Uno studio che si proponga di esaminare le caratteristiche dell'episodio di «Myrrha» delle Metamorfosi in relazione alla tragedia alfieriana deve essere inizialmente rivolto all'analisi del testo latino. È quindi essenziale la lettura puntuale dei vv. 298-502 del decimo libro dell'opera ovidiana. La lettura della tragedia alfieriana è poi condotta sull'edizione critica curata da Martino Capucci e parallelamente su alcune edizioni commentate. Dal principio, affinché possa essere compreso il ruolo della Mirra all'interno del percorso biografico e letterario del tragediografo, sono presi in esame alcuni contributi critici inerenti alla definizione dei caratteri dell'intero universo alfieriano, come il saggio di Giuseppe Guido Ferrero. Si mostrano poi di estremo interesse gli interventi degli studiosi che si sono concentrati sulla tragedia, come l'indagine di Giacomo Debenedetti, che illustra la costruzione della protagonista della Mirra come proiezione di alcuni motivi autobiografici del poeta. Roberto Alonge approfondisce poi le tesi già sostenute da Debenedetti, giungendo a conclusioni talora forse esasperate, ma il suo studio si rivela nondimeno considerevole per l'analisi delle analogie e delle differenze tra l'opera di Alfieri ed il modello ovidiano. Preziosi risultano inoltre il contributo di Raffaello Ramat, che rileva alcuni considerevoli nodi tematici della tragedia, e l'intervento di Vittore Branca, in cui si chiarisce l'intimo rapporto biunivoco fra lirica e tragedia alfieriana. Sotto la scorta della letteratura critica, si intraprende l'analisi di alcuni aspetti dell'opera di Alfieri, tenendo in considerazione il loro legame con l'originale ovidiano. Dapprima si offre un sintetico inquadramento della genesi della Mirra nell'ambito degli studi condotti dall'autore nel settore della letteratura latina. E si misurano in primo luogo i parallelismi e le asimmetrie fra l'episodio delle Metamorfosi e la tragedia, in riferimento alle caratteristiche ed al ruolo dei personaggi secondari che intervengono nella vicenda. A tal fine, pare opportuno sottoporre ad attenta verifica anche i giudizi espressi dal poeta stesso nel Parere sulla Mirra. La seconda parte dello studio è quindi dedicata interamente alla protagonista, di cui si valutano elementi distintivi del carattere ed inclinazioni verbali e gestuali, che sono leggibili sia nel testo di Ovidio, sia nella tragedia di Alfieri. Si confrontano in particolare le specifiche modalità di designazione degli interlocutori delle vicende (come termini di parentela, pronomi personali o epiteti di altro genere), che emergono come forme efficaci nel diversificare simbolicamente le dinamiche fra i personaggi. Viene poi concesso risalto alle componenti che accomunano la «Myrrha» ovidiana alla fanciulla descritta da Alfieri, come il ripiegamento sull'infelicità, la tendenza ad espressioni non verbali quali il pianto ed il silenzio, l'ossessiva irresolutezza e infine l'alone di morte. Il riscontro dei punti di contatto non esclude tuttavia l'esigenza di chiarire le dissonanze. Nella sezione conclusiva, l'inquadramento temporale della vicenda nella Mirra e nel testo ovidiano sarà seguito con notazioni sulle specifiche fasi che scandiscono la giornata nelle altre tragedie ed opere alfieriane. Il confronto intertestuale fra le Metamorfosi e la Mirra, esteso al contesto più ampio della produzione letteraria alfieriana, concernerà infine il motivo della malinconia e la questione della spazialità.

«Al suon d'un mortal pianto». Dalla «Myrrha» ovidiana alla Mirra di Alfieri

COLLURA, STEFANIA
2011/2012

Abstract

Uno studio che si proponga di esaminare le caratteristiche dell'episodio di «Myrrha» delle Metamorfosi in relazione alla tragedia alfieriana deve essere inizialmente rivolto all'analisi del testo latino. È quindi essenziale la lettura puntuale dei vv. 298-502 del decimo libro dell'opera ovidiana. La lettura della tragedia alfieriana è poi condotta sull'edizione critica curata da Martino Capucci e parallelamente su alcune edizioni commentate. Dal principio, affinché possa essere compreso il ruolo della Mirra all'interno del percorso biografico e letterario del tragediografo, sono presi in esame alcuni contributi critici inerenti alla definizione dei caratteri dell'intero universo alfieriano, come il saggio di Giuseppe Guido Ferrero. Si mostrano poi di estremo interesse gli interventi degli studiosi che si sono concentrati sulla tragedia, come l'indagine di Giacomo Debenedetti, che illustra la costruzione della protagonista della Mirra come proiezione di alcuni motivi autobiografici del poeta. Roberto Alonge approfondisce poi le tesi già sostenute da Debenedetti, giungendo a conclusioni talora forse esasperate, ma il suo studio si rivela nondimeno considerevole per l'analisi delle analogie e delle differenze tra l'opera di Alfieri ed il modello ovidiano. Preziosi risultano inoltre il contributo di Raffaello Ramat, che rileva alcuni considerevoli nodi tematici della tragedia, e l'intervento di Vittore Branca, in cui si chiarisce l'intimo rapporto biunivoco fra lirica e tragedia alfieriana. Sotto la scorta della letteratura critica, si intraprende l'analisi di alcuni aspetti dell'opera di Alfieri, tenendo in considerazione il loro legame con l'originale ovidiano. Dapprima si offre un sintetico inquadramento della genesi della Mirra nell'ambito degli studi condotti dall'autore nel settore della letteratura latina. E si misurano in primo luogo i parallelismi e le asimmetrie fra l'episodio delle Metamorfosi e la tragedia, in riferimento alle caratteristiche ed al ruolo dei personaggi secondari che intervengono nella vicenda. A tal fine, pare opportuno sottoporre ad attenta verifica anche i giudizi espressi dal poeta stesso nel Parere sulla Mirra. La seconda parte dello studio è quindi dedicata interamente alla protagonista, di cui si valutano elementi distintivi del carattere ed inclinazioni verbali e gestuali, che sono leggibili sia nel testo di Ovidio, sia nella tragedia di Alfieri. Si confrontano in particolare le specifiche modalità di designazione degli interlocutori delle vicende (come termini di parentela, pronomi personali o epiteti di altro genere), che emergono come forme efficaci nel diversificare simbolicamente le dinamiche fra i personaggi. Viene poi concesso risalto alle componenti che accomunano la «Myrrha» ovidiana alla fanciulla descritta da Alfieri, come il ripiegamento sull'infelicità, la tendenza ad espressioni non verbali quali il pianto ed il silenzio, l'ossessiva irresolutezza e infine l'alone di morte. Il riscontro dei punti di contatto non esclude tuttavia l'esigenza di chiarire le dissonanze. Nella sezione conclusiva, l'inquadramento temporale della vicenda nella Mirra e nel testo ovidiano sarà seguito con notazioni sulle specifiche fasi che scandiscono la giornata nelle altre tragedie ed opere alfieriane. Il confronto intertestuale fra le Metamorfosi e la Mirra, esteso al contesto più ampio della produzione letteraria alfieriana, concernerà infine il motivo della malinconia e la questione della spazialità.
ITA
IMPORT DA TESIONLINE
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
309218_stefaniacolluratesidilaureaspecialistica.pdf

non disponibili

Tipologia: Altro materiale allegato
Dimensione 1.82 MB
Formato Adobe PDF
1.82 MB Adobe PDF

I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/129723