Il concetto di deregolamentazione dei mercati ha negli ultimi decenni assunto una rilevanza sempre maggiore come strumento per incrementare i tassi di crescita e di occupazione in uno scenario sempre più globalizzato e competitivo come quello attuale. I processi di deregolamentazione, ormai considerati come lo strumento fondamentale per ridare slancio all' economia europea, hanno investito anche il mondo del lavoro; in tutti i principali Stati Europei si può osservare infatti, a partire dagli anni '90, un proliferare di politiche volte ad adeguare i vari mercati del lavoro alle nuove esigenze della competizione internazionale, introducendo elementi di flessibilità e riducendo il numero di vincoli posti all' operare delle imprese. Al fine di garantire efficaci politiche di deregolamentazione del lavoro, l' Unione Europea ha introdotto il concetto di flexicurity ponendolo come obiettivo fondamentale da perseguire per gli Stati Membri; con esso si sottolinea infatti l' importanza di garantire al lavoro la necessaria flessibilità richiesta dal nuovo ambiente competitivo, ma allo stesso tempo quella di fornire un certo grado di sicurezza ai lavoratori; è in tale ottica che negli ultimi decenni le politiche del lavoro hanno assunto un ruolo sempre più importante all' interno dei vari Paesi. La necessità di sostenere adeguatamente il processo di deregolamentazione in atto implica necessariamente una maggior attenzione alle politiche, sia attive che passive, del lavoro, in particolare in un contesto come quello odierno, caratterizzato da una recessione che ha colpito tutti i settori economici, e da un continuo aumento del tasso di disoccupazione. Il presente lavoro ha lo scopo di effettuare un' analisi degli effetti della principale voce di spesa dedicata alle politiche passive, i sussidi di disoccupazione, sulla produttività del lavoro sulla disoccupazione stessa, e, e di riflesso, sugli impatti che ne derivano sul benessere complessivo della popolazione. In particolare si dimostrerà come tali forme di sostegno al reddito comportino per i lavoratori, oltre ad un' incremento del tasso di disoccupazione, la contemporanea possibilità di scegliere posti di lavoro con produttività maggiore, aumentando così la produttività generale del lavoro. Attraverso i modelli proposti e gli studi empirici in materia, si arriverà infatti a concludere che, nel caso in cui l' ¿effetto produttività¿ sia tale da compensare l' ¿effetto disoccupazione¿, i sussidi di disoccupazione possano comportare un incremento della produttività del lavoro, aumentando così la produzione aggregata, e di conseguenza il benessere collettivo. Partendo quindi dalla descrizione dei principali processi di deregolamentazione del mercato del lavoro europeo, e della conseguente importanza che le politiche, sia attive che passive, del lavoro hanno assunto nei vari ordinamenti, si cercherà di confutare la classica impostazione di pensiero secondo la quale i sussidi di disoccupazione abbiano come unico effetto quello di aumentare il tasso di disoccupazione, dimostrando anzi come essi, in determinati casi, possano portare ad una maggiore produzione aggregata e quindi avere degli impatti positivi sul benessere sociale collettivo.

"Deregolamentazione del mercato del lavoro:studio degli effetti dei sussidi didisoccupazione"

GRASSO, SIMONE
2010/2011

Abstract

Il concetto di deregolamentazione dei mercati ha negli ultimi decenni assunto una rilevanza sempre maggiore come strumento per incrementare i tassi di crescita e di occupazione in uno scenario sempre più globalizzato e competitivo come quello attuale. I processi di deregolamentazione, ormai considerati come lo strumento fondamentale per ridare slancio all' economia europea, hanno investito anche il mondo del lavoro; in tutti i principali Stati Europei si può osservare infatti, a partire dagli anni '90, un proliferare di politiche volte ad adeguare i vari mercati del lavoro alle nuove esigenze della competizione internazionale, introducendo elementi di flessibilità e riducendo il numero di vincoli posti all' operare delle imprese. Al fine di garantire efficaci politiche di deregolamentazione del lavoro, l' Unione Europea ha introdotto il concetto di flexicurity ponendolo come obiettivo fondamentale da perseguire per gli Stati Membri; con esso si sottolinea infatti l' importanza di garantire al lavoro la necessaria flessibilità richiesta dal nuovo ambiente competitivo, ma allo stesso tempo quella di fornire un certo grado di sicurezza ai lavoratori; è in tale ottica che negli ultimi decenni le politiche del lavoro hanno assunto un ruolo sempre più importante all' interno dei vari Paesi. La necessità di sostenere adeguatamente il processo di deregolamentazione in atto implica necessariamente una maggior attenzione alle politiche, sia attive che passive, del lavoro, in particolare in un contesto come quello odierno, caratterizzato da una recessione che ha colpito tutti i settori economici, e da un continuo aumento del tasso di disoccupazione. Il presente lavoro ha lo scopo di effettuare un' analisi degli effetti della principale voce di spesa dedicata alle politiche passive, i sussidi di disoccupazione, sulla produttività del lavoro sulla disoccupazione stessa, e, e di riflesso, sugli impatti che ne derivano sul benessere complessivo della popolazione. In particolare si dimostrerà come tali forme di sostegno al reddito comportino per i lavoratori, oltre ad un' incremento del tasso di disoccupazione, la contemporanea possibilità di scegliere posti di lavoro con produttività maggiore, aumentando così la produttività generale del lavoro. Attraverso i modelli proposti e gli studi empirici in materia, si arriverà infatti a concludere che, nel caso in cui l' ¿effetto produttività¿ sia tale da compensare l' ¿effetto disoccupazione¿, i sussidi di disoccupazione possano comportare un incremento della produttività del lavoro, aumentando così la produzione aggregata, e di conseguenza il benessere collettivo. Partendo quindi dalla descrizione dei principali processi di deregolamentazione del mercato del lavoro europeo, e della conseguente importanza che le politiche, sia attive che passive, del lavoro hanno assunto nei vari ordinamenti, si cercherà di confutare la classica impostazione di pensiero secondo la quale i sussidi di disoccupazione abbiano come unico effetto quello di aumentare il tasso di disoccupazione, dimostrando anzi come essi, in determinati casi, possano portare ad una maggiore produzione aggregata e quindi avere degli impatti positivi sul benessere sociale collettivo.
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