Le perduranti conseguenze della crisi del 2007-2008 stanno finalmente convincendo economisti e politici della necessità di trovare nuove vie per governare i sistemi economici. Nel panico generale, l'ansia di trovare i colpevoli della catastrofe ha riacceso i riflettori sul paradigma neoclassico, e sulla sua inadeguatezza a prevedere la crisi. Il candore, con cui gli economisti hanno affermato l'umana impossibilità ¿ si noti: secondo le teorie esistenti - di intravederla, ha alimentato la delusione e la frustrazione. L'evidenza empirica dimostra che queste teorie non rispecchiano la realtà. In effetti, da alcuni decenni stanno fiorendo diverse scuole di pensiero alternative. Una nuova speranza, gravida di opportunità, ci viene offerta dagli studi sui sistemi complessi. L'idea di applicare le nuove scoperte inerenti ai sistemi complessi ai sistemi economici venne delineandosi nei primi anni Ottanta, quando un gruppo di scienziati, interessati a creare un ambiente per ricerche avveniristiche, aveva costituito il Santa Fe Institute. L'analisi di quella esperienza costituisce uno spaccato della crescita del corpus teoretico dell'economia della complessità. Inoltre, dal punto di vista sociologico ed epistemologico, essa ci offre interessanti spunti sulle dinamiche interne alla comunità scientifica, in ordine al rapporto tra vecchie e nuove dottrine. Ne parleremo profusamente. Ciò posto, il declino del modello neoclassico va affrontato considerando una specifica terminologia, mutuata tanto dalle scienze dure - prima fra tutte la biologia ¿ quanto dalle scienze sociali ¿ in particolare, la storia e la sociologia. Anzitutto, occorrerà soffermarsi sul concetto di paradigma. Come reagisce il paradigma neoclassico alle sfide che le nuove teorie antagoniste, sbocciate con le crisi economiche, gli lanciano? Questa dissertazione cerca di esporre i tratti fondamentali della teoria della complessità in economia, contribuendo, nel suo piccolo, a renderla più nota. Si cercherà, inoltre, di ipotizzare quali conseguenze potrebbero avere i suoi postulati sull'economia contemporanea. Nel primo capitolo, dopo un'introduzione alla scienza della complessità, verranno esaminate le caratteristiche dell'economia della complessità: dall'ontologia di riferimento, ai metodi di ricerca, ai settori di indagine di questa epistemologia. Nel capitolo secondo, l'economia della complessità verrà raffrontata all'economia neoclassica, al fine di mettere in luce le differenze profonde e irrimediabili che sussistono tra le stesse. Il capitolo terzo, poi, analizzerà questo conflitto dal punto di vista della filosofia della scienza. Infine, il capitolo quarto mostra l'impatto dell'economia della complessità sulle politiche macroeconomiche, illustra gli strumenti pratici che questa teoria (può già e) potrà fornire ai decisori, e dimostra che un nuovo, più proficuo dibattito politico è possibile.
L'IMPATTO DELLE CRISI SUI PARADIGMI. L'EVOLUZIONE DELLA TEORIA ECONOMICA NEGLI ULTIMI TRENT'ANNI.
PICCATO, ENRICO
2012/2013
Abstract
Le perduranti conseguenze della crisi del 2007-2008 stanno finalmente convincendo economisti e politici della necessità di trovare nuove vie per governare i sistemi economici. Nel panico generale, l'ansia di trovare i colpevoli della catastrofe ha riacceso i riflettori sul paradigma neoclassico, e sulla sua inadeguatezza a prevedere la crisi. Il candore, con cui gli economisti hanno affermato l'umana impossibilità ¿ si noti: secondo le teorie esistenti - di intravederla, ha alimentato la delusione e la frustrazione. L'evidenza empirica dimostra che queste teorie non rispecchiano la realtà. In effetti, da alcuni decenni stanno fiorendo diverse scuole di pensiero alternative. Una nuova speranza, gravida di opportunità, ci viene offerta dagli studi sui sistemi complessi. L'idea di applicare le nuove scoperte inerenti ai sistemi complessi ai sistemi economici venne delineandosi nei primi anni Ottanta, quando un gruppo di scienziati, interessati a creare un ambiente per ricerche avveniristiche, aveva costituito il Santa Fe Institute. L'analisi di quella esperienza costituisce uno spaccato della crescita del corpus teoretico dell'economia della complessità. Inoltre, dal punto di vista sociologico ed epistemologico, essa ci offre interessanti spunti sulle dinamiche interne alla comunità scientifica, in ordine al rapporto tra vecchie e nuove dottrine. Ne parleremo profusamente. Ciò posto, il declino del modello neoclassico va affrontato considerando una specifica terminologia, mutuata tanto dalle scienze dure - prima fra tutte la biologia ¿ quanto dalle scienze sociali ¿ in particolare, la storia e la sociologia. Anzitutto, occorrerà soffermarsi sul concetto di paradigma. Come reagisce il paradigma neoclassico alle sfide che le nuove teorie antagoniste, sbocciate con le crisi economiche, gli lanciano? Questa dissertazione cerca di esporre i tratti fondamentali della teoria della complessità in economia, contribuendo, nel suo piccolo, a renderla più nota. Si cercherà, inoltre, di ipotizzare quali conseguenze potrebbero avere i suoi postulati sull'economia contemporanea. Nel primo capitolo, dopo un'introduzione alla scienza della complessità, verranno esaminate le caratteristiche dell'economia della complessità: dall'ontologia di riferimento, ai metodi di ricerca, ai settori di indagine di questa epistemologia. Nel capitolo secondo, l'economia della complessità verrà raffrontata all'economia neoclassica, al fine di mettere in luce le differenze profonde e irrimediabili che sussistono tra le stesse. Il capitolo terzo, poi, analizzerà questo conflitto dal punto di vista della filosofia della scienza. Infine, il capitolo quarto mostra l'impatto dell'economia della complessità sulle politiche macroeconomiche, illustra gli strumenti pratici che questa teoria (può già e) potrà fornire ai decisori, e dimostra che un nuovo, più proficuo dibattito politico è possibile.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/129708