African swine fever is a highly contagious and deadly viral haemorrhagic swine disease causing concern among European countries because of the socio-economic implications that would derive from its entry into a free country. The thesis project proposes the development of a semi-quantitative risk assessment for the risk of African swine fever virus introduction in pig farms through the assessment of farm biosecurity in the aim of the compartmentalization. The project was developed in two distinct phases. In the first phase, a checklist was designed to collect the data necessary for risk assessment; it is organized in 129 questions that take into consideration the risk factors for African swine fever and the biosecurity measures which have to be assessed on the farm. The checklist was tested through on-site inspections and interviews with breeders of 8 commercial pig farms located in Lombardy and Piedmont. The second phase involved the application of the semi-quantitative “Failure Mode and Effect Analysis” method for assessing the risk of introducing the virus into the farm. The points on the checklist, identified as "items" have been grouped into 6 criteria that represent the main risk pathways for the introduction of the virus. The 6 criteria identified are: "personnel", which includes everything concerning training, contact with other swine by the staff, the use of clothing and footwear belonging to the farm; "animal management" includes the introduction of new animals, knowledge on the health status of animals, nutrition, carcass management; "management of animal shelters", it considers fields relating to cleaning and disinfection of the housing area and the management of the production cycle; "management of animal transport" which includes what concerns vehicles and transporters; "material management: feed, fodder, sewage, vehicles not used for the transport of animals", includes the management of silos, the sewage tank, ...; "structure, business plan and general", includes what concerns the layout of the premises, the possibility of access for animals and visitors. Each criterion was assigned a level from 1 to 5 based on the percentage of items satisfied. In order to assign the importance to each of the 6 criteria, which represents a fundamental function in the application of the alternative FMEA technique, three experts in the sector were asked to express their own order regarding the risk of introducing ASF into the farm, based on their work or research experience. The synthetic ordering was then extrapolated through the Borda method. The risk levels of each farm among those selected for the research were then calculated through the FMEA synthesis model, and a ranking of the farms has been obtained; from the lowest risk, with the lowest score (LIV.1) to the highest risk, with the highest score (LIV.5). 3 farms out of 8 are into the level 2, 5 out 8 reach the level 3. This levels could be considered respectively as “low risk” and “moderate risk” for the virus introduction. Since most of the farms shows the same level, a tie-break was performed to further categorize the farms. The ultimate goal is the compartmentalization of farms, with the aim of allowing the production activities of low risk farms, even in the presence of African swine fever in a territory.
La peste suina africana è una malattia virale dei suidi che desta una certa preoccupazione per i Paesi europei viste le implicazioni socioeconomiche che deriverebbero dal suo ingresso in un Paese indenne. Il progetto di tesi propone lo sviluppo di un metodo di valutazione semi quantitativa del rischio di introduzione del virus della peste suina africana in allevamenti suini attraverso la valutazione della biosicurezza aziendale nell’ottica della compartimentalizzazione. L’elaborazione del progetto si è sviluppata in due fasi distinte. Nella prima fase è stata studiata una checklist per la raccolta dei dati necessari per la valutazione del rischio; questa è strutturata in 129 domande che prendono in considerazione i fattori di rischio per la peste suina africana e le misure di biosicurezza da valutare in allevamento. La checklist è stata testata attraverso sopralluoghi e interviste agli allevatori di 8 allevamenti suini commerciali situati in Lombardia e Piemonte. La seconda fase ha previsto l’applicazione del metodo semi quantitativo “Failure Mode and Effect Analysis” per la valutazione del rischio di introduzione del virus in azienda. I punti della checklist, identificati come “items” sono stati raggruppati in 6 criteri che rappresentano i principali risk pathways per l’introduzione del virus. I 6 criteri individuati sono: “personale”, rientra in questo criterio tutto ciò che concerne la formazione, il contatto con altri suidi da parte del personale, l’utilizzo di vestiario e calzature aziendali; “gestione animali”, comprende l’introduzione di nuovi animali, la conoscenza dello status sanitario degli animali, l’alimentazione, la gestione delle carcasse; “gestione ricoveri animali”, considera gli aspetti relativi a pulizia e disinfezione dell’area di stabulazione e la gestione del ciclo di produzione; “gestione del trasporto animali” in cui rientra ciò che riguarda i veicoli e i trasportatori; “gestione materiali: mangimi, foraggio, liquami, veicoli non adibiti al trasporto di animali”, comprende la gestione dei silos, della vasca dei liquami, …; “struttura, planimetria aziendale e generali”, include ciò che riguarda la disposizione dei locali, la possibilità di accesso di animali e visitatori. A ogni criterio è stato assegnato un livello da 1 a 5 sulla base della percentuale di items soddisfatti. Per assegnare l’importanza a ciascuno dei 6 criteri, la quale rappresenta una funzione fondamentale nell’applicazione della tecnica FMEA alternativa, è stato chiesto a tre esperti del settore di esprimere un proprio ordinamento in merito al rischio di introduzione della PSA in allevamento facendo riferimento alla propria esperienza lavorativa o di ricerca. Si è poi estrapolato l’ordinamento di sintesi attraverso il metodo di Borda. Attraverso il modello di sintesi FMEA si sono in seguito calcolati i livelli di rischio di ciascun allevamento tra quelli selezionati per la ricerca, ottenendo così un ranking di questi ultimi; da quello a minor rischio, con score più basso (LIV.1) a quello a maggior rischio, con score più elevato (LIV.5). 3 degli allevamenti valutati rientrano nel livello di rischio 2, 5 rientrano nel livello di rischio 3, questi livelli sono identificabili rispettivamente come rischio “basso” e “moderato” per l’introduzione del virus. L’obiettivo finale è la compartimentalizzazione degli allevamenti, così da salvaguardare le aziende a basso rischio anche in caso di comparsa di PSA sul territorio.
