Nel 2020 abbiamo conosciuto il vero significato del termine “pandemia”: la diffusione globale del nuovo virus Sars-CoV-2 ha sconvolto le nostre vite e ha aperto la strada allo studio di nuove dinamiche in ogni ambito e disciplina. Anche il sapere sociologico ha avuto nuovi input nonché l’opportunità di guardare con nuovi occhi al fenomeno e di approfondire o applicare teorie a questo momento storico. Nello specifico, questa tesi si occupa di svolgere un’indagine esplorativa nell’ambito della comunicazione della pandemia sui social network, per capire quale sia stato il loro ruolo nella comunicazione e nella percezione della pandemia. Per le loro ormai note e consolidate caratteristiche intrinseche, per cui gli utenti non sono solo destinatari passivi ma veri e propri prosumer, la portata di come è stata comunicata la pandemia sui social network può fornire informazioni sulla percezione del fenomeno nella sua completezza, oltre a spiegare ulteriormente le teorie delle eco chambers e delle filter bubbles applicate a questo contesto. Nella nostra attuale società globale, così come il virus sono circolate numerose fake news che hanno inquinato il dibattito pubblico e che hanno coinvolto tutti e “contagiato” molti. In sostanza, possiamo trovare un parallelismo sulla diffusione del virus e delle notizie false o non verificate: in entrambe, l’essere umano agisce come vettore virale. Durante la pandemia, la circolazione di informazioni false e il fenomeno della disinformazione non si sono arginati ma, anzi, hanno trovato nuova linfa vitale. Oltre ai bias cognitivi che portano a ritenere valide e vere ipotesi e argomentazioni che, in realtà, non sono tali, anche il ruolo degli esperti e della loro comunicazione può aver contribuito ad aumentare la confusione intorno alla pandemia e alla sua gestione. Inoltre, il dibattito scientifico non è avvenuto solo all’interno della comunità scientifica ma è stato portato alla ribalta e manifestato al pubblico: sono stati in molti i medici, e gli esperti scientifici in generale, che sono apparsi in TV, sono stati intervistati dai media off e online e hanno rilasciato dichiarazioni autonomamente, attraverso i propri profili social. Questa enorme esposizione mediatica degli esperti e del tema pandemico hanno soffiato ulteriormente sulla fiamma di una discussione mai chiusa, ravvivandola: la scienza è democratica? In questa tesi, si proveranno ad aggiungere degli spunti per trovare risposta a questa annosa questione, analizzando i post di pagine e gruppi pubblici di Facebook condivisi nella prima fase della pandemia, dal 9 marzo 2020 fino al 30 aprile dello stesso anno. A partire da un’esplorazione di un contesto inedito come quello che abbiamo vissuto, si proverà a formulare una domanda cognitiva esplicativa per meglio comprendere l’importanza della comunicazione scientifica che ha, inevitabilmente, ripercussioni sulla vita quotidiana di ognuno di noi. Dall’indagine del corpus testuale si proveranno a individuare i temi che emergono quando si parla di pandemia per poi inquadrarli e guardarli con una lente di ingrandimento sociologica e semiologica. Il lavoro proseguirà poi con la ricerca di alternative di interpretazione valide per definire eventuali ruoli ricorrenti per identificare i modelli culturali alla base e, di conseguenza, per definirli da un punto di vista sociologico e semiotico.

La comunicazione della prima fase della pandemia su Facebook: analisi tematica della narrazione social

CASAZZA, SILVIA
2020/2021

Abstract

Nel 2020 abbiamo conosciuto il vero significato del termine “pandemia”: la diffusione globale del nuovo virus Sars-CoV-2 ha sconvolto le nostre vite e ha aperto la strada allo studio di nuove dinamiche in ogni ambito e disciplina. Anche il sapere sociologico ha avuto nuovi input nonché l’opportunità di guardare con nuovi occhi al fenomeno e di approfondire o applicare teorie a questo momento storico. Nello specifico, questa tesi si occupa di svolgere un’indagine esplorativa nell’ambito della comunicazione della pandemia sui social network, per capire quale sia stato il loro ruolo nella comunicazione e nella percezione della pandemia. Per le loro ormai note e consolidate caratteristiche intrinseche, per cui gli utenti non sono solo destinatari passivi ma veri e propri prosumer, la portata di come è stata comunicata la pandemia sui social network può fornire informazioni sulla percezione del fenomeno nella sua completezza, oltre a spiegare ulteriormente le teorie delle eco chambers e delle filter bubbles applicate a questo contesto. Nella nostra attuale società globale, così come il virus sono circolate numerose fake news che hanno inquinato il dibattito pubblico e che hanno coinvolto tutti e “contagiato” molti. In sostanza, possiamo trovare un parallelismo sulla diffusione del virus e delle notizie false o non verificate: in entrambe, l’essere umano agisce come vettore virale. Durante la pandemia, la circolazione di informazioni false e il fenomeno della disinformazione non si sono arginati ma, anzi, hanno trovato nuova linfa vitale. Oltre ai bias cognitivi che portano a ritenere valide e vere ipotesi e argomentazioni che, in realtà, non sono tali, anche il ruolo degli esperti e della loro comunicazione può aver contribuito ad aumentare la confusione intorno alla pandemia e alla sua gestione. Inoltre, il dibattito scientifico non è avvenuto solo all’interno della comunità scientifica ma è stato portato alla ribalta e manifestato al pubblico: sono stati in molti i medici, e gli esperti scientifici in generale, che sono apparsi in TV, sono stati intervistati dai media off e online e hanno rilasciato dichiarazioni autonomamente, attraverso i propri profili social. Questa enorme esposizione mediatica degli esperti e del tema pandemico hanno soffiato ulteriormente sulla fiamma di una discussione mai chiusa, ravvivandola: la scienza è democratica? In questa tesi, si proveranno ad aggiungere degli spunti per trovare risposta a questa annosa questione, analizzando i post di pagine e gruppi pubblici di Facebook condivisi nella prima fase della pandemia, dal 9 marzo 2020 fino al 30 aprile dello stesso anno. A partire da un’esplorazione di un contesto inedito come quello che abbiamo vissuto, si proverà a formulare una domanda cognitiva esplicativa per meglio comprendere l’importanza della comunicazione scientifica che ha, inevitabilmente, ripercussioni sulla vita quotidiana di ognuno di noi. Dall’indagine del corpus testuale si proveranno a individuare i temi che emergono quando si parla di pandemia per poi inquadrarli e guardarli con una lente di ingrandimento sociologica e semiologica. Il lavoro proseguirà poi con la ricerca di alternative di interpretazione valide per definire eventuali ruoli ricorrenti per identificare i modelli culturali alla base e, di conseguenza, per definirli da un punto di vista sociologico e semiotico.
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