La tesi tratta dello psicoanalista ungherese Michaёl Balint, approfondendo in particolare l'originale concetto di ¿nuovo inizio¿ da lui introdotto. La parte iniziale del lavoro propone una necessaria descrizione biografica dell'autore, delle sue opere principali e dei relativi punti-cardine del suo approccio psicoanalitico. Al termine di questa prima parte sono descritte le caratteristiche della Scuola Psicoanalitica Britannica e il pensiero e le opere dei suoi principali membri, tra i quali può essere citato lo stesso Balint: qui sono sottolineate diverse similitudini di approccio e di tematiche fra l'autore e i colleghi della Scuola Britannica. Un'importante parte della tesi è poi dedicata al fondamentale confronto tra il lavoro di Balint con quello che potrebbe per molti versi essere definito come il suo maestro, ovvero Sándor Ferenczi, ungherese anch'egli, e di cui è riportata una breve biografia. Tra le diverse analogie tra i due autori, la più importante riguarda l'approccio alla cura, dove per entrambi è fondamentale l'attenzione ai bisogni del paziente e il rispetto delle sue caratteristiche. In seguito, la tesi descrive il concetto di ¿amore primario¿ nelle sue varie sfumature: si tratta di uno stadio precoce fondamentale per il sano sviluppo mentale del bambino, che in questa fase ricerca amore in maniera passiva, e che se vissuto in modo inadeguato può dare vita a traumi nell'adulto. Nella parte successiva è trattato un altro concetto molto caro a Balint, ovvero la regressione, nelle sue diverse forme: maligna, o regressione per la gratificazione, e benigna, ovvero regressione per riconoscimento. La parte finale del lavoro è quindi dedicata al ¿nuovo inizio¿: qui è descritto il meccanismo secondo cui, in alcuni trattamenti che giungono a una positiva risoluzione, il paziente può manifestare particolari richieste di attenzione, che possono costituire un segnale del fatto che l'analisi si stia dirigendo positivamente al termine. Secondo Balint, lo psicoanalista in questo caso deve rispondere adeguatamente alle richieste del paziente, accogliendole ma non subendole. L'analista dovrà essere in grado di incarnare diversi ruoli, ora quello del genitore assente, ora quello del genitore sempre desiderato, e dovrà riconoscere il desiderio del paziente di ¿rinascere¿ e di essere finalmente riconosciuto, per far sì che egli riacquisti la fiducia verso il mondo esterno. Questa parte è stata arricchita dalla trattazione del concetto di nuovo inizio di Franco Borgogno in diversi suoi testi, in particolare in ¿La signorina che faceva Harakiri¿, che descrive un caso emblematico per la trattazione del nuovo inizio.

Balint e il nuovo inizio

ZAPPALA', GIOVANNA
2011/2012

Abstract

La tesi tratta dello psicoanalista ungherese Michaёl Balint, approfondendo in particolare l'originale concetto di ¿nuovo inizio¿ da lui introdotto. La parte iniziale del lavoro propone una necessaria descrizione biografica dell'autore, delle sue opere principali e dei relativi punti-cardine del suo approccio psicoanalitico. Al termine di questa prima parte sono descritte le caratteristiche della Scuola Psicoanalitica Britannica e il pensiero e le opere dei suoi principali membri, tra i quali può essere citato lo stesso Balint: qui sono sottolineate diverse similitudini di approccio e di tematiche fra l'autore e i colleghi della Scuola Britannica. Un'importante parte della tesi è poi dedicata al fondamentale confronto tra il lavoro di Balint con quello che potrebbe per molti versi essere definito come il suo maestro, ovvero Sándor Ferenczi, ungherese anch'egli, e di cui è riportata una breve biografia. Tra le diverse analogie tra i due autori, la più importante riguarda l'approccio alla cura, dove per entrambi è fondamentale l'attenzione ai bisogni del paziente e il rispetto delle sue caratteristiche. In seguito, la tesi descrive il concetto di ¿amore primario¿ nelle sue varie sfumature: si tratta di uno stadio precoce fondamentale per il sano sviluppo mentale del bambino, che in questa fase ricerca amore in maniera passiva, e che se vissuto in modo inadeguato può dare vita a traumi nell'adulto. Nella parte successiva è trattato un altro concetto molto caro a Balint, ovvero la regressione, nelle sue diverse forme: maligna, o regressione per la gratificazione, e benigna, ovvero regressione per riconoscimento. La parte finale del lavoro è quindi dedicata al ¿nuovo inizio¿: qui è descritto il meccanismo secondo cui, in alcuni trattamenti che giungono a una positiva risoluzione, il paziente può manifestare particolari richieste di attenzione, che possono costituire un segnale del fatto che l'analisi si stia dirigendo positivamente al termine. Secondo Balint, lo psicoanalista in questo caso deve rispondere adeguatamente alle richieste del paziente, accogliendole ma non subendole. L'analista dovrà essere in grado di incarnare diversi ruoli, ora quello del genitore assente, ora quello del genitore sempre desiderato, e dovrà riconoscere il desiderio del paziente di ¿rinascere¿ e di essere finalmente riconosciuto, per far sì che egli riacquisti la fiducia verso il mondo esterno. Questa parte è stata arricchita dalla trattazione del concetto di nuovo inizio di Franco Borgogno in diversi suoi testi, in particolare in ¿La signorina che faceva Harakiri¿, che descrive un caso emblematico per la trattazione del nuovo inizio.
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