A più di un secolo dalla morte la contessa di Castiglione continua ad affascinare, sebbene la reazione comune di quanti ne leggono una biografia, vedono un suo ritratto o ne trovano il nome citato in un saggio sia quella di annuire con un sorriso malizioso, credendo di conoscere la verità sulla sua vita. Il presente lavoro si propone come alternativa a questo atteggiamento e nasce dunque dal desiderio di affrontare lo studio di un mito apparentemente consolidato, ma che in realtà si è rivelato fragile a causa dei diversi percorsi, costruiti nei decenni intorno alla Oldoini, i quali hanno mescolato e confuso varie componenti, fornendo chiavi di lettura distanti tra loro e spesso contraddittorie. Il lavoro è articolato in tre parti, che scandiscono cronologicamente le tappe dell'evoluzione del mito. La prima parte, che va dal 1856 al 1912, ripropone la Castiglione vista con gli occhi dei suoi contemporanei che la declinarono come donna bellissima, abile nell'apparire, sola benché moglie e madre, patriota. La seconda va dal 1912 al 1943 e raccoglie le prime biografie sulla contessa e i tentativi di inserirla nel pantheon risorgimentale. L'ultima parte si apre con la messa all'asta dell'archivio Castiglione nel 1951 e ripercorre tutte le pubblicazioni e le trasmissioni radiofoniche e televisive che la riguardarono, fino al declino dell'oleografia tradizionale. A più di un secolo dalla morte della contessa si deduce dunque che il mito si è sviluppato e diffuso attraverso distinti percorsi. Il primo è quello del profilo storico che, in un primo tempo, i biografi della contessa ricostruirono sulla base delle testimonianze dei memorialisti e dei cronisti mondani del Secondo Impero, mantenendosi sostanzialmente fedeli all'immagine della donna protagonista della vita mondana. A partire dagli anni Trenta e soprattutto dopo l'asta del 1951 una nuova generazione di biografi si mise sulle sue tracce al fine di dare alle stampe lavori che tenessero conto delle nuove conoscenze, ma con sempre maggiori intenti divulgativi. E così la strada di accesso alla Castiglione è rimasta in prevalenza quella della leggenda, più o meno aggiornata, ma pur sempre ruotante intorno alla sua bellezza, alle sapienti esibizioni con cui si impose all'attenzione generale, al suo ritiro dal mondo, al volontario esilio con cui volle nascondere la decadenza del corpo. Rientrano in questo secondo percorso anche coloro che, senza alcuno scrupolo scientifico, ne hanno alimentato la leggenda privilegiando un racconto aneddotico e dividendosi sulla sua effettiva partecipazione ai fatti risorgimentali. Dal canto loro i mezzi di comunicazione di massa hanno ulteriormente accentuato tali distorsioni, contribuendo a cristallizzarne sempre più la leggenda. Vi è stato un ultimo percorso, più recente, fatto di attenzione per una pista indicata dalla stessa contessa, che volle rendersi immortale moltiplicandosi nelle fotografie e creò intorno a sé un'aura di interesse e mistero consegnando ai posteri una storia per immagini volutamente manipolata. L'attenzione che continua a esserle riservata conferma dunque che ella riuscì nell'obiettivo di sopravvivere a se stessa, ma colei che avrebbe voluto essere ricordata come regina di bellezza e patriota per vocazione è oggi relegata ai margini della storia risorgimentale, con riproposizioni sempre più lontane dalla realtà.
"La bella tra le belle". Percorsi del mito della contessa di Castiglione. 1856-2011.
ANLERO, SARA
2011/2012
Abstract
A più di un secolo dalla morte la contessa di Castiglione continua ad affascinare, sebbene la reazione comune di quanti ne leggono una biografia, vedono un suo ritratto o ne trovano il nome citato in un saggio sia quella di annuire con un sorriso malizioso, credendo di conoscere la verità sulla sua vita. Il presente lavoro si propone come alternativa a questo atteggiamento e nasce dunque dal desiderio di affrontare lo studio di un mito apparentemente consolidato, ma che in realtà si è rivelato fragile a causa dei diversi percorsi, costruiti nei decenni intorno alla Oldoini, i quali hanno mescolato e confuso varie componenti, fornendo chiavi di lettura distanti tra loro e spesso contraddittorie. Il lavoro è articolato in tre parti, che scandiscono cronologicamente le tappe dell'evoluzione del mito. La prima parte, che va dal 1856 al 1912, ripropone la Castiglione vista con gli occhi dei suoi contemporanei che la declinarono come donna bellissima, abile nell'apparire, sola benché moglie e madre, patriota. La seconda va dal 1912 al 1943 e raccoglie le prime biografie sulla contessa e i tentativi di inserirla nel pantheon risorgimentale. L'ultima parte si apre con la messa all'asta dell'archivio Castiglione nel 1951 e ripercorre tutte le pubblicazioni e le trasmissioni radiofoniche e televisive che la riguardarono, fino al declino dell'oleografia tradizionale. A più di un secolo dalla morte della contessa si deduce dunque che il mito si è sviluppato e diffuso attraverso distinti percorsi. Il primo è quello del profilo storico che, in un primo tempo, i biografi della contessa ricostruirono sulla base delle testimonianze dei memorialisti e dei cronisti mondani del Secondo Impero, mantenendosi sostanzialmente fedeli all'immagine della donna protagonista della vita mondana. A partire dagli anni Trenta e soprattutto dopo l'asta del 1951 una nuova generazione di biografi si mise sulle sue tracce al fine di dare alle stampe lavori che tenessero conto delle nuove conoscenze, ma con sempre maggiori intenti divulgativi. E così la strada di accesso alla Castiglione è rimasta in prevalenza quella della leggenda, più o meno aggiornata, ma pur sempre ruotante intorno alla sua bellezza, alle sapienti esibizioni con cui si impose all'attenzione generale, al suo ritiro dal mondo, al volontario esilio con cui volle nascondere la decadenza del corpo. Rientrano in questo secondo percorso anche coloro che, senza alcuno scrupolo scientifico, ne hanno alimentato la leggenda privilegiando un racconto aneddotico e dividendosi sulla sua effettiva partecipazione ai fatti risorgimentali. Dal canto loro i mezzi di comunicazione di massa hanno ulteriormente accentuato tali distorsioni, contribuendo a cristallizzarne sempre più la leggenda. Vi è stato un ultimo percorso, più recente, fatto di attenzione per una pista indicata dalla stessa contessa, che volle rendersi immortale moltiplicandosi nelle fotografie e creò intorno a sé un'aura di interesse e mistero consegnando ai posteri una storia per immagini volutamente manipolata. L'attenzione che continua a esserle riservata conferma dunque che ella riuscì nell'obiettivo di sopravvivere a se stessa, ma colei che avrebbe voluto essere ricordata come regina di bellezza e patriota per vocazione è oggi relegata ai margini della storia risorgimentale, con riproposizioni sempre più lontane dalla realtà.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
716157_tesi.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
1.49 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.49 MB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/129715