Sviluppo di un metodo di valutazione semi quantitativa del rischio di introduzione del virus della peste suina africana in allevamenti suini
RUSINÀ, ALESSIA
2020/2021
Abstract
La peste suina africana è una malattia virale dei suidi che desta una certa preoccupazione per i Paesi europei viste le implicazioni socioeconomiche che deriverebbero dal suo ingresso in un Paese indenne. Il progetto di tesi propone lo sviluppo di un metodo di valutazione semi quantitativa del rischio di introduzione del virus della peste suina africana in allevamenti suini attraverso la valutazione della biosicurezza aziendale nell’ottica della compartimentalizzazione. L’elaborazione del progetto si è sviluppata in due fasi distinte. Nella prima fase è stata studiata una checklist per la raccolta dei dati necessari per la valutazione del rischio; questa è strutturata in 129 domande che prendono in considerazione i fattori di rischio per la peste suina africana e le misure di biosicurezza da valutare in allevamento. La checklist è stata testata attraverso sopralluoghi e interviste agli allevatori di 8 allevamenti suini commerciali situati in Lombardia e Piemonte. La seconda fase ha previsto l’applicazione del metodo semi quantitativo “Failure Mode and Effect Analysis” per la valutazione del rischio di introduzione del virus in azienda. I punti della checklist, identificati come “items” sono stati raggruppati in 6 criteri che rappresentano i principali risk pathways per l’introduzione del virus. I 6 criteri individuati sono: “personale”, rientra in questo criterio tutto ciò che concerne la formazione, il contatto con altri suidi da parte del personale, l’utilizzo di vestiario e calzature aziendali; “gestione animali”, comprende l’introduzione di nuovi animali, la conoscenza dello status sanitario degli animali, l’alimentazione, la gestione delle carcasse; “gestione ricoveri animali”, considera gli aspetti relativi a pulizia e disinfezione dell’area di stabulazione e la gestione del ciclo di produzione; “gestione del trasporto animali” in cui rientra ciò che riguarda i veicoli e i trasportatori; “gestione materiali: mangimi, foraggio, liquami, veicoli non adibiti al trasporto di animali”, comprende la gestione dei silos, della vasca dei liquami, …; “struttura, planimetria aziendale e generali”, include ciò che riguarda la disposizione dei locali, la possibilità di accesso di animali e visitatori. A ogni criterio è stato assegnato un livello da 1 a 5 sulla base della percentuale di items soddisfatti. Per assegnare l’importanza a ciascuno dei 6 criteri, la quale rappresenta una funzione fondamentale nell’applicazione della tecnica FMEA alternativa, è stato chiesto a tre esperti del settore di esprimere un proprio ordinamento in merito al rischio di introduzione della PSA in allevamento facendo riferimento alla propria esperienza lavorativa o di ricerca. Si è poi estrapolato l’ordinamento di sintesi attraverso il metodo di Borda. Attraverso il modello di sintesi FMEA si sono in seguito calcolati i livelli di rischio di ciascun allevamento tra quelli selezionati per la ricerca, ottenendo così un ranking di questi ultimi; da quello a minor rischio, con score più basso (LIV.1) a quello a maggior rischio, con score più elevato (LIV.5). 3 degli allevamenti valutati rientrano nel livello di rischio 2, 5 rientrano nel livello di rischio 3, questi livelli sono identificabili rispettivamente come rischio “basso” e “moderato” per l’introduzione del virus. L’obiettivo finale è la compartimentalizzazione degli allevamenti, così da salvaguardare le aziende a basso rischio anche in caso di comparsa di PSA sul territorio.File | Dimensione | Formato | |
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