuole offrire unicamente una connotazione temporale: la complessa intensità di Pirandello si esprime nelle sue creature letterarie, negli Angeli incompiuti che, di volta in volta, sembrano prestarsi a essere maschere, rappresentazioni dell'autore stesso nonché trasfigurazioni di un vissuto reale. È il processo che porta l'artista a identificarsi con la propria opera e a nascondervi se stesso; è un volontario occultamento, un luogo sicuro costruito da quei segni che, per loro stessa natura, si prestano a essere interpretati con teorie e ipotesi, mai tramite una comprensione certa ed esaustiva. La ricerca dell'ultimo Pirandello vuole essere, pertanto, l'indagine condotta sulla simbologia più profonda, su quelle allegorie che ritornano, di opera in opera, spesso sotto le mentite spoglie di visioni fugaci e dettagli apparentemente trascurabili. Ma credo che proprio che tali elementi possano offrire nuovi significati, le sostanze spirituali che, nel progressivo abbandono delle maschere letterarie, arrivano a illuminare l'autentico volto dello scrittore siciliano, della maschera nuda Pirandello.
Maschere di melanconia. Gli Angeli incompiuti dell'ultimo Pirandello.
LETTIERI, ANDREA
2011/2012
Abstract
Il percorso critico di questa tesi muove dalle riflessioni di Walter Benjamin sull'Angelus Novus di Klee, nel tentativo di redimere i doppi pirandelliani dall'onta della follia e di coglierne i tratti melanconici, quelli dell'uomo in absentia di scambio reciproco con il nuovo ambiente metropolitano. Nel realizzare tale indagine, si è rivelato essenziale un approfondimento della simbologia ascetica francescana e, al contempo, dei riferimenti esoterici, di ambito prevalentemente teosofico-antroposofico, così pervasivi, è parso, dei testi scelti: il Si gira¿ del 1916 poi riedito nei Quaderni di Serafino Gubbio operatore nel 1925, Uno, nessuno e centomila del 1926, la novella Soffio del 1931 e I giganti della montagna, il dramma incompiuto, che si situa poco prima della morte, avvenuta nel 1933. In queste opere è possibile individuare la stessa incompiutezza dell'Angelus Novus in personaggi vivamente meditativi ma disadattati, incapaci di adeguarsi ai frenetici canoni della modernità, ancor più esacerbati dal convulso ambiente metropolitano che culmina nelle nuove patologie psichiche e, a volte, nella completa saturazione del sentire, nell'individuo blasé di cui scrive Simmel in rapporto, non a caso, al paesaggio urbano. Pertanto, grazie alla rilettura allegorica di alcuni specifici elementi e particolari sfumature, il termine ultimo non vuole offrire unicamente una connotazione temporale: la complessa intensità di Pirandello si esprime nelle sue creature letterarie, negli Angeli incompiuti che, di volta in volta, sembrano prestarsi a essere maschere, rappresentazioni dell'autore stesso nonché trasfigurazioni di un vissuto reale. È il processo che porta l'artista a identificarsi con la propria opera e a nascondervi se stesso; è un volontario occultamento, un luogo sicuro costruito da quei segni che, per loro stessa natura, si prestano a essere interpretati con teorie e ipotesi, mai tramite una comprensione certa ed esaustiva. La ricerca dell'ultimo Pirandello vuole essere, pertanto, l'indagine condotta sulla simbologia più profonda, su quelle allegorie che ritornano, di opera in opera, spesso sotto le mentite spoglie di visioni fugaci e dettagli apparentemente trascurabili. Ma credo che proprio che tali elementi possano offrire nuovi significati, le sostanze spirituali che, nel progressivo abbandono delle maschere letterarie, arrivano a illuminare l'autentico volto dello scrittore siciliano, della maschera nuda Pirandello.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
322022_lettieri_tesi.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
3.58 MB
Formato
Adobe PDF
|
3.58 MB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/130433