Con il termine "responsabilità", nel linguaggio giuridico italiano, si possono designare una pluralità di significati: si può indicare la titolarità di un potere di fare, la soggezione ad un obbligo di adempiere o l'imposizione di un dovere di rispondere delle proprie azioni. Non ci si può, però, accontentare di una definizione così generica poiché l'aspetto che maggiormente viene in rilievo in questo lavoro, è quello che vede la responsabilità come meccanismo giuridico che consente di riparare la ¿rottura¿ che si crea quando uno dei soggetti in relazione non rispetta le regole che disciplinano il rapporto reciproco. Quando poi in questo rapporto entra in gioco il potere, la situazione si fa alquanto difficile: nei periodi storici in cui il potere è stato espressione diretta o indiretta della sovranità, chi lo esercitava, si riteneva autorizzato a non rispondere delle conseguenze degli atti che compiva nell'attuazione di esso e ne trasferiva gli effetti su altri soggetti perché ne rispondessero; oggi con la democrazia, formalmente non è più così, benché sia innegabile che, chi detiene il potere, cerchi comunque di rimanere immune dalle proprie azioni. È per questo motivo, che la figura del funzionario pubblico ha assunto nel tempo sempre maggior rilevanza: inizialmente esso era un soggetto con una responsabilità personale attenuata, in considerazione del fatto che veniva considerato assorbito nell'ufficio che ricopriva, per cui i suoi atti rilevavano solo come atti dell'amministrazione; oggi lo stato delle cose è mutato: sono mutati i presupposti culturali e strutturali alla base dell'accettazione di un ordinamento amministrativo così esteso e chiuso, e dell'identificazione del funzionario con l'amministrazione. Oggi è la funzione stessa che ispira l'attività di un soggetto, non più vincolato da una struttura rigida, a generare responsabilità, sia nel senso di consapevolezza personale dei doveri, sia come obbligo di risarcire i diritti violati nell'esercizio di tale attività. La previsione di una responsabilità diretta del funzionario agente riveste quindi una maggiore garanzia per il cittadino, il quale, a fronte della lesione di propri diritti, può scegliere se agire contro il soggetto che ha posto in essere l'attività illegittima, quando individuabile, oppure contro la stessa pubblica amministrazione. Premesso che politica ed amministrazione, sono da sempre due momenti dello stesso fenomeno, legati tra loro da una stretta correlazione, che sarebbe artificioso, oltre che sbagliato, voler separare in modo rigido, è necessario valorizzare, e non impedire, lo scambio di idee e la collaborazione tra il livello politico e quello gestionale. Tuttavia occorre evitare che i decisori politici tentino di appropriarsi surrettiziamente anche degli spazi che la legge ha voluto attribuire ai funzionari dell'amministrazione. Il controllo del corretto esercizio dell'azione statale e la repressione degli eventuali abusi perpetrati dai titolari di funzioni pubbliche si trova dunque, da sempre, al centro del dibattito giuridico e politico. Attraverso un'analisi diacronica, dall'impero romano ai giorni nostri, di alcuni aspetti della responsabilità dei funzionari e attraverso l'esame di un particolare istituto di diritto romano quale la pollicitatio, si cerca dunque di valutare quali sono gli effetti della responsabilità sulla scena politica odierna e quali sarebbero i mutamenti che interverrebbero grazie all'inserimento di determinati ¿correttivi¿.
La responsabilità civile e amministrativa del funzionario pubblico nell'esperienza romana e attuale
FASSINO, EMANUELA
2012/2013
Abstract
Con il termine "responsabilità", nel linguaggio giuridico italiano, si possono designare una pluralità di significati: si può indicare la titolarità di un potere di fare, la soggezione ad un obbligo di adempiere o l'imposizione di un dovere di rispondere delle proprie azioni. Non ci si può, però, accontentare di una definizione così generica poiché l'aspetto che maggiormente viene in rilievo in questo lavoro, è quello che vede la responsabilità come meccanismo giuridico che consente di riparare la ¿rottura¿ che si crea quando uno dei soggetti in relazione non rispetta le regole che disciplinano il rapporto reciproco. Quando poi in questo rapporto entra in gioco il potere, la situazione si fa alquanto difficile: nei periodi storici in cui il potere è stato espressione diretta o indiretta della sovranità, chi lo esercitava, si riteneva autorizzato a non rispondere delle conseguenze degli atti che compiva nell'attuazione di esso e ne trasferiva gli effetti su altri soggetti perché ne rispondessero; oggi con la democrazia, formalmente non è più così, benché sia innegabile che, chi detiene il potere, cerchi comunque di rimanere immune dalle proprie azioni. È per questo motivo, che la figura del funzionario pubblico ha assunto nel tempo sempre maggior rilevanza: inizialmente esso era un soggetto con una responsabilità personale attenuata, in considerazione del fatto che veniva considerato assorbito nell'ufficio che ricopriva, per cui i suoi atti rilevavano solo come atti dell'amministrazione; oggi lo stato delle cose è mutato: sono mutati i presupposti culturali e strutturali alla base dell'accettazione di un ordinamento amministrativo così esteso e chiuso, e dell'identificazione del funzionario con l'amministrazione. Oggi è la funzione stessa che ispira l'attività di un soggetto, non più vincolato da una struttura rigida, a generare responsabilità, sia nel senso di consapevolezza personale dei doveri, sia come obbligo di risarcire i diritti violati nell'esercizio di tale attività. La previsione di una responsabilità diretta del funzionario agente riveste quindi una maggiore garanzia per il cittadino, il quale, a fronte della lesione di propri diritti, può scegliere se agire contro il soggetto che ha posto in essere l'attività illegittima, quando individuabile, oppure contro la stessa pubblica amministrazione. Premesso che politica ed amministrazione, sono da sempre due momenti dello stesso fenomeno, legati tra loro da una stretta correlazione, che sarebbe artificioso, oltre che sbagliato, voler separare in modo rigido, è necessario valorizzare, e non impedire, lo scambio di idee e la collaborazione tra il livello politico e quello gestionale. Tuttavia occorre evitare che i decisori politici tentino di appropriarsi surrettiziamente anche degli spazi che la legge ha voluto attribuire ai funzionari dell'amministrazione. Il controllo del corretto esercizio dell'azione statale e la repressione degli eventuali abusi perpetrati dai titolari di funzioni pubbliche si trova dunque, da sempre, al centro del dibattito giuridico e politico. Attraverso un'analisi diacronica, dall'impero romano ai giorni nostri, di alcuni aspetti della responsabilità dei funzionari e attraverso l'esame di un particolare istituto di diritto romano quale la pollicitatio, si cerca dunque di valutare quali sono gli effetti della responsabilità sulla scena politica odierna e quali sarebbero i mutamenti che interverrebbero grazie all'inserimento di determinati ¿correttivi¿.File | Dimensione | Formato | |
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