La tesi è incentrata sul ruolo che hanno avuto i mass media, in particolare radio RTLM e la testata giornalisica Kangura, nel fomentare la popolazione rwandese e nel diffondere messaggi d'odio che hanno portato al concretizzarsi del genocidio tra l'aprile e il luglio 1994. In particolare, dopo la trattazione riguardante la storia del Paese e, in maniera approfondita, il giornale e la radio in questione, vi è l'analisi del concetto di genocidio e di crimini contro l'umanità, che sono stati contestati nel processo ai media dell'odio, il cosiddetto "Media Trial". E' stato poi dato spazio all'analisi delle sentenze: sia quelle riguardanti il Media Trial che quelle che prendono in considerazione la responsabilità per il genocidio, anche degli speaker radiofonici e compositori. Il fatto che, dopo la seconda guerra mondiale la Comunità Internazionale si sia posta tra gli obiettivi fondanti il non ripetersi di massacri come quello avvenuto nei confronti degli ebrei, e che poche decine di anni dopo tutto si sia ripetuto, addirittura fomentato da quelli che dovrebbero essere i mezzi di diffusione di massa che vanno a proteggere e difendere la libertà di opinione ed espressione, deve farci riflettere attentamente sul fatto che non è sufficiente il ricordo di questi eventi perchè non vengano più a realizzarsi. Bisogna prendere coscienza dei comportamenti e delle idee che sullo sfondo vedono azioni che portano alla perpetrazione del genocidio e eliminarle alla radice, perchè davvero episodi come questi non vengano mai più scritti nelle pagine della storia dell'umanità.
Il conflitto rwandese: il ruolo dei media nel veicolare messaggi d'odio
VISCONTI, IRENE
2012/2013
Abstract
La tesi è incentrata sul ruolo che hanno avuto i mass media, in particolare radio RTLM e la testata giornalisica Kangura, nel fomentare la popolazione rwandese e nel diffondere messaggi d'odio che hanno portato al concretizzarsi del genocidio tra l'aprile e il luglio 1994. In particolare, dopo la trattazione riguardante la storia del Paese e, in maniera approfondita, il giornale e la radio in questione, vi è l'analisi del concetto di genocidio e di crimini contro l'umanità, che sono stati contestati nel processo ai media dell'odio, il cosiddetto "Media Trial". E' stato poi dato spazio all'analisi delle sentenze: sia quelle riguardanti il Media Trial che quelle che prendono in considerazione la responsabilità per il genocidio, anche degli speaker radiofonici e compositori. Il fatto che, dopo la seconda guerra mondiale la Comunità Internazionale si sia posta tra gli obiettivi fondanti il non ripetersi di massacri come quello avvenuto nei confronti degli ebrei, e che poche decine di anni dopo tutto si sia ripetuto, addirittura fomentato da quelli che dovrebbero essere i mezzi di diffusione di massa che vanno a proteggere e difendere la libertà di opinione ed espressione, deve farci riflettere attentamente sul fatto che non è sufficiente il ricordo di questi eventi perchè non vengano più a realizzarsi. Bisogna prendere coscienza dei comportamenti e delle idee che sullo sfondo vedono azioni che portano alla perpetrazione del genocidio e eliminarle alla radice, perchè davvero episodi come questi non vengano mai più scritti nelle pagine della storia dell'umanità.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/129